Nel cuore del Mar Ionio, a 5.112 metri di profondità, si trova un fenomeno inquietante: una concentrazione notevole di rifiuti affonda nel punto più profondo del Mediterraneo. La fossa Calypso, un sito poco conosciuto ma cruciale per la geografia sottomarina, mostra oggi tracce evidenti di inquinamento dovuto soprattutto a materiali plastici, vetro, metallo e carta. Questo episodio conferma come l’impatto dell’uomo raggiunga anche gli angoli più remoti e oscuri dei nostri mari.
La scoperta dei rifiuti nella fossa calypso
La presenza massiccia di detriti nel punto più profondo del Mar Ionio non è passata inosservata ai ricercatori. Una spedizione guidata con l’ausilio di un sommergibile con equipaggio ha permesso di documentare e analizzare il fondale. L’esplorazione ha mostrato ben 167 oggetti abbandonati sul fondo marino, distribuiti sul vasto spazio di una depressione che si estende per circa 20 chilometri in lunghezza e 5 in larghezza. La maggior parte dei materiali raccolti è costituita da rifiuti di origine antropica, mentre una parte più piccola potrebbe provenire da fonti terrestri o essere detriti naturali misconosciuti.
Questi rifiuti comprendono frammenti evidenti di plastica, vetro e metalli, segno che gli ecosistemi marini profondi sono compromessi non solo dalla vicinanza alle città costiere ma anche dal trasporto di materiali attraverso correnti e processi naturali. La concentrazione di detriti registrata è tra le più significative rilevate finora nelle profondità del Mediterraneo, segnalando un problema strutturale che si estende ben oltre le acque superficiali.
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Caratteristiche geografiche e geologiche della fossa calypso
La fossa Calypso si trova a circa 60 chilometri a ovest della costa del Peloponneso, all’interno della fossa Ellenica, una zona nota per la sua alta attività sismica. Il sito è caratterizzato da un rilievo sottomarino particolarmente ripido, che scende, attraverso vari gradini, fino a un fondo quasi completamente piatto. Questa depressione a forma di rene, profonda oltre cinquemila metri, rappresenta uno degli ambienti oceanici più isolati del Mediterraneo.
La geografia della fossa impone condizioni difficili per qualsiasi organismo e rende complicata l’azione di pulizia o raccolta dei rifiuti. La pendenza e la natura del terreno fanno sì che i materiali possano accumularsi senza essere facilmente trasportati altrove, trasformando questo punto in un deposito stabile per tutto ciò che arriva da superfici marine superiori o da fonti terrestri vicine.
Cause dell’arrivo dei rifiuti nelle profondità del mar ionio
È difficile immaginare come i rifiuti possano arrivare fino a oltre cinquemila metri sotto il livello del mare, eppure diversi meccanismi spiegano questo fenomeno. Le correnti oceaniche giocano un ruolo importante, trasportando materiali leggeri dal bordo costiero fino alla fossa, che si trova a una distanza relativamente breve, sessanta chilometri dalla terraferma. Una parte dei detriti, come i sacchetti di plastica, può galleggiare subito sopra il fondale, restando per tempi prolungati prima di sedimentarsi completamente o di frantumarsi in microplastiche.
Il rilascio diretto di rifiuti nelle acque profonde, che può avvenire sia accidentalmente sia intenzionalmente, contribuisce ulteriormente all’inquinamento. Il processo di accumulo è favorito dalle condizioni stabili del fondale, dove materiali più leggeri restano sepolti o parzialmente nascosti tra i sedimenti. Gli studi condotti dalla comunità scientifica, con il supporto di missioni subacquee tecnologicamente avanzate, evidenziano quindi una realtà negata ma presente: gli inquinanti non si fermano alla superficie ma affondano, minacciando habitat poco visibili e difficili da tutelare.
Riflessioni sulla gestione dei rifiuti marini
Questa scoperta invita a una riflessione urgente sulla gestione dei rifiuti marini e sulle conseguenze di certi comportamenti umani se non regolamentati da interventi efficaci e coordinati a livello internazionale.