Sara Rosati compie 35 anni stringendo a sé il figlio Elia, nato poco più di un mese fa. Dietro a questo compleanno c’è una storia di combattimento e speranza, attraversata da una lunga malattia e dalla sfida del trapianto cardiaco. Sara, originaria di Santo Stefano di Sante Marie e residente a Tagliacozzo, ha vissuto un percorso che le ha cambiato la vita, fino a regalarle il dono più grande: la possibilità di diventare madre.
La diagnosi che ha cambiato la vita di sara
A soli vent’anni, Sara ha scoperto di avere uno scompenso cardiaco, una patologia che ha inciso profondamente sulla sua quotidianità. Da quel momento, ha dovuto affrontare cure continue, ambulatori e restrizioni che hanno segnato ogni giorno della sua esistenza. La fragilità del cuore è diventata un ostacolo difficile da superare, ma intorno a lei non è mancato il sostegno di suo marito Emanuele e della sua famiglia. Nel 2022, la condizione del suo cuore è peggiorata fino a diventare critica: l’unica strada per salvarsi era un trapianto.
Un periodo di attesa e speranza
Questo passaggio ha portato con sé attese estenuanti e un lungo periodo di incertezza. Dieci mesi, durante i quali ogni giorno pesava come una sfida. Poi è arrivata la notizia che aspettava: un cuore disponibile, pronto a restituirle la vita. Sara ha ricevuto il trapianto all’ospedale di Padova, dove ha potuto contare sull’equipe del professor Gerosa, punto di riferimento per la cardiochirurgia in Italia.
Leggi anche:
La gravidanza a rischio e il ruolo dell’ospedale di padova
Dopo aver superato l’intervento, Sara ha deciso di affrontare un’altra prova: la gravidanza. La sua è stata una gestazione a rischio, monitorata passo per passo in un ambiente dotato di competenze e risorse di alto livello. Il Centro per la gravidanza a rischio e la diagnosi prenatale dell’ospedale di Padova ha seguito la situazione con un approccio multidisciplinare, collaborando fra cardiologi, ginecologi e altri specialisti.
Gestione attenta e multidisciplinare
Il percorso di Sara ha richiesto particolare attenzione alla gestione dei farmaci e al controllo costante delle funzioni cardiache. I medici hanno lavorato a stretto contatto con l’equipe del professor Gerosa per garantire che ogni fase dello sviluppo di Elia procedesse senza complicazioni. Il 6 maggio scorso, nella sala parto dell’Unità Operativa Complessa di Ostetricia e Ginecologia diretta dalla dottoressa Paola Veronese, Sara ha dato alla luce il piccolo Elia, segnando un traguardo inedito per il centro veneto: la prima gravidanza portata a termine da una donna cardiotrapiantata.
I numeri e la rete ospedaliera che supportano le donne a rischio
L’ospedale di Padova è uno dei centri più avanzati a livello nazionale per la cura delle gravidezze a rischio. Nel 2024, il reparto ha gestito più di 4.000 pazienti attraverso quattro ambulatori specialistici e altrettanti integrati. Solo nei primi sei mesi del 2025, sono state seguite 1.700 nuove gestanti. Questi dati confermano l’importanza di strutture specializzate e di una rete di assistenza che affronta ogni caso con rigore medico e attenzione umana.
Dati sulle nascite nel 2024
Nel 2024, la sala parto di Padova ha accolto 2.821 nascite. Le mamme hanno avuto un’età media di 33,3 anni, mentre quasi un terzo delle donne erano straniere, segno della multiculturalità presente nel territorio. In mezzo a questi numeri, storie come quella di Sara risaltano per il loro valore simbolico, mettendo in luce il ruolo cruciale dell’assistenza multidisciplinare nei casi più complessi.
Il messaggio di sara sulla donazione e la forza di non arrendersi
Sara racconta la sua esperienza con sentimento, svelando due parole chiave: speranza e donazione. Sa che il trapianto le ha salvato la vita e che il supporto medico ha guidato ogni momento delicato, dalla convalescenza fino alla crescita di Elia nel grembo. Con la voce carica di emozione, sottolinea quanto sia importante non mollare di fronte a prove difficili e invita a riflettere sul valore della donazione di organi.
La sua storia è un appuntamento con la realtà di chi lotta contro la malattia, ma anche un richiamo a chi può scegliere di dare una seconda vita a un’altra persona. Questo compleanno segna un punto di svolta per Sara, che oggi può affrontare il futuro con una luce diversa e un figlio in braccio, frutto di una sfida medica e umana senza precedenti.