Due cittadini turchi sono stati arrestati a Viterbo la sera del 3 settembre, trovati in possesso di armi da fuoco mentre soggiornavano in un bed & breakfast nel centro della città. Le indagini si concentrano su una possibile faida tra due gruppi criminali turchi locali coinvolti in traffici illeciti. Gli accertamenti sulle motivazioni degli arresti e il contesto a cui sono collegati continuano, mentre i due stranieri restano in carcere dopo la convalida dell’arresto.
Retroscena dell’arresto a Viterbo e ritrovamento delle armi
La polizia ha fermato Baris Kaya, 22 anni, e Abdullah Atik, 25, nella serata del 3 settembre a Viterbo. Entrambi sono cittadini turchi e sono stati trovati armati. Le armi sequestrate includevano una pistola Browning calibro 9 e una mitraglietta Tokarev, entrambe di dimensioni rilevanti e particolarmente pericolose negli ambienti urbani.
I due erano ospitati in un bed & breakfast situato vicino a via Santa Rosa, una zona centrale di Viterbo. Quel giorno nel quartiere, poco dopo l’arresto, sarebbe passata anche una macchina legata alla tradizione locale della Macchina di Santa Rosa, evento che ha subito fatto scattare controlli e misure di sicurezza considerate in un primo momento antiterrorismo. Solo con il proseguire delle indagini sono maturate le ipotesi di un coinvolgimento in conflitti fra bande criminali.
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Il fatto che fossero armati in un luogo frequentato e in un momento particolarmente sorvegliato ha attirato l’attenzione degli inquirenti. Il possesso di un’arma automatica come la mitraglietta Tokarev è un elemento raro e significativo nei contesti di controllo territoriale delle gang straniere.
Ipotesi degli investigatori sulla faida tra i due clan turchi
Le autorità vedono come possibile causa dell’episodio una rivalità tra due gruppi di criminali turchi operativi nella zona di Viterbo. Da una parte c’è la Daltonlar, gang a cui è stato collegato Baris Boyun, arrestato nel 2024 nel quartiere Bagnaia di Viterbo. Dall’altra parte figura la Casperlar, a cui sarebbe affiliato il boss Ismail Atiz, fermato il 25 agosto scorso in un altro bed & breakfast cittadino.
Lo scontro fra queste due fazioni, secondo gli inquirenti, sarebbe legato alla gestione di traffici illeciti. La presenza nel territorio e il controllo delle attività illegali si sono rarefatti solo temporaneamente durante le recenti azioni di polizia, ma il conflitto sembra tenace.
Baris Kaya e Abdullah Atik, infatti, sono sospettati di aver raggiunto Viterbo proprio per intervenire contro esponenti del clan avversario. Gli investigatori valutano che il loro fermo possa essere stato un tentativo di eliminazione di un boss nemico, ipotesi che richiede ulteriori approfondimenti.
Conferma della custodia cautelare e iter giudiziario
Il 4 settembre la gip Savina Poli ha deciso di confermare la permanenza in carcere per i due fermati. L’udienza di convalida si è svolta presso il carcere di Viterbo nella mattinata, mentre la decisione è stata comunicata nel tardo pomeriggio.
La custodia cautelare si basa sul pericolo che possano tornare a delinquere o fuggire. La natura delle armi trovate e la presunta intenzione di compiere un delitto grave hanno convinto il giudice a mantenere ferma la misura.
L’iter investigativo proseguirà per chiarire il ruolo di Kaya e Atik nella rete criminale, analizzando collegamenti, motivazioni e eventuali complici. Gli inquirenti si affidano anche ai controlli sul territorio e alla raccolta di informazioni dalla comunità turca residente.