Assegno di invalidità, ora rischi di perderlo: i casi in cui viene revocato

Assegno di invalidità, ora rischi di perderlo: i casi in cui viene revocato

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Quando rischi di perdere l'Assegno di invalidità: attenzione a questi casi - Gaeta.it

In quali casi viene revocato l’Assegno di invalidità? Attenzione a questi casi perché, ora, si rischia seriamente di perderlo. 

L’assegno di invalidità rappresenta un supporto essenziale per molte persone con disabilità che si trovano in difficoltà economiche. Questo sussidio, disciplinato dalla Legge n. 118 del 1971, è destinato a chi ha una capacità lavorativa ridotta tra il 74% e il 99%.

Sebbene non sia reversibile ai superstiti e, in apparenza, non dovrebbe essere compatibile con un’attività lavorativa, l’INPS ha chiarito che un lavoro che consente di guadagnare un reddito inferiore a quello stabilito non preclude il ricevimento dell’assegno (circ. n. 4689/2021).

In quali casi rischi di perdere l’Assegno di invalidità

Per ricevere l’assegno di invalidità, i richiedenti devono avere un’età compresa tra 18 e 67 anni e soddisfare specifici requisiti di reddito. Nel 2025, il limite di reddito per l’assegno di invalidità parziale è fissato a 5.771,35 euro all’anno. È fondamentale notare che l’INPS controlla i redditi complessivi del beneficiario, considerando ogni tipo di entrata. Se l’INPS sospende l’assegno per presunti redditi superiori al limite, spetta al beneficiario dimostrare che le sue entrate non superano il tetto stabilito. In caso contrario, l’ente previdenziale può richiedere la restituzione delle somme erogate indebitamente. Un aspetto cruciale nella concessione dell’assegno di invalidità è l’accertamento dell’invalidità stessa, effettuato da una Commissione medica dell’ASL.

Se l’invalidità civile è riconosciuta come definitiva, implica una riduzione permanente della capacità lavorativa. Esempi di invalidità definitiva includono la perdita di un arto o di un senso, come la vista o l’udito. In tali casi, la Commissione medica non richiede visite di revisione, poiché la condizione è considerata immutabile. Tuttavia, l’INPS ha la facoltà di convocare il beneficiario per un controllo straordinario, specialmente in presenza di nuove terapie o tecnologie che potrebbero migliorare la capacità lavorativa. L’INPS è obbligato a verificare periodicamente le condizioni di salute dei beneficiari per garantire che la situazione non sia cambiata nel tempo.

Se, durante una visita straordinaria, si accerta che la condizione di invalidità è migliorata, l’INPS può decidere di ridurre o revocare l’assegno di invalidità. Questo può accadere se il beneficiario recupera parzialmente o totalmente la capacità di lavorare, grazie a nuove tecnologie come protesi avanzate o interventi chirurgici innovativi. È importante ricordare che la mancata presentazione a una visita di revisione comporta la sospensione dell’assegno e dei relativi benefici. Recentemente, le normative hanno subito modifiche significative, soprattutto con l’introduzione della legge di bilancio 2025 e le nuove disposizioni del D.Lgs. 62/2024, mirate a semplificare e velocizzare l’iter di revisione delle prestazioni assistenziali.

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Assegno Di Invalidità, Quando Rischi Di Perderlo: Le Nuove Regole – Gaeta.it

In particolare, il comma 167 dell’art. 1 della legge di bilancio 2025 ha introdotto un nuovo comma 3-bis all’art. 33 del D.Lgs. n. 62/2024, stabilendo che fino al 31 dicembre 2025, le revisioni per soggetti con patologie oncologiche possano essere effettuate tramite una valutazione documentale, a meno che non venga espressamente richiesta una visita diretta. Questo cambiamento mira a semplificare il processo di revisione per i pazienti oncologici, che già affrontano notevoli difficoltà a causa della loro malattia.

Il processo di revisione dell’invalidità prevede che l’interessato riceva una comunicazione in cui viene invitato a inviare, entro 40 giorni, la documentazione sanitaria necessaria per la valutazione. Una volta ricevuta la documentazione, la Commissione ha l’obbligo di procedere prioritariamente alla valutazione sugli atti. Se il beneficiario decide di richiedere una visita diretta, può farlo entro lo stesso termine di 40 giorni, utilizzando posta elettronica ordinaria o PEC, indirizzandosi al Centro Medico Legale competente.

Se non viene fornita ulteriore documentazione o non si esprime la volontà di una visita diretta, la Commissione può comunque procedere alla valutazione sulla base della documentazione già in possesso, purché questa sia ritenuta sufficiente per formulare un giudizio medico legale. Questo approccio ha come obiettivo quello di garantire che le revisioni avvengano in modo tempestivo e giusto, evitando ritardi che potrebbero mettere in difficoltà ulteriormente i beneficiari.

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