Nel cuore della Nigeria proseguono gli scontri armati che coinvolgono gruppi jihadisti e milizie locali. Nel corso di venerdì 20 gennaio 2025, un attacco suicida ha colpito lo stato di Borno causando la morte di almeno 20 combattenti anti-jihadisti. Parallelamente, nello stato di Plateau si sono verificati nuovi episodi di violenza con un bilancio di almeno 15 vittime. Intanto il papa ha rivolto un appello contro l’escalation di barbarie che coinvolge civili e sfollati in diverse regioni del paese.
L’attacco suicida a konduga nello stato di borno
Nel distretto di Konduga, all’interno dello stato di Borno, venerdì sera una milizia anti-jihadista ha subito un attentato suicida attribuito al gruppo Boko Haram. Il kamikaze, una donna, si è fatto esplodere vicino al mercato del pesce mentre i miliziani si trovavano nel luogo. Tijjani Ahmed, leader della milizia locale, ha confermato la perdita di almeno 20 combattenti nel corso dell’attacco.
Capacità di colpire anche in zone controllate
L’azione dimostra la continua capacità dei gruppi estremisti di colpire obiettivi sensibili anche in zone controllate dalle milizie antiterrorismo. Borno resta epicentro della lunga crisi che ha colpito il nord-est della Nigeria, con Boko Haram e altri affiliati che tentano di riaffermare la loro presenza attraverso attacchi mirati. Questi episodi generano instabilità diffusa e mantengono alta la tensione regionale.
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Le milizie locali, composte spesso da volontari che lottano contro i jihadisti, si trovano davanti a una minaccia continua. L’uso di kamikaze donna rivela anche un cambio tattico degli oppositori, che adottano metodi più sofisticati e difficili da prevedere. La zona di Konduga resta particolarmente vulnerabile date le condizioni geografiche e sociali, con mercati e luoghi pubblici spesso presi d’assalto.
Nuovi scontri nello stato di plateau durante la visita del presidente bola tinubu
Lo stato di Plateau ha registrato almeno 15 morti in due episodi di violenza distinti avvenuti nella stessa giornata di venerdì. Questi scontri sono strettamente legati alle tensioni tra pastori nomadi Fulani, di fede musulmana, e agricoltori stanziali prevalentemente cristiani. La disputa riguarda l’accesso alle terre e alle risorse, da anni motivo di conflitti e rappresaglie violente tra comunità etniche e religiose.
Il presidente della Nigeria, Bola Tinubu, aveva visitato l’area pochi giorni prima per mostrare la volontà del governo di intervenire con decisione e ridurre la violenza. Dopo gli attacchi della settimana precedente costati la vita ad almeno 20 persone, il presidente ha chiesto di intensificare i controlli e di affrontare le cause profonde del conflitto. La presenza di Tinubu in Plateau vuole anche essere un segnale politico e un invito alla calma.
Raid brutale vicino a bokkos
Tra gli episodi più gravi c’è quello accaduto nella zona di Mangu vicino a Bokkos, dove cinque persone sono state massacrate nelle proprie fattorie da sospetti armati provenienti dallo stato di Benue. Emmanuel Bala, presidente del consiglio locale, ha descritto la dinamica come un raid brutale e nel contempo legato a una lunga catena di violenze nella regione. Benue infatti è un altro punto caldo dove gruppi armati hanno seminato il terrore, con oltre cento vittime in attacchi multipli e scontri cruenti.
Questi episodi mettono a dura prova la sicurezza interna nigeriana e il fragile tessuto sociale tra diverse comunità etniche e religiose, con un alto rischio di escalation senza un intervento efficace sia sul piano militare che politico.
L’appello di papa leone xiv dopo l’eccidio nello stato di benue
Durante l’Angelus del 15 giugno, papa Leone XIV ha espresso una dura condanna per l’eccidio che ha colpito la città di Yelwata, nello stato di Benue. Tra la notte del 13 e 14 giugno, circa 200 persone sono state uccise con estrema violenza. La maggior parte delle vittime erano sfollati interni ospitati da una missione cattolica nella zona.
Il pontefice ha denunciato la crudeltà dell’attacco, ricordando come molte famiglie siano state rinchiuse nelle loro case e incendiate. I corpi delle vittime sono stati dati alle fiamme, rendendo difficile anche il riconoscimento dei cadaveri. Decine di persone risultano ancora disperse e centinaia sono rimaste ferite senza ricevere cure mediche adeguate.
Tragedia di yelwata e tensioni etniche
La tragedia di Yelwata ha attirato l’attenzione internazionale per la brutalità e il numero elevato di vittime. Le condizioni di molti sfollati si aggravano a causa della mancanza di assistenza e protezione. Questa strage si inserisce in un quadro complesso di tensioni etniche e religiose che coinvolgono gruppi armati e popolazioni civili, costrette a vivere in una situazione di insicurezza persistente.
Il richiamo del papa solleva l’urgenza di una risposta concreta per proteggere i civili e garantire aiuti umanitari nelle zone più colpite. Questa richiesta apre un dibattito sulla capacità delle autorità locali e della comunità internazionale di affrontare la crisi in Nigeria, dove la fragilità politica e sociale si traduce spesso in tragedie di massa.