L’indagine a carico del trapper Baby Gang, accusato di diffamazione nei confronti dell’europarlamentare leghista Silvia Sardone, si è chiusa con l’archiviazione decisa dal giudice per le indagini preliminari di Lecco Gianluca Piantadosi. L’episodio risale a un post pubblicato sulle storie Instagram di Baby Gang nel luglio del 2023, che aveva scatenato una querela da parte della deputata del Carroccio per presunte offese e minacce. La vicenda ha coinvolto aspetti delicati, tra politica e social media.
Le accuse rivolte a Baby Gang e il contesto del post
A luglio 2023, Baby Gang pubblicò su Instagram una storia con parole dure verso Silvia Sardone. Il contenuto includeva insulti e un commento che rivolgendosi implicitamente alla deputata sosteneva: “Porti solo ignoranza e razzismo e per questo che dico che se ce l’avete fatta voi a entrare in politica ce la posso fare anche io”. L’intenzione del trapper sembrava una replica dura alla posizione politica di Sardone, legata al dibattito sugli scontri avvenuti in Francia durante l’estate 2023.
Gli scontri in Francia erano scoppiati dopo la morte di un giovane di origini algerine fermato dalla polizia. Sardone aveva pubblicato un post su Facebook attribuendo parte della responsabilità delle violenze alla gestione dei flussi migratori, una posizione che aveva diviso l’opinione pubblica. A un utente che aveva collegato il post di Baby Gang come “commento” a quello della parlamentare, si erano rivolte le polemiche che hanno poi scatenato la querela.
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La decisione del gip di Lecco e le motivazioni dell’archiviazione
Il giudice Gianluca Piantadosi ha esaminato il contenuto della storia Instagram e le accuse di diffamazione e minacce mosse contro Baby Gang. Nel decreto di archiviazione il gip ha rilevato l’assenza di prove concrete che collegassero direttamente il post del trapper alle dichiarazioni di Sardone. La presunta minaccia, anche se formulata con toni forti, non ha carattere tale da configurare un reato vero e proprio.
Nel testo si afferma che le parole indicate come intimidatorie sono “talmente generiche da non essere concretamente idonee” né a spingere qualcuno a delinquere, né a essere rivolte specificamente a Sardone. Per il giudice, quindi, l’episodio rientra nella libertà di espressione sui social e non presenta elementi criminali che giustifichino un procedimento penale. Questa valutazione ha portato all’archiviazione del caso.
La reazione di silvia sardone e gli sviluppi giudiziari successivi
Silvia Sardone ha espresso contrarietà alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura, opponendosi formalmente alla decisione a tutela della propria reputazione. La parlamentare aveva presentato la querela per difendere l’onore rispetto a un messaggio ritenuto offensivo e pericoloso, soprattutto nei toni usati pubblicamente.
Nonostante questo, il gip ha confermato che, sotto il profilo legale, il contenuto non supera la soglia della diffamazione né della minaccia, lasciando quindi la causa senza ulteriori sviluppi giudiziari. Restano evidenti le tensioni tra il mondo dell’informazione politica e la circolazione di messaggi forti artisticamente e socialmente significativi, sui quali si interseca anche la libertà di espressione.
Il procedimento archiviato segna un precedente in materia di responsabilità sui social tra figure pubbliche e influencer. Baby Gang resta così libero da imputazioni legali in merito al post contestato.