Il 10 settembre 2025, a Latina si è svolto un incontro dedicato al libro “Il suicidio di Israele”, che ha ottenuto il Premio Strega Saggistica. L’autrice, Anna Foa, storica esperta di storia ebraica, ha dialogato con la giornalista Graziella Di Mambro sulla terrazza dell’Hotel Miramare. L’incontro ha approfondito le dinamiche politiche e storiche che hanno segnato l’evoluzione di Israele e il contesto mediorientale.
Il contesto dell’incontro a Latina: storia e tensioni di Israele
L’evento, organizzato da Lievito e Articolo 21, si è tenuto a Capoportiere, presso l’Hotel Miramare. Anna Foa, ex docente associata di Storia moderna all’Università La Sapienza di Roma, ha illustrato i temi principali del volume, che ripercorre la storia degli ebrei in Europa e Medio Oriente, con particolare attenzione al percorso del sionismo e all’evoluzione dell’antisemitismo.
Nel libro, l’autrice individua le radici storiche degli elementi che oggi influenzano la politica israeliana, evidenziando come la vicenda del popolo ebraico sia intrecciata con eventi di forte impatto sociale e politico. L’attenzione si è concentrata sulle trasformazioni dello Stato di Israele, che attraversa una fase di crisi e tensioni interne, descritte con precisione nel testo.
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Questa cornice storica ha aiutato a inquadrare il dibattito attuale. Foa ha sottolineato come la memoria storica sia fondamentale per comprendere le scelte politiche e le divisioni presenti, soprattutto in relazione al conflitto tra Israele e Palestina. L’approccio adottato evita semplificazioni, proponendo un’analisi dettagliata e concreta della situazione.
La tesi di Anna Foa: Israele verso un suicidio politico e civile
Al centro del libro c’è un’affermazione netta: Israele sta vivendo un suicidio politico, territoriale, etico e civile. Secondo l’autrice, questo processo è guidato dalle politiche del governo Netanyahu e dalle contraddizioni che ne derivano.
Il testo analizza la crisi interna che ha preceduto l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Prima di quell’evento, Israele era attraversato da forti tensioni politiche, con manifestazioni che chiedevano le dimissioni del premier e del suo governo. Questo clima ha influenzato le risposte successive, in parte radicalizzate e militarizzate.
Foa descrive come la reazione militare rischi di segnare un punto di non ritorno per Israele. L’intervento armato non garantisce sicurezza, ma può alimentare nuove tensioni, anche a livello internazionale, e aumentare episodi di antisemitismo. In questo contesto, la divisione sociale israeliana si approfondisce, mentre la diaspora ebraica appare distante o silenziosa rispetto agli eventi.
L’analisi offre una lettura critica dei meccanismi che portano Israele a fragilità crescenti sul piano etico e sociale. La definizione di “suicidio” sottolinea la gravità delle scelte politiche, con conseguenze che superano i confini nazionali e incidono sulla stabilità regionale.
La proposta di Anna Foa: una soluzione politica per Israele e Palestina
Secondo Foa, la guerra e gli scontri armati non porteranno alla sconfitta di Hamas né a una pace duratura nella regione. Solo la politica può fermare il deterioramento della situazione e offrire una prospettiva diversa.
Un punto centrale è il riconoscimento dei diritti di tutti i cittadini di Israele, senza distinzioni. Nel libro, la promozione dell’uguaglianza è indicata come l’unica strada per salvare lo Stato israeliano. Questo implica anche la necessità di porre fine all’occupazione e favorire la nascita di uno Stato palestinese autonomo.
Il rapporto tra i diritti di Israele e quelli dei palestinesi emerge come condizione essenziale per la pace. Foa evidenzia che qualsiasi garanzia di sicurezza e di esistenza per Israele deve accompagnarsi al rispetto dei diritti palestinesi. Questa visione propone una soluzione politica inclusiva, lontana da azioni militari che rischiano di aggravare il conflitto.
L’incontro a Latina ha affrontato queste questioni con un approccio diretto e documentato, offrendo spunti concreti per comprendere le difficoltà attuali e le possibili prospettive per il Medio Oriente. La discussione si è svolta in un momento delicato per la regione, in cui il dialogo e la politica restano le principali speranze per uscire da una crisi complessa.