Un 62enne di origine bengalese è stato fermato dalla polizia ad Ancona con l’accusa di far parte di un gruppo criminale impegnato ad agevolare l’ingresso illegale nel paese di cittadini extracomunitari. L’arresto è avvenuto in seguito a un’operazione guidata dalla procura di Napoli, che ha portato all’esecuzione di numerose misure cautelari in varie città italiane.
Il blitz della polizia ad Ancona e le modalità dell’arresto
L’arresto è stato effettuato nella mattinata di ieri ad Ancona dagli agenti della Squadra Mobile, sezione criminalità organizzata e catturandi. Il 62enne, residente al Piano San Lazzaro, è stato sottoposto ai domiciliari e posto a disposizione dell’autorità giudiziaria. L’azione si è svolta nell’ambito di un’indagine coordinata dalla procura di Napoli, con una attività investigativa estesa e complessa che ha coinvolto contemporaneamente altre città del mezzogiorno e del centro Italia.
Gli agenti hanno eseguito controlli mirati e accompagnato il fermato durante tutte le procedure formali richieste dalla legge, sottolineando l’importanza di un lavoro di squadra tra le forze di polizia locali e la procura campana. Questo arresto rappresenta un tassello di una più ampia azione repressiva nei confronti di un’associazione dedita a reati che vanno oltre l’immigrazione clandestina, coinvolgendo anche estorsioni e falsificazioni.
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L’operazione nazionale e le altre misure cautelari emesse
L’intervento della polizia ha riguardato un totale di 45 persone, tutte indagate per vari reati, tra cui associazione a delinquere con finalità mafiose, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravato, estorsione, falso ideologico e truffa. Di queste 45 persone, 11 sono finite in carcere. Tra gli arrestati figurano anche tre avvocati che esercitano la professione a San Giuseppe Vesuviano, oltre a titolari di Centri di assistenza fiscale e membri della criminalità locale.
L’indagine ha fatto emergere un’organizzazione strutturata e radicata, con legami che si estendono tra comuni del napoletano, la capitale e altre zone limitrofe. Le misure cautelari hanno colpito persone con ruoli diversi nella rete, capaci di influenzare procedure e documentazioni necessarie per l’ingresso regolare nel paese di cittadini stranieri, spesso con metodi fraudolenti.
Le modalità di favoreggiamento e i costi per gli stranieri coinvolti
Gli inquirenti hanno scoperto che gli stranieri, intenzionati a entrare in Italia attraverso canali falsificati, versavano somme molto elevate per assicurarsi l’approvazione delle loro richieste di lavoro. Le somme, veicolate tramite intermediari connazionali che facevano da ponte con l’organizzazione, potevano raggiungere fino a 9mila euro a domanda. Questo traffico ha prodotto un giro di affari milionario che ha alimentato la rete illegale per mesi.
I cittadini stranieri si affidavano a questi canali per ottenere un “nullaosta” all’immigrazione, documenti determinanti per superare i controlli ufficiali. La presenza di intermediari con la stessa origine dei migranti ha facilitato il reclutamento e la diffusione dell’attività del gruppo, creando una catena che partiva dalle piste della falsificazione fino al ricevimento delle somme di denaro.
Il ruolo del cittadino bengalese nella rete criminale e le attività a roma
Il 62enne arrestato ad Ancona avrebbe svolto un ruolo centrale nell’organizzazione. Aveva il compito di individuare, per lo più tra i suoi connazionali, persone bisognose di permessi di ingresso nel paese. Inoltre metteva a disposizione spazi a Roma, nei giorni del cosiddetto “Click day”, evento durante il quale venivano presentate simultaneamente un numero elevato di istanze per l’assunzione lavorativa.
Nei locali messi a disposizione a Roma, si allestivano postazioni ad hoc per inviare rapidamenti richieste false o fittizie, aumentando le chance di molti candidati illegali. Le attività si sono concentrate in comuni come San Giuseppe Vesuviano, zone del napoletano e nella stessa capitale, a partire da gennaio 2022. Questo metodo ha permesso di eludere i controlli formali e distribuire permessi di soggiorno a persone che non avrebbero avuto diritto, alimentando fenomeni di immigrazione irregolare e mettendo in difficoltà il sistema di controllo nazionale.