Aggredì l’ex suocero con 45 coltellate, poi rivolse parole drammatiche alla ex suocera a Varese

Aggredì l’ex suocero con 45 coltellate, poi rivolse parole drammatiche alla ex suocera a Varese

Il 6 maggio 2024 a via Menotti, Varese, Marco Manfrinati ha aggredito con violenza Fabio e Lavinia Limido; il processo in Corte d’Assise si concentra su omicidio, tentato omicidio e tensioni familiari.
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Il 6 maggio 2024 a Varese, Marco Manfrinati ha aggredito con violenza Fabio Limido e la sua ex moglie Lavinia, causando la morte di Fabio. Il caso, seguito da un processo emotivamente carico, evidenzia tensioni familiari estreme e il dramma di una separazione degenerata in tragedia. - Gaeta.it

Il 6 maggio 2024 in via Menotti a Varese, Marco Manfrinati ha attaccato violentemente Fabio Limido e la sua ex moglie, Lavinia Limido, in un episodio che ha sconvolto la città e ha aperto un processo carico di tensione emotiva. La scena ripresa dalle telecamere di sicurezza ha mostrato tutta la brutalità dell’aggressione, mentre in aula emergono dettagli che spiegano l’incubo vissuto dalla famiglia, tra minacce, coltellate e grida disperate.

Il contesto del delitto e la prima aggressione

Quella mattina, in via Menotti, Marco Manfrinati ha rivolto parole minacciose a Marta Criscuolo, ex suocera, appena prima di compiere l’agguato. Secondo una testimone, Manfrinati avrebbe detto: “Hai visto cosa ho fatto a tuo marito e tua figlia? Questo è quello che succede quando si toglie un figlio a un padre”. Queste frasi rivelano un rancore legato alla separazione familiare, che ha sfociato in un gesto drammatico.

L’aggressione ha preso avvio con il tentativo di Manfrinati di ferire gravemente la ex moglie, Lavinia Limido. Le immagini riprese dalle telecamere mostrano l’uomo che la colpisce ripetutamente con un coltello. Lavinia cade, cerca di scappare ma le ferite al volto aumentano. Le sue grida di aiuto richiamano l’attenzione dei vicini che iniziano a urlare invocando l’intervento della polizia.

L’intervento di fabio limido e l’omicidio

Fabio Limido, padre di Lavinia, è intervenuto per difendere la figlia. Armato di una mazza da golf, ha cercato di fermare Manfrinati. Ma la reazione dell’aggressore è stata feroce. Dopo un breve allontanamento, Manfrinati è salito in auto, ha fatto manovre pericolose urtando un muro, è uscito dalla scena ripresa dalle telecamere ma è poi rientrato in retromarcia a tutta velocità.

Dalle testimonianze oculari raccolte in seguito, si è saputo che Manfrinati ha fermato la macchina e ha aggredito Fabio Limido, colpendolo con almeno 45 coltellate, un attacco tremendo che ha causato la morte dell’uomo. Le immagini non mostrano l’esatto momento dell’omicidio, ma i racconti dei presenti ne confermano la dinamica drammatica.

L’udienza in tribunale e i nuovi sviluppi sul processo

A distanza di mesi, il caso è arrivato davanti alla Corte d’Assise di Varese. L’udienza è stata definita “ad alto peso emotivo” dal legale di parte civile, l’avvocato Fabio Ambrosetti. Manfrinati, accusato di omicidio e tentato omicidio, non ha presenziato all’udienza odierna. Il giudice Andrea Crema, con la collega Stefania Brusa, sta dirigendo il dibattito processuale.

La proiezione del video girato dalle telecamere di sicurezza ha mostrato ai presenti la crudezza dei fatti. Le urla disperate dei vicini e la violenza dell’attacco sono state un duro colpo per tutti. Nel frattempo vengono raccolte nuove testimonianze che confermano la sequenza degli eventi e la brutalità dell’esecuzione.

Il processo seguirà il suo corso e nei prossimi mesi si attendono le dichiarazioni delle parti e i rilievi degli esperti balistici e medico legali in incarico all’indagine.

Impatto sulla comunità e reazioni dei familiari

La violenza di quel giorno ha fatto emergere tensioni familiari radicalizzate che si sono tradotte in tragedia. La famiglia di Fabio e Lavinia Limido è ancora segnata da quanto accaduto. Le parole di Manfrinati suggeriscono un sentimento di vendetta legato ai figli e alle divisioni familiari.

Nel quartiere di via Menotti, i vicini ricordano ancora le grida d’aiuto e la paura provata quel giorno. Le forze dell’ordine e gli operatori sanitari intervenuti hanno tentato di salvare la situazione, ma non sono riusciti a fermare la tragedia. L’episodio continua a essere seguito da vicino anche a livello mediatico, data la sua gravità e le implicazioni legate ai rapporti familiari e alla gestione dei conflitti dopo una separazione.

Il caso di Varese riporta all’attenzione la necessità di interventi efficaci per gestire situazioni familiari critiche, ma anche il rischio di violenze improvvise che possono sfociare in tragedie. Nel frattempo, il tribunale continua a raccogliere tutte le prove per fare luce sulla dinamica e assegnare le responsabilità.

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