Assolti nove attivisti di ultima generazione per la protesta alla fontana di trevi di maggio 2023

Assolti nove attivisti di ultima generazione per la protesta alla fontana di trevi di maggio 2023

Nel maggio 2023, gli attivisti di Ultima Generazione hanno versato liquido nero nella fontana di Trevi a Roma; il tribunale monocratico, con il giudice Alfonso Sabella, ha assolto gli imputati per mancanza di prove e tenuità del fatto.
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Nel maggio 2023, attivisti di Ultima Generazione hanno versato liquido nero nella fontana di Trevi a Roma per una protesta ambientale; il tribunale ha assolto gli imputati, riconoscendo la tenuità del fatto e bilanciando tutela del patrimonio e diritto di manifestazione. - Gaeta.it

Nel maggio 2023, un gruppo di attivisti di Ultima Generazione ha attirato l’attenzione di Roma per aver versato liquido nero e carbone vegetale nella fontana di Trevi. La vicenda ha portato a un procedimento giudiziario presso il tribunale monocratico della capitale. Il giudice Alfonso Sabella, dopo aver esaminato le accuse, ha deciso per l’assoluzione degli imputati. Questo episodio tocca temi legati alla protesta ambientale, al patrimonio culturale e alle leggi sulla tutela dei beni storici.

Il caso degli attivisti alla fontana di trevi

A maggio 2023, nove attivisti appartenenti a Ultima Generazione hanno compiuto un’azione simbolica mettendo liquido nero mescolato a carbone vegetale nella fontana di Trevi, uno dei monumenti più famosi di Roma. L’intento del gruppo era richiamare l’attenzione sulle questioni ambientali attraverso un gesto forte in un luogo simbolico. Tuttavia, quel giorno l’azione ha generato una reazione immediata da parte delle autorità cittadine.

Le forze dell’ordine hanno subito fermato gli attivisti, mentre la Procura di Roma ha aperto un fascicolo per accertare i danni alla fontana e valutare le responsabilità penali. L’episodio ha alimentato un dibattito sulla linea tra protesta civile e rispetto del patrimonio storico.

La procura di roma e le contestazioni legali

Il fascicolo della procura ha visto come principale imputazione la violazione dell’articolo 518 duodecies del codice penale, dedicato a “deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici“. Questa norma tutela il patrimonio artistico e paesaggistico, considerando reati situazioni in cui si danneggiano monumenti storici o opere d’arte.

La procura, prima di arrivare al giudizio, ha valutato le prove e il danno effettivo prodotto dagli attivisti. Nonostante la dura contestazione iniziale, gli inquirenti hanno chiesto direttamente l’assoluzione, valutando che non sussistessero elementi per una condanna. La richiesta della procura ha consentito di accelerare l’esito del processo.

La sentenza del tribunale monocratico e le motivazioni

Il tribunale monocratico di Roma, con il giudice Alfonso Sabella, ha concluso l’udienza con l’assoluzione degli imputati. La formula adottata è stata quella del “perché il fatto non sussiste“. Questo significa che, sotto esame, non sono emersi elementi sufficienti per ritenere che l’azione degli attivisti costituisse reato.

In aggiunta, per il primo capo di imputazione, il giudice ha riconosciuto la particolare tenuità del fatto. Questo elemento attenua la gravità dell’azione e può influire sulle misure sanzionatorie, o in questo caso sulla non punibilità. La sentenza rappresenta quindi una valutazione equilibrata tra la tutela del patrimonio e la natura simbolica della protesta messa in atto.

Il contesto delle proteste ambientaliste a roma nel 2023

L’intervento di Ultima Generazione inserisce la protesta ambientale in un contesto sociale e politico portato all’attenzione mediatica da iniziative simili. Roma, con la sua ricca eredità culturale, è terra dove questi gesti assumono un peso maggiore proprio per la fragilità e la rilevanza dei beni artistici.

Nel 2023, diverse manifestazioni legate all’ambiente hanno interessato la città, spesso suscitando discussioni sull’opportunità dei metodi adottati. La protesta di maggio ha evidenziato lo scontro tra i modi tradizionali di proteggere i beni culturali e la necessità di ascoltare richiami urgenti sui temi climatici.

L’assoluzione finale dà un segnale sul delicato equilibrio tra diritti di manifestazione e salvaguardia dei monumenti storici, ma lascia aperto il dibattito su come coniugare queste esigenze in futuro.

Le ripercussioni sulla tutela del patrimonio culturale

Il caso di Ultima Generazione è emblematico delle difficoltà nel bilanciare la protezione del patrimonio artistico con l’espressione di dissenso civico. Le forze dell’ordine e gli organi giudiziari devono intervenire per evitare danni irreparabili, ma anche tenere conto della specificità della protesta.

Il liquido nero e il carbone vegetale sono stati rimossi senza compromettere in modo definitivo la fontana, evidenziano i tecnici intervenuti nei giorni successivi. Questo ha inciso sulla valutazione del danno da parte del tribunale.

La vicenda si inserisce nel più ampio dibattito sulle strategie per rafforzare la conservazione dei monumenti, migliorare la sorveglianza e gestire allo stesso tempo la crescente pressione di iniziative pubbliche di varia natura.

Oggi la città di Roma rimane attenta a evitare azioni di questo tipo che possano mettere a rischio il suo patrimonio, cercando inoltre di promuovere modalità di protesta rispettose del contesto storico e artistico in cui si svolgono.

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