L’assegno di mantenimento dopo la separazione rappresenta un tema che spesso provoca dibattiti e sentenze importanti. Nel 2025, la Corte di cassazione ha chiarito alcune questioni fondamentali riguardo alla possibilità di mantenere il diritto all’assegno anche quando il beneficiario avvia una nuova convivenza stabile. Il dibattito tocca aspetti economici e personali legati al ruolo del coniuge considerato più debole, soprattutto dopo anni di vita insieme e sacrifici familiari. Ecco cosa è emerso dall’ultima ordinanza e quali sono i criteri per il riconoscimento del sostegno.
Cosa prevede la legge e come si calcola l’assegno di mantenimento
L’assegno di mantenimento, disciplinato dall’articolo 156 del Codice civile, è destinato a garantire un supporto economico al coniuge in condizioni finanziarie inferiori dopo la separazione. Questo aiuto è fissato da un giudice che tiene conto delle necessità di chi lo riceve e delle possibilità di chi deve versarlo. La cifra mensile serve a mantenere, almeno in parte, il tenore di vita familiare pre-separazione.
Nel tempo, oltre alla somma stabilita, sono emersi criteri più specifici sulla durata e sulle condizioni per mantenere il diritto all’assegno. Ad esempio, la giurisprudenza ha approfondito il ruolo di eventuali nuove relazioni dei beneficiari. Non è più scontato che l’inizio di una convivenza con un nuovo partner comporti la cessazione automatica del sostegno economico, anche se questa resta una delle cause più frequenti di revisione dell’obbligo.
Leggi anche:
Il caso della corte di cassazione nel 2025
Nel maggio 2025, la Prima Sezione Civile della Corte di cassazione ha emesso l’ordinanza n. 14358, con cui ha confermato un principio già noto ma spesso messo in discussione. Questa decisione è arrivata dopo il ricorso di una donna che, a seguito della separazione, aveva diritto all’assegno di mantenimento ma lo aveva visto revocato dal giudice d’appello.
In appello, i giudici avevano ritenuto che la nuova convivenza stabile intrapresa dalla donna rappresentasse un motivo sufficiente per cessare il versamento. La Corte di cassazione, invece, ha accolto il ricorso sottolineando che la presenza di una nuova relazione non equivale automaticamente alla perdita del diritto, soprattutto se la persona non ha raggiunto una completa autonomia economica.
Questo orientamento si basa su precedenti sentenze, che evidenziano come il beneficio economico abbia una funzione più complessa rispetto al semplice sostegno immediato. La Corte ha così distinto tra assistenza e compensazione, modificando la lettura finora adottata in molti tribunali.
Funzione assistenziale e compensativa dell’assegno di mantenimento
Secondo la Corte di cassazione, l’assegno di mantenimento ha due funzioni principali. La prima è assistenziale: si tratta di un aiuto immediato per garantire un supporto economico al coniuge che non può da solo mantenersi. La seconda è compensativa, cioè il riconoscimento di un apporto, spesso non retribuito, che il coniuge più debole ha dato alla famiglia e al patrimonio comune, anche sacrificando opportunità lavorative.
Quando scatta una nuova convivenza, generalmente si presume che la funzione assistenziale venga meno. Il nuovo partner è infatti considerato in grado di sostenere economicamente il beneficiario. Eppure, la protezione compensativa può restare valida, e in questi casi serve valutare attentamente le condizioni di chi chiede il mantenimento.
Criteri per mantenere l’assegno nonostante la nuova convivenza
Per continuare a percepire l’assegno pur vivendo con un nuovo compagno, bisogna dimostrare alcuni aspetti concreti. Il beneficiario deve provare in tribunale che ha rinunciato a opportunità lavorative durante il matrimonio e che ha contribuito in modo significativo al patrimonio comune. Fondamentale è anche dimostrare di non avere risorse sufficienti per vivere autonomamente.
Solo con queste evidenze si può ottenere la conferma del versamento dell’assegno in chiave compensativa, anche se la convivenza è ufficialmente stabile da tempo. Nel caso contrario, la nuova unione potrebbe effettivamente interrompere il diritto al sostegno economico.
La pronuncia della Corte di cassazione nel 2025 mette ordine su una questione che coinvolge milioni di persone, tenendo conto sia degli aspetti economici sia di quelli emotivi e sociali legati ai cambiamenti nel nucleo familiare dopo la separazione. Lo scenario resta complesso, con molte variabili da valutare caso per caso.