I cittadini di molti comuni italiani devono fare i conti con la presenza di contaminanti nell’acqua del rubinetto, in particolare sostanze chiamate PFAS. Un’indagine recente ha messo in luce la presenza significativa di acido trifluoroacetico in campioni d’acqua prelevati da fontane pubbliche. Il risultato scava nella questione della qualità dell’acqua potabile e coinvolge città come Torino, Firenze, Paesana e Milano, creando un dibattito sulle soglie di sicurezza e i potenziali rischi per la salute.
Indagine sui campioni d’acqua pubblica in 15 comuni
L’indagine è stata realizzata da Altroconsumo tra marzo e aprile 2025, interessando 15 comuni italiani scelti fra quelli con fontane pubbliche e comuni produttrici di acqua minerale. I tecnici hanno prelevato campioni direttamente dalle fontane di uso pubblico per verificare la presenza di PFAS, in particolare il TFA, classificato come perfluoroalchilico, spesso rilevato nelle acque ambientali.
Questa ricerca aggiunge elementi importanti: mentre sono noti casi di contaminazione dell’acqua minerale in bottiglia, l’attenzione si sposta ora sull’acqua corrente, più utilizzata quotidianamente dalla popolazione. Le analisi forniscono dati preziosi, permettono di misurare la concentrazione di inquinanti difficili da individuare tramite controlli ordinari.
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Si è lavorato anche comparando dati tra città grandi e realtà più piccole, così da evidenziare differenze territoriali nel livello di contaminazione. Per individuare criticità e aree da monitorare con più attenzione. Il campionamento eterogeneo ha permesso di avere una mappa più completa del fenomeno PFAS.
Livelli di tfa misurati a torino, firenze e paesana
I risultati evidenziano un quadro preoccupante, seppur non omogeneo. Tutti i 15 campioni analizzati presentano TFA, ma con valori molto diversi fra loro. Torino risulta il caso più grave con 920±300 nanogrammi per litro, un valore che supera i limiti attualmente indicati per i PFAS totali. Seguono Firenze con 880±280 nanogrammi per litro e Paesana, comune in provincia di Cuneo, con 850±280.
Milano si distingue, invece, per livelli più bassi di TFA, pari a 274±91 nanogrammi per litro, decisamente inferiori rispetto ad altre città prese in esame. Altroconsumo ha segnalato che quattro campioni – Torino Casa dell’acqua, Firenze, Paesana e Torino piazza Galimberti – hanno valori che eccedono i limiti di legge vigenti per i PFAS totali.
Questi dati mettono in discussione gli standard attuali sulla potabilità e fanno emergere la necessità di interventi mirati per ridurre la presenza di sostanze pericolose. In assenza di limiti precisi per il TFA, il confronto si fa usando le soglie per i PFAS complessivi, portando a una situazione che richiede attenzione immediata a livello di controlli dalle autorità.
Cos’è il tfa e quali rischi comporta per la salute pubblica
Il TFA, acido trifluoroacetico, è un composto appartenente alla famiglia dei PFAS, sostanze utilizzate in diversi processi industriali per le loro proprietà resistenti all’acqua e al grasso. Questi elementi, però, tendono a persistere nell’ambiente e nelle acque, accumulandosi nei sistemi naturali e rappresentando una minaccia a lungo termine.
Gli effetti del TFA sulla salute umana sono ancora sotto osservazione. Al momento, studi scientifici indicano possibili danni all’apparato riproduttivo e interferenze con funzioni biologiche delicate. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare sta aggiornando le sue linee guida proprio per definire limiti più precisi di esposizione giornaliera, probabili indicazioni che potrebbero arrivare entro il 2026.
Aggiornamenti sulle soglie di sicurezza per i PFAS
Questi aggiornamenti mirano a stabilire soglie più rigorose e a ridurre l’impatto di queste sostanze sulle persone, specie sulle fasce più vulnerabili, come bambini e donne in gravidanza. È importante che le verifiche sulla presenza di PFAS, compreso il TFA, vengano ampliate per tutelare la salute pubblica e evitare contaminazioni diffuse nell’acqua destinata al consumo umano.
Le misure di controllo, già in atto, cercano di contenere la diffusione del TFA nelle falde e di informare i cittadini sui rischi potenziali legati all’uso dell’acqua potabile. La situazione attuale spinge a chiedere interventi più puntuali e coordinati tra enti locali, governo e agenzie sanitarie.