Il recupero dell’ex carcere borbonico di Santo Stefano, situato nella zona di Ventotene, si arricchisce di un nuovo passo. È stato firmato un accordo tra il Commissario Straordinario di governo e l’Università della Tuscia, che punta a realizzare laboratori scientifici e attività di monitoraggio. Queste iniziative mirano a trasformare la struttura in un centro culturale e formativo, raggiungendo un duplice scopo: valorizzare la ricerca e consolidare buone pratiche istituzionali.
Il ruolo del commissario straordinario e la visione del progetto
Giovanni Maria Macioce, commissario straordinario incaricato del recupero della struttura, ha spiegato come l’accordo rappresenti un passaggio fondamentale per il futuro dell’ex carcere. Attualmente sono in corso i lavori di messa in sicurezza, mentre si preparano quelli per la valorizzazione dell’edificio. Il progetto non si limita a restaurare un bene architettonico ma punta anche a dare nuova vita alla struttura, trasformandola in un museo e in una scuola di alta formazione.
Collaborazione e prospettive scientifiche
Macioce ha sottolineato che l’obiettivo è creare una rete di collaborazione con enti di ricerca e partner scientifici, che possa sostenere questa transizione. In un contesto del genere, la collaborazione con l’Università della Tuscia assume rilievo perché porta competenze specifiche e capacità di condurre studi continui sul sito. L’idea è che i risultati prodotti da questi laboratori e dalle iniziative scientifiche non restino un patrimonio isolato, ma si traducano in benefici concreti per la comunità locale e per il panorama culturale nazionale ed europeo.
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Il recupero punta quindi a conciliare la memoria storica e la fruizione pubblica, con un’attenzione particolare alla sostenibilità delle attività che saranno avviate. Il carcere di Santo Stefano, noto per la sua rilevanza storica, diventerà così un simbolo rinnovato di impegno civile e culturale, in grado di ospitare progetti di studio capaci di richiamare attenzione anche fuori dall’Italia.
L’impegno dell’università della tuscia e la delegazione a santo stefano
La firma dell’accordo si traduce in un impegno concreto da parte dell’Università della Tuscia. A settembre, infatti, una delegazione di docenti, guidata dal rettore Stefano Ubertini, raggiungerà Santo Stefano per avviare le attività previste nel partenariato.
Il rettore Ubertini ha evidenziato come l’ateneo abbia deciso di partecipare attivamente al progetto, mettendo a disposizione conoscenze e risorse per la tutela e la rigenerazione del sito. L’accordo riflette la volontà di trovare un equilibrio tra promozione culturale e rispetto dell’identità storica e ambientale dell’isola. L’ex carcere non sarà solo un museo, ma un luogo vivo di formazione, ricerca e riflessione.
Una dimensione nazionale ed europea
La presenza dell’università conferisce inoltre al progetto una dimensione nazionale e europea, valorizzando Santo Stefano come punto di riferimento per studi legati alla memoria storica. Questo fa parte di un disegno più ampio che punta a rafforzare la vocazione del sito come spazio di incontro e dialogo, capace di mantenere vive le tracce del passato all’interno di un contesto naturale estremamente suggestivo.
L’intervento si prepara, quindi, a coniugare rigore scientifico e attenzione culturale, ponendo le basi per un lavoro di lungo periodo che possa mantenere alta la ricerca sul sito. La collaborazione avrà anche ricadute sul territorio, con il coinvolgimento della comunità locale e delle istituzioni.
L’accordo firmato a viterbo e l’impatto sulla mostra a ventotene
La cerimonia per la firma dell’accordo si è svolta nella sede centrale dell’Università della Tuscia a Viterbo. Questo evento ha segnato l’inizio ufficiale di un percorso volto a valorizzare l’ex carcere borbonico anche attraverso nuove iniziative espositive.
Tra gli eventi imminenti, spicca la mostra prevista a fine settembre che inaugurerà gli spazi museali recentemente recuperati a Santo Stefano e Ventotene. Questa esposizione vuole raccontare la storia, ma anche illustrare il futuro del sito, mettendo a fuoco il ruolo del progetto di recupero e dei nuovi partenariati attivi.
La sinergia tra istituzioni locali e universitarie nasce con l’intento di mostrare al pubblico ciò che il vissuto storico della struttura ha rappresentato, combinandolo con le nuove prospettive di ricerca e valorizzazione. La mostra si propone non solo come momento culturale ma come occasione per consolidare la presenza del carcere all’interno dell’offerta culturale italiana.
L’evento coinvolgerà studiosi, visitatori e rappresentanti di diverse istituzioni, muovendosi in un dialogo aperto tra passato e futuro. Questo tipo di iniziative contribuisce a mantenere alta l’attenzione su un luogo che, con la sua storia e la sua posizione, resta un importante punto di riferimento per la memoria collettiva e la ricerca.