Alberto Mattioli presenta un racconto intenso e personale del mondo della lirica attraverso il suo libro “Il loggionista impenitente. Duemila serate all’opera”. Più di duemila serate osservate e vissute direttamente, trasformate in pagine che svelano retroscena, crisi e trasformazioni del teatro d’opera, ma anche elementi della società contemporanea riflessi in questo ambiente. La lirica, nel volume edito da Garzanti, appare non solo come un’arte da preservare ma come un modo per interpretare e leggere la realtà.
Il legame di alberto mattioli con la lirica e la sua esperienza diretta
Alberto Mattioli raccoglie in queste pagine la sua esperienza di spettatore e cronista che supera ormai le 2160 serate all’opera, un numero significativo che testimonia un’indagine molto concreta e continua su questa forma d’arte. Non si tratta di una semplice raccolta di recensioni, ma di un viaggio personale e approfondito nel mondo del melodramma, in cui si costruisce un ritratto sfaccettato del teatro d’opera e dei cambiamenti che ha attraversato negli ultimi decenni.
L’autore non si limita ai soli aspetti tecnici o artistici, ma racconta anche tutto ciò che ruota attorno al palcoscenico: le polemiche accese, i personaggi chiave, le mode nel mondo musicale e scenografico, i fatti di cronaca legati alle istituzioni liriche. Questa lettura propone così un intreccio fra cultura, cronaca e società, mettendo a fuoco il ruolo che la lirica ha ancora oggi nella contemporaneità.
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I temi centrali del libro: polemiche, moda, personaggi e critica
Il lavoro di Mattioli si apre con una serie di riflessioni sui protagonisti del mondo operistico, non solo cantanti e direttori d’orchestra, ma anche registi, scenografi e figure meno note al grande pubblico. La narrazione spazia poi sulle polemiche che non mancano mai in questo ambiente, dove si toccano questioni come la tradizione contro l’innovazione nei allestimenti, conflitti personali e politiche di gestione che influenzano la produzione.
Una sezione è dedicata alle “mode” nel teatro d’opera: su tutte, la decisione di proporre repertori più contemporanei o di rinnovare la messa in scena, sospingendo la lirica verso un rinnovamento visivo e tematico. Ci sono osservazioni precise sulle difficoltà di mantenere viva la tradizione senza restare ingessati in spettacoli datati, spesso da decenni in cartellone. La parte finale è riservata alle recensioni degli spettacoli, con uno sguardo attento ma privo di atteggiamenti da critico accademico.
La riflessione sulla lirica oggi e la posizione dell’autore
Mattioli chiarisce sin dall’inizio di non voler proporsi come critico tradizionale ma come “loggionista impenitente”, ossia uno che frequenta l’opera per passione, raccogliendo impressioni e di raccontare quello che vede con un’attenzione coinvolta ma mai distaccata. Questa posizione si traduce in un racconto vivo, fatto di emozioni, dubbi e valutazioni che parlano di un teatro in trasformazione.
Il libro si fa portavoce dell’idea che la lirica non sia un’arte morta, ma anzi uno specchio sensibile della società e delle sue evoluzioni. Mattioli sottolinea come le nuove regie e i nuovi interpreti possano rinnovare la visione di spettacoli anche molto datati, senza staccarsi dalla loro radice storica. Questi aspetti si intrecciano con riflessioni che toccano la cronaca recente, come la vicenda del direttore d’orchestra russo Valery Gergiev e il suo legame con Putin attorno alla guerra del 2022 in Ucraina, evento che ha lasciato tracce anche nel mondo operistico.
Scrittura e struttura del libro fra appendici e ricordi
La lettura si snoda attraverso i testi pubblicati da Alberto Mattioli per diverse testate, da Il Foglio al Secolo XIX, da La Stampa al mensile Amadeus. Le pagine scorrono fluide, senza annacquature, condensando anni di frequentazione appassionata e analisi del melodramma. Un momento commovente è dedicato a Claudio Abbado, che rappresenta un legame storico e personale tra la musica e le trasformazioni del teatro.
La struttura si articola in cinque sezioni tematiche: prima i personaggi, poi le polemiche, le mode attuali, le opere in sé e le recensioni degli spettacoli. Questa divisione consente di seguire il filo rosso di un mondo in costante movimento, dal backstage alle luci del palcoscenico. La natura frammentata dei singoli articoli si fonde in un racconto coerente e avvincente, capace di portare chi legge dentro le atmosfere del melodramma senza dimenticare il contesto storico e culturale attorno.
Il libro si conferma così una testimonianza preziosa per chi vuole capire il teatro d’opera oggi, dal punto di vista di chi lo vive con passione quotidiana e ne vuole raccontare la complessità senza perdere di vista il piacere dello spettacolo.