I musei vaticani hanno visto la presentazione di un volume dedicato alle antichità preromane e romane fino al II secolo avanti Cristo, parte di una pubblicazione più ampia che intende documentare la collezione del Museo Profano, istituita nel XVIII secolo. Questo lavoro nasce da anni di studio e catalogazione, approfondendo una raccolta ricca di reperti in gran parte inediti.
Il museo profano nei musei vaticani e la sua collezione storica
Il Museo Profano rappresenta uno spazio espositivo all’interno dei Musei Vaticani, che custodisce circa 1700 pezzi di natura archeologica, tra cui importanti reperti di civiltà etrusche, italiche e romane. Di questi, circa duecento sono stati catalogati e descritti nel primo volume della collana “Le Raccolte del Museo Profano”, curata da Claudia Lega e presentata di recente.
La collezione affonda le radici nel 1761, anno della sua istituzione da parte di papa Clemente XIII. I materiali esposti vanno dalle antichità preromane fino al periodo romano di fine III secolo a.C., includendo anche una sezione dedicata a manufatti ottocenteschi riconosciuti come falsi. Questi oggetti permettono di ricostruire un quadro coerente delle arti decorative e della produzione artistica che accompagnò l’evoluzione di quelle civiltà, non solo dal punto di vista storico, ma anche scientifico e diagnostico.
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Il lavoro di catalogazione è stato realizzato con rigore scientifico, integrando approfondimenti tecnici e analisi che ne qualificano la conoscenza. Il testo, pubblicato dalle Edizioni Musei Vaticani, è destinato a valorizzare con strumenti contemporanei un patrimonio spesso poco conosciuto e frammentato fino a oggi.
Riqualificazione delle collezioni tra biblioteca apostolica e musei
Negli ultimi due decenni, il passaggio delle collezioni dalla Biblioteca Apostolica Vaticana ai Musei Vaticani ha innescato nuove attività di restauro e ricerca sull’insieme di oggetti conservati. Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani, ricorda che dal 1° luglio 2003, su indicazione di papa Giovanni Paolo II, il trasferimento ha contribuito a dare nuova vita a raccolte definite “eterogenee”, oggi oggetto di riordino e catalogazione.
Il riallestimento del Museo Profano, inaugurato nel 2013 sotto la guida di Guido Cornini, ha permesso di esporre reperti di diversa provenienza e tipologia: dall’arte suntuaria ai cammei, dagli avori ai piccoli bronzi; oggetti scelti tra quelli rinvenuti in scavi a Roma, in Vaticano, ma anche in regioni lontane come il Vicino Oriente o l’America meridionale. Non mancano manufatti post-classici, tutti organizzati per offrire un panorama articolato e armonico.
Questa operazione ha potuto contare su competenze multidisciplinari, che hanno sviluppato interventi conservativi e scientifici mirati a mantenere viva la memoria storica e culturale racchiusa in questo museo.
Il periodo storico e l’orizzonte geografico delle antichità catalogate
Il volume curato da Claudia Lega si concentra su reperti provenienti dall’Italia e dall’area del Mediterraneo, appartenenti a un arco temporale che va dall’età del bronzo all’età del ferro per arrivare fino alla fine del III secolo a.C. Questo periodo coincide con importanti passaggi della storia: la vittoria di Roma nella seconda guerra punica nel 201 a.C., che segnò il controllo definitivo sulle regioni centrali e meridionali della penisola italiana.
Questi materiali raccontano l’evoluzione socio-politica e culturale che precedette le espansioni romane verso il nord Italia, la Grecia e l’Oriente. Attraverso un’attenta scelta dei reperti, il volume offre informazioni dettagliate sui manufatti e sul contesto in cui sono stati prodotti e utilizzati.
L’approccio scientifico si concentra sull’identificazione precisa degli oggetti, sulla loro cronologia e sulla loro qualità artistica, ricostruendo così tracce concrete della vita e delle tradizioni di popolazioni antiche che hanno attraversato quell’area geografica.
Un primo volume per un progetto editoriale destinato a proseguire
Il catalogo presentato rappresenta solo la prima tappa di un lavoro più ampio, che mira a documentare completamente la collezione del Museo Profano. Maurizio Sannibale, curatore del Museo Gregoriano Etrusco, mette in evidenza come questa raccolta abbia radici profonde e complesse che risalgono al Seicento.
Luca Pesante, ora a capo del Reparto Arti Decorative, sottolinea l’importanza storica del Museo Profano all’interno dei Musei Vaticani, definendo la pubblicazione come un passo concreto, che conferma l’impegno nel mantenere viva la memoria culturale e la conservazione degli oggetti.
Ci si aspetta che le prossime uscite editoriali approfondiscano ulteriormente la conoscenza su altre sezioni delle collezioni decorative, contribuendo a far emergere aspetti finora poco esplorati e offrendo nuovi spunti di ricerca per appassionati, studiosi e visitatori.