Il dibattito sull’overtourism si riaccende con le ultime dichiarazioni di Airbnb che ha puntato il dito contro alberghi, compagnie di crociera e vettori low cost, come Ryanair, per la crescita incontrollata del turismo. La risposta di Federalberghi non si è fatta attendere: dati alla mano, il settore alberghiero smentisce questa versione, sottolineando il forte aumento degli affitti brevi e il calo delle strutture alberghiere tradizionali. L’argomento rimane al centro delle polemiche in molte città europee che affrontano il tema dell’impatto del turismo sulle comunità locali.
Le accuse di airbnb sulle cause dell’overtourism in europa
Nel 2025 Airbnb ha diffuso un comunicato in cui dichiara come i principali fautori dell’overtourism siano alberghi, compagnie di navigazione e vettori aerei low cost, con particolare riferimento a Ryanair che ha superato i 200 milioni di passeggeri trasportati nell’anno. Secondo l’azienda americana, il fenomeno dell’eccesso di turismo è attribuibile principalmente a questi settori e non alla piattaforma di affitti brevi.
Un dato di rilievo riportato nel comunicato riguarda l’aumento delle notti prenotate tramite Airbnb nell’Unione europea nel 2024, che si sarebbe verificato soprattutto in località fuori dalle grandi città. Questa dichiarazione appare in contrasto con le osservazioni indipendenti, visto che la maggior parte degli alloggi Airbnb è concentrata nelle metropoli come Milano e Roma, dove il problema dell’overtourism si fa maggiormente sentire. Inoltre, molti operatori territoriali e istituzionali lamentano una mancanza di trasparenza e dati reali da parte della piattaforma per valutare l’effettivo impatto sul territorio.
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Il comunicato si conclude con toni che ricordano il surrealismo, compatibili con la sfiducia e la resistenza che Airbnb sembra voler manifestare di fronte alle crescenti critiche e proteste pubbliche in varie città europee.
Federalberghi risponde con numeri e critica la versione di airbnb
La reazione più netta è arrivata da Federalberghi, rappresentata dal direttore generale Alessandro Nucara, che ha definito “senza ritegno” la responsabilità attribuita agli alberghi da parte di Airbnb. Nucara ha sottolineato che in Italia ci sono oggi circa 32.000 alberghi censiti dall’Istat, contro oltre 600.000 annunci su Airbnb, un numero che ha subito una crescita esponenziale negli ultimi anni.
Dal 2008, anno di nascita del fenomeno degli affitti brevi, gli alberghi in Italia sono diminuiti di circa il 5,5%, mentre gli annunci delle strutture in locazione privata sono esplosi con un aumento superiore a un milione per cento. Questa crescita iperbolica dimostra come il peso dell’incoming turistico via piattaforma digitale sia cresciuto più di qualunque altro segmento del mercato ricettivo.
Nucara evidenzia che l’esplosione degli affitti brevi sta stretto al territorio, che si ritrova a fare i conti con una pressione turistica non regolamentata come quella degli alberghi. L’appello di Federalberghi è dunque a un monitoraggio più rigoroso e a una normativa più chiara per non penalizzare le strutture autorizzate ma contenere gli impatti negativi sulle città.
Le città europee tra regolamentazione e tentativi di contenere gli affitti turistici
Molte capitali europee hanno intensificato le misure per limitare l’espansione degli appartamenti turistici e contrastare gli affitti abusivi. La Spagna, per esempio, ha deciso di eliminare oltre 10.000 appartamenti turistici a Barcellona, negandone il rinnovo delle licenze dal 2028. Madrid ha sospeso le nuove autorizzazioni nelle zone centrali, inasprito le multe per chi opera irregolarmente e ha creato un registro ufficiale per meglio controllare gli immobili destinati a locazioni brevi.
Anche Amsterdam ha ridotto da 30 a 15 il numero massimo di notti annuali per l’affitto di intere abitazioni, con l’obiettivo di eliminare del tutto Airbnb in alcune zone centrali. Lisbona limita la costruzione di nuovi appartamenti turistici solo a edifici ristrutturati e fatiscenti in quartieri storici per non alterare il tessuto originario. Parigi impone da anni il registro obbligatorio per gli host e un limite di 120 giorni di affitto all’anno. Berlino richiede un permesso per affittare interi appartamenti a breve termine e consente camere solo se il proprietario abita nella casa.
Anche fuori Europa, New York ha introdotto una legge che riduce drasticamente la disponibilità di alloggi su piattaforme come Airbnb, limitando gli affitti di meno di 30 giorni a casi in cui l’host risiede nell’abitazione durante tutto il soggiorno.
Il ruolo crescente delle piattaforme digitali nel cambiamento del mercato ricettivo
Il boom degli affitti brevi ha modificato profondamente il mercato turistico, soprattutto nelle città maggiormente visitate. Le piattaforme online hanno reso più accessibile inserire immobili come case o stanze sui mercati turistici, ma spesso senza un controllo adeguato sulle autorizzazioni o sugli impatti locali.
In molte zone, questa crescita ha generato problemi di convivenza, aumento dei prezzi degli affitti residenziali, congestione urbana e stress sulle infrastrutture pubbliche. Il settore alberghiero continua a rappresentare una parte importante dell’offerta, ma spesso si trova in competizione con alloggi meno regolamentati e tassati.
Alla luce di questo scenario, le amministrazioni locali cercano di bilanciare l’interesse al turismo con la qualità della vita degli abitanti, intervenendo con leggi che definiscano confini più chiari per l’uso degli immobili a scopo turistico.
Tensioni tra grandi compagnie di trasporto e player turistici online nel contesto dell’overtourism
Il fenomeno dell’overtourism coinvolge anche compagnie di trasporto e crociere, che portano un numero elevato di visitatori in alcune città in breve tempo. Le compagnie low cost hanno ampliato drasticamente l’offerta, aumentando la facilità di accesso a destinazioni prima meno raggiungibili. Ciò ha contribuito a tensioni e polemiche sulle capacità infrastrutturali di accoglienza.
Airbnb, nel puntare il dito verso queste realtà, solleva un tema ampio sulla gestione del turismo, ma la liquidazione della propria responsabilità non convince gli operatori economici e istituzionali delle città coinvolte. La complessità delle cause dell’overtourism richiede una regolamentazione che coinvolga tutti gli attori, dai vettori agli operatori digitali, fino alle amministrazioni pubbliche.
In assenza di un quadro chiaro e condiviso, le difficoltà legate al turismo massivo rischiano di aggravarsi, con conseguenze negative sul patrimonio urbano, sull’ambiente e sulla vita locale.