Appello per la strage della lanterna azzurra di corinaldo: risentiti i consulenti sulle falle di sicurezza e permessi

Appello per la strage della lanterna azzurra di corinaldo: risentiti i consulenti sulle falle di sicurezza e permessi

La corte d’appello di Ancona riapre il processo sulla strage della Lanterna Azzurra, indagando nove imputati tra ex amministratori e tecnici per responsabilità su sicurezza e permessi del locale.
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La corte d’appello di Ancona riapre il processo sulla tragedia della discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, approfondendo le responsabilità legate ai permessi e alla sicurezza del locale, con nuove perizie tecniche per chiarire le cause della strage del 2018. - Gaeta.it

La corte d’appello di Ancona riapre il processo bis sulla tragedia della discoteca lanterna azzurra di Corinaldo, dove nel dicembre 2018 persero la vita cinque minorenni e una donna di 39 anni. Oltre al filone ormai noto sulla banda dello spray, si approfondiscono responsabilità e permessi concessi per l’apertura del locale. Il procedimento coinvolge nove imputati, fra ex amministratori pubblici e membri della commissione che autorizzò l’attività del locale. La decisione della corte è di sentire nuovamente i consulenti tecnici, per fare chiarezza su quanto accadde quella notte.

Il processo di appello e i soggetti coinvolti

Il procedimento in corso davanti alla corte d’appello di Ancona riguarda un gruppo di nove imputati, tra cui l’ex sindaco di Corinaldo e membri della commissione di pubblico spettacolo che aveva rilasciato l’autorizzazione per la discoteca. Ci sono anche un vigile del fuoco, un ex dipendente amministrativo dell’area vasta 2 di Senigallia, oggi inglobata nell’azienda sanitaria territoriale, e professionisti legati alla gestione del locale, come un geometra e un ingegnere.

Si tratta di un filone parallelo a quello che ha condannato i ragazzi della “banda dello spray”, responsabili di aver spruzzato lo spray urticante all’interno della discoteca per rubare collanine, causando la folla in fuga e la tragedia. In primo grado, i colletti bianchi erano stati assolti dalle accuse più pesanti, come omicidio colposo plurimo e disastro colposo. Le pene erano arrivate solo per falso con condanne lievi e tutte sospese.

I nove imputati rispondono di vari episodi legati alla sicurezza del locale e alla mancata osservanza delle norme, che avrebbero potuto prevenire la strage. In appello si approfondisce proprio questo aspetto, con l’intento di risentire i consulenti tecnici e chiarire i dettagli sul rilascio dei permessi e sulle misure di sicurezza adottate.

L’importanza della nuova perizia tecnica

La corte ha deciso di rinnovare l’istruttoria, dando spazio alle nuove audizioni dei consulenti tecnici, per rispondere alle richieste di parte civile e procura. Il 3 ottobre sono stati convocati i primi esperti: due medici legali, Francesco Paolo Busardò e Manuel Papi, che hanno effettuato le autopsie sulla vittime della notte del 7 dicembre 2018, e l’ingegnere civile Marcello Mangione, colonnello dei carabinieri, specializzato in sicurezza.

I periti tecnici si concentreranno sulla dinamica della tragedia, in particolare sulle condizioni strutturali della discoteca, come le balaustre della rampa d’uscita che cedettero quando la gente fuggì dopo lo spruzzo dell’irritante. Analizzare quelle prove serve a capire se gli imputati abbiano sottovalutato o trascurato norme fondamentali per evitare il crollo e l’onda di panico.

Questa nuova perizia rappresenta una fase cruciale per accertare responsabilità precise in merito alle condizioni di sicurezza del locale e all’effettiva validità delle autorizzazioni rilasciate. I consulenti forniranno elementi tecnici fondamentali, utili a ricostruire i dettagli ingegneristici e medici che restano al centro del dossier giudiziario.

La banda dello spray: contesto e sviluppi recenti

Il filone principale del caso lanterna azzurra riguarda il gruppo di ragazzi della bassa modenese che spruzzarono lo spray urticante durante la serata. Lo scopo era squarciare la folla per rubare collanine, ma la fuga scatenò una calca disastrosa che uccise sei persone, tra cui cinque adolescenti e una madre.

Uno degli imputati principali, Andrea Cavallari, è da poco irreperibile. Cavallari aveva ottenuto un permesso dal carcere Dozza di Bologna per discutere la tesi di laurea, ma non è rientrato in detenzione, sollevando nuove preoccupazioni sulle sue condizioni e sulle misure di controllo adottate durante la detenzione.

Il procedimento legato a questa banda si è concluso con condanne definitive, ma nuovi sviluppi come la fuga di uno degli imputati tengono alta l’attenzione mediatica sul caso. Lo scenario mostra fragilità nel sistema penitenziario e comporta la verifica delle modalità con cui si gestiscono i detenuti durante permessi e attività esterne.

La responsabilità della commissione di pubblico spettacolo e delle autorità locali

Al centro del secondo filone, ora oggetto di appello, ci sono gli atti e i comportamenti di chi ha autorizzato l’apertura e il funzionamento della discoteca lanterna azzurra. I membri della commissione pubblica spettacolo avrebbero dovuto valutare con attenzione tutte le norme antincendio, di sicurezza e di accesso per un locale ad alto rischio.

Il procedimento tocca anche figure istituzionali come l’ex sindaco di Corinaldo e funzionari pubblici della sanità territoriale, a sottolineare l’importanza e la delicatezza delle procedure precedenti la tragedia. L’accusa riguarda omissioni o inaccuratezze nell’applicare le regole che avrebbero reso la discoteca un ambiente più sicuro e regolamentato.

Se verranno confermate negligenze o irregolarità, ci sarebbero conseguenze giuridiche per chi ha preso decisioni non all’altezza del rischio. La ricostruzione dei fatti permette di individuare se autorizzazioni sono state concesse senza valutare l’effettiva sicurezza del locale o se siano state ignorate segnalazioni e cartelle tecniche.

Cronologia del procedimento e prossime tappe

La strage è avvenuta nella notte tra 7 e 8 dicembre 2018. Il processo di primo grado si è concluso a giugno 2024 con condanne per reati minori, mentre l’appello aperto nel 2025 punta a un riesame più approfondito. La corte d’appello ha previsto la convocazione dei consulenti tecnici, segno di uno sviluppo del dibattimento che vuole ripartire dai riscontri scientifici.

Il 3 ottobre la corte ha ascoltato i primi esperti, ma il calendario delle udienze prevede ulteriori testimonianze e approfondimenti. Gli avvocati difensori e della parte civile potranno contestare o sostenere i risultati delle perizie, mentre la procura manterrà il suo ruolo di controllo.

Il procedimento resta aperto e avrà impatto sulle misure di sicurezza in locali pubblici a livello nazionale. Le verifiche su come permisero di aprire un locale con lacune di sicurezza diventano un punto di riferimento importante per evitare altre tragedie simili.

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