Alfredo Monti, figura storica del judo italiano, ha recentemente ricevuto il prestigioso 9° Dan, riconoscimento che sottolinea la sua carriera lunga quasi 70 anni. Originario di campo dei fiori e ora residente a ladispoli, Monti si racconta tra successi da atleta e allenatore, svelando una storia fatta di passione, sacrifici e risultati internazionali. Dal ciclismo al judo, il suo percorso riflette l’evoluzione di uno sport che ha conquistato il cuore degli italiani.
Come sono iniziati ciclismo e pugilato
L’avventura sportiva di Alfredo Monti parte dal ciclismo, dove già da giovane si era distinto con una vittoria ai campionati italiani di inseguimento su pista da esordiente. Dopo aver provato strada e aver frequentato i grandi nomi del ciclismo, ha abbandonato la disciplina a causa di circostanze non meglio specificate. Proprio in questo periodo, si avvicina al pugilato per un breve tratto, fino a quando un incontro casuale lo introduce al judo.
A san lorenzo, davanti al negozio di famiglia, un uomo con una giacca decorata da un distintivo giallo gli parla di una nuova disciplina proveniente dal giappone. Monti inizia a praticare judo in una cantina di via corvisieri, senza spogliatoi e con una doccia improvvisata. Nonostante l’inizio umile, la determinazione e la forza acquisita nel ciclismo gli danno un vantaggio notevole. Inizia così la sua carriera da judoka in tarda età, insieme ai cugini, dando vita a un cammino che lo porterà ai massimi livelli.
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Le prime affermazioni da atleta
Negli anni in cui il judo era ancora poco diffuso nel lazio e in tutta italia, Monti emerge come atleta di rilievo. Ottiene quattro titoli italiani, di cui due assoluti, una coppa italia cinture nere e conquista un secondo posto ai giochi del mercato comune europeo. A livello internazionale vince il titolo di campione d’ungheria e si piazza più volte ai primi posti nei campionati europei, ottenendo risultati come il primo posto al gran premio internazionale di cortina e altre vittorie significative.
Ha gareggiato in categorie con un peso superiore al suo, dimostrandosi capace di competere contro avversari molto più pesanti. La sua presenza nella nazionale italiana dura dal 1963 al 1970, un periodo in cui Monti raccoglie piazzamenti e dimostra costanza. Un momento critico arriva nel 1972, quando un grave infortunio al ginocchio rischia di mettere fine alla sua attività agonistica. Nonostante il problema, riesce a vincere la finale dei campionati italiani dimostrando tenacia straordinaria.
Da atleta ad allenatore: ladispoli e roma
Dopo l’attività da atleta Monti si sposta verso la carriera di insegnante e allenatore. Nel 1971 arriva a ladispoli, lavorando allo shiro dojo di gianfranco ranucci, dove forma atleti che poi raggiungono la nazionale italiana maschile. Il dojo di ladispoli diventa un punto di riferimento, tanto che la nazionale italiana maschile si allena proprio lì, vista la preparazione degli atleti. Monti promuove giovani di estrazione popolare, spesso contadini e operai, che diventano campioni e ottengono medaglie in eventi nazionali e internazionali.
La squadra civile dello shiro dojo, con tanti atleti che poi passano a gruppi sportivi militari come le fiamme gialle e i carabinieri, riesce a piazzarsi terza nel campionato italiano a squadre, dimostrando la qualità del gruppo formato. Molti dei suoi allievi ottengono titoli importanti e rimangono legati a Monti, che viene ancora oggi riconosciuto come maestro dai suoi ex atleti. Più avanti, con il trasferimento di molti giovani a roma, Monti si occupa delle juniores e della nazionale femminile, segnando un passaggio chiave nella sua carriera.
La valanga rosa nel judo femminile
Negli anni ottanta, Monti assiste a una svolta epocale nel judo italiano, legata soprattutto al settore femminile. Il primo risultato importante arriva nel 1980, quando margherita de cal diventa la prima campionessa mondiale assoluta italiana. Quello stesso anno la nazionale femminile si piazza terza nella classifica a squadre dei mondiali, con un oro, due argenti e un quinto posto.
Il lavoro di allenatore di Monti con la rappresentativa femminile porta a una lunga serie di successi europei e mondiali. Durante quel periodo la squadra ottiene numerose medaglie d’oro, argento e bronzo in competizioni diverse, tra cui europei, mondiali e giochi del mediterraneo. Monti ricopre anche il ruolo di allenatore in seconda nelle olimpiadi tra il 1976 e il 1984, assistendo la squadra in tre edizioni consecutive che portano medaglie di ogni colore.
Allenatore e didatta: la crescita del judo italiano
Dopo il termine dell’attività con la nazionale, Monti torna a roma e assume la guida delle fiamme oro, una delle squadre di punta del judo italiano. È l’unico tecnico civile a ricoprire questo ruolo nella storia della società. Tra gli atleti da lui allenati, c’è anche uno dei campioni più noti, che conquisterà l’oro olimpico a sidney.
Monti non ha mai partecipato come atleta alle olimpiadi, ma ha avuto modo di farlo come allenatore, anche in sedi internazionali come libia, siria e malta, nell’ambito di iniziative legate alla solidarietà olimpica. Atene 2004 rappresenta un punto significativo, con una giovane atleta maltese di 18 anni che ha raggiunto risultati sorprendenti per lo sport locale.
Negli anni 2000 Monti si dedica anche all’insegnamento accademico realizzando seminari nelle università italiane ed estere. Collabora con esperti come attilio sacripanti, un professore di biomeccanica, per approfondire la tecnica del judo, in particolare la dinamica dell’uchi mata, sua tecnica preferita. Questo lato didattico accompagna la sua esperienza sul campo, arricchendo la formazione degli atleti con spiegazioni scientifiche.
L’importante riconoscimento tecnico
Nel 2002, l’unione europea consegna ad Alfredo Monti il 7° dan internazionale, seguito dall’8° dan nel 2011 conferito dal presidente matteo pellicone. Sabato scorso, al pala pellicone di ostia, Monti ha ricevuto il 9° dan, il più alto riconoscimento tecnico della federazione, dalle mani di alcune ex allieve che hanno segnato la storia del judo italiano, come la di toma e maria teresa motta.
Il presidente della fijlkam ha sottolineato come questo premio celebri le qualità tecniche e umane di Monti, nonché la lunga dedizione che lo ha portato a diventare figura chiave del judo. Monti ha accolto il premio con soddisfazione, ammettendo che ormai era giunto questo momento tanto atteso. Un tributo a decenni di lavoro in palestra, gare, allenamenti e formazione.
Oggi Alfredo Monti rappresenta un punto di riferimento nel panorama sportivo italiano, sopratutto nella disciplina del judo, e continua a vivere a ladispoli, luogo simbolo di molti successi e di relazioni umane nate dallo sport.