Aggressioni e proteste nella Casa Circondariale Di Ivrea, tensione e carenza di personale in primo piano

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Tensioni e proteste nella Casa Circondariale di Ivrea, personale sotto pressione. - Gaeta.it

Elisabetta Cina

26 Agosto 2025

La Casa Circondariale di Ivrea, situata nel cuore del Canavese, torna prepotentemente alla ribalta per una serie di eventi che segnalano una crisi ormai strutturale all’interno della struttura. Nelle ultime 48 ore, numerose tensioni hanno messo sotto pressione il personale della Polizia Penitenziaria, con aggressioni agli agenti e proteste da parte dei detenuti che hanno richiesto interventi delicati e prolungati. La situazione evidenzia i limiti della gestione penitenziaria locale e le difficoltà che affrontano quotidianamente gli operatori all’interno del carcere.

Aggressioni multiple al personale di Polizia Penitenziaria: episodi e conseguenze

Il 25 agosto 2025, la Casa Circondariale di Ivrea ha registrato due gravi episodi di aggressione contro agenti di Polizia Penitenziaria. Il primo caso si è verificato alle 9:10 di mattina, quando un agente è stato coinvolto in una colluttazione tra detenuti e ha subito lesioni lievi, con una prognosi di un solo giorno. Questo episodio mostra come anche le situazioni di gestione ordinaria dentro il carcere siano fonte di rischi continui.

Di gran lunga più grave è stata l’aggressione delle 13:15, quando un giovane detenuto nordafricano, di circa vent’anni, ha reagito con violenza dopo il rifiuto della sua richiesta di accesso immediato all’infermeria. Il reo ha spinto e colpito un agente con un pugno al volto, causandogli anche una contusione alla mano destra. Per l’agente la prognosi ha indicato venti giorni di riposo. La violenza dimostra come la tensione tra detenuti e personale non si limiti a scontri contingenti, ma rifletta un clima complessivo carico di frustrazione e disagio. Questi eventi confermano la condizione di emergenza che il personale affronta quasi ogni giorno, evidenziando l’urgenza di interventi concreti per la sicurezza.

Il lavoro dei poliziotti penitenziari si svolge in un ambiente fragile e sovraccarico. Gli agenti di Ivrea sono sottoposti a continue pressioni, con l’aggravante di una struttura priva di una guida stabile da anni. Tale situazione compromette l’efficacia degli interventi e aumenta il rischio di incidenti gravi. La violenza verbale e fisica contro gli operatori è un problema che si ripete sino a raggiungere livelli allarmanti nella gestione corrente del carcere.

Protesta sul tetto e mediazione: uno sguardo alle tensioni interne e al disagio dei detenuti

La mattina del 26 agosto 2025 è stata caratterizzata da un altro momento di alta tensione. Alle 9:00, un detenuto si è arrampicato sul muro del cortile passeggio, in segno di protesta, chiedendo di poter effettuare una telefonata. Il gesto ha richiesto l’intervento dei colleghi di Polizia Penitenziaria che hanno cercato, con molta fatica, di calmare la situazione. Soltanto dopo due ore di mediazione e dialogo il recluso ha accettato di scendere senza che la situazione degenerasse.

Questo fatto è molto significativo perché mostra come nella Casa Circondariale di Ivrea crescano manifestazioni di malessere interno, collegate probabilmente alle condizioni non ottimali della detenzione e alla gestione limitata dei diritti dei detenuti. Le proteste attraverso azioni plateali come quella di arrampicarsi sulle mura non sono episodi isolati in molte carceri italiane. Evidenziano, piuttosto, tensioni accumulate e un sentimento di isolamento che può sfociare facilmente in conflitti più gravi.

Il fenomeno è strettamente legato alla struttura stessa della Casa Circondariale di Ivrea e al contesto di difficoltà organizzative che la contraddistinguono. Per i detenuti, gran parte delle richieste rimane insoddisfatta o rallentata da problemi istituzionali, come la carenza di personale e la mancanza di risposte rapide. Questi elementi spingono spesso a proteste che richiedono una mediazione paziente e prolungata, aggravando il carico di lavoro della Polizia Penitenziaria. La protesta sul tetto è così l’ultima manifestazione di un malessere che va ben oltre l’episodio isolato.

Mancanza di comando e gestione frammentata: le denunce sindacali e la richiesta di interventi urgenti

La gravità delle situazioni ricorrenti ha spinto l’Osapp, sindacato rappresentativo della Polizia Penitenziaria, a denunciare pubblicamente la condizione disastrosa dell’istituto penitenziario di Ivrea. Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp, ha sottolineato che il carcere sta vivendo una forma di caos permanente, aggravato dall’assenza di un comandante di reparto titolare da oltre quattro anni. La guida precaria riduce la capacità del personale di organizzarsi e gestire efficacemente situazioni di crisi come quelle descritte.

Beneduci ha evidenziato anche modalità di gestione del personale discutibili, citando in particolare un funzionario proveniente dalla Calabria impiegato in missione presso Ivrea con un pagamento giornaliero extra di 110 euro, ma presente solo per tre giorni a settimana. Nei giorni restanti, lo stesso funzionario svolge attività a Torino, dove esiste già una dotazione dirigenziale completa, composta da un primo dirigente, un dirigente e due commissari. Il sindacato denuncia queste scelte come scorrette e costose, aggravando il quadro di disorganizzazione e spesa inutile.

La denuncia si concentra soprattutto sulla situazione insostenibile vissuta dal personale di Polizia Penitenziaria. Gli agenti lavorano in condizioni logoranti, senza un comando stabile e subordinati a una struttura ormai degradata sia dal punto di vista organizzativo che umano. L’Osapp chiede l’intervento diretto del Ministro della Giustizia Carlo Nordio e del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Russo De Michele, sollecitando accertamenti ispettivi rapidi. Nel documento si segnala un quadro che presenta non solo disagi evidenti ma anche diverse “zone d’ombra” in relazione all’amministrazione della Casa Circondariale.

La situazione della Casa Circondariale Di Ivrea nel contesto più ampio della sicurezza locale

La crisi dentro la Casa Circondariale di Ivrea riflette un problema più esteso presente in molte realtà carcerarie italiane. Sovraffollamento, scarse risorse, tensioni continue tra detenuti e operatori sono situazioni che si ripetono e che complicano enormemente la gestione quotidiana. Nel Canavese, un territorio già segnato da episodi di criminalità, come spaccio di droga e colpi ai bancomat, la sicurezza resta una questione delicata, con strutture che spesso faticano a reggere i numerosi compiti a cui sono chiamate.

Ivrea è dunque un punto critico anche per l’ordine pubblico locale. La presenza di un carcere in difficoltà si riflette indirettamente sulla tranquillità della città e dei suoi dintorni, aumentando la pressione sulle forze dell’ordine di tutta la Provincia di Torino. La crescente instabilità della Casa Circondariale mette in rilievo la necessità di affrontare con rigore e rapidità le debolezze interne per evitare che si trasformino in problemi sistemici di ordine pubblico.

Gli ultimi episodi del 25 e 26 agosto 2025 non fanno che confermare il quadro allarmante già noto alle autorità. La Polizia Penitenziaria opera in condizioni estreme, mentre i detenuti manifestano apertamente malcontento e disagio con proteste e atti di violenza. Le richieste del sindacato puntano a cambiare questa realtà, sostenendo che senza interventi strutturali la situazione rischia ulteriormente di peggiorare.

Restano ora attese le risposte del Ministero della Giustizia e del Dipartimento, chiamati a verificare la gestione operativa e amministrativa di Ivrea. Quel che resta chiaro è che il carcere, nelle sue dinamiche di conflitto e mancanza di comando, rappresenta un punto critico della sicurezza locale, destinato a occupare ancora a lungo l’attenzione degli organi istituzionali e dell’opinione pubblica.