A roma proteste contro le guerre con bandiere israeliane, nato e ue date alle fiamme durante il corteo

A roma proteste contro le guerre con bandiere israeliane, nato e ue date alle fiamme durante il corteo

a Roma cortei di collettivi studenteschi e Potere al Popolo protestano contro la guerra con il rogo delle bandiere di Israele, Nato e Unione europea; la Digos interviene per garantire l’ordine pubblico
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A Roma, collettivi studenteschi e Potere al Popolo hanno protestato contro la guerra con il rogo simbolico di bandiere di Israele, Nato e Ue, esprimendo solidarietà al popolo palestinese; la Digos ha monitorato l’evento per garantire la sicurezza. - Gaeta.it

Un corteo promosso da collettivi studenteschi e Potere al Popolo ha scosso Roma con azioni di protesta simboliche e parole d’ordine contro la guerra. In piazza sono state date alle fiamme bandiere di Israele, Nato e Unione europea, accompagnate da cartelli che denunciavano l’oppressione e manifestavano solidarietà verso il popolo palestinese. La manifestazione si è svolta mentre si tenevano altri eventi pubblici, mettendo in luce tensioni e dissensi sulla scena politica e internazionale. La Digos ha preso parte per identificare i responsabili degli incendi e garantire la sicurezza.

L’azione simbolica: bruciare le bandiere per esprimere dissenso

Durante la manifestazione, complice il caldo intenso del pomeriggio romano, alcuni partecipanti hanno incendiato tre bandiere: quella di Israele, quella della Nato e dell’Unione europea. Questa scelta è stata accompagnata da slogan decisi, come “A fuoco i simboli dell’oppressione”. Il gesto è stato inteso come una forma di protesta visibile e provocatoria contro le politiche dei paesi rappresentati da quei vessilli. Il rogo delle bandiere ha rappresentato la manifestazione di un dissenso radicale nei confronti degli interventi militari di Israele, della strategia politica occidentale e del coinvolgimento europeo nei conflitti internazionali.

I cartelli sventolati in alto riportavano messaggi contro le guerre e per la difesa dei diritti del popolo palestinese. Gli organizzatori del corteo hanno voluto mettere in evidenza che la protesta non riguarda solo questioni locali, ma si lega a tensioni internazionali, con un chiaro richiamo all’attenzione su un conflitto che dura da anni. Diverse decine di giovani, soprattutto studenti, hanno sfilato lungo un percorso che ha toccato luoghi significativi del centro storico romano, richiamando l’attenzione media sulle ragioni della loro mobilitazione.

La partecipazione di collettivi e potere al popolo

Il corteo ha avuto come protagonisti un gruppo di attivisti appartenenti a collettivi studenteschi e a Potere al Popolo, formazione politica di sinistra. La loro presenza è stata importante per dare voce a un pezzo di società che si schiera contro le politiche di riarmo e le guerre armate. La protesta non si è limitata a semplici slogan, ma ha testimoniato una presa di posizione chiara su alcuni temi molto dibattuti come la solidarietà internazionale, la pace e i conflitti in Medio Oriente.

Gli studenti coinvolti hanno mostrato grande determinazione nel portare avanti le proprie rivendicazioni in un contesto cittadino dove altre manifestazioni e assemblee pubbliche erano già in corso. Tra i messaggi affissi sui cartelli, emergevano richieste di disarmo, pace e giustizia per le popolazioni colpite dai conflitti bellici. L’aria di tensione si respirava, ma non sono state segnalate violenze di rilievo, seppur le fiamme sulle bandiere abbiano attirato l’attenzione delle forze dell’ordine.

L’intervento della digos e le verifiche sui responsabili

La presenza della Digos è stata immediata per contenere possibili situazioni di degenerazione dell’evento e per individuare chi ha materialmente appiccato il fuoco alle bandiere. Le identificazioni erano necessarie sia per motivi di ordine pubblico sia per evitare che i momenti più accesi della protesta potessero sfociare in episodi più gravi, già difficili da gestire in centro a Roma durante manifestazioni con più presenze.

Le forze dell’ordine hanno monitorato il corteo lungo l’intero percorso, riuscendo a mantenere sotto controllo la situazione fino al termine della protesta. La scelta di intervenire con tempestività moltiplica gli strumenti di controllo, anche se resta delicata la gestione di manifestazioni così polarizzate, dove un gesto simbolico come il rogo delle bandiere può facilmente scatenare reazioni contrastanti sul piano politico e sociale.

La protesta contro il riarmo e il cartellone bruciato con il volto di trump

Parallelamente, lungo un diverso itinerario romano, si è svolta un’altra manifestazione contro il riarmo, organizzata dalla rete denominata Disarmiamoli. Questo gruppo ha preso posizione con una protesta che ha incluso il rogo di un cartellone raffigurante il volto di Donald Trump, ben riconoscibile e destinato a simboleggiare la critica contro le scelte politiche americane in tema di spese militari e strategie di sicurezza.

Il corteo è partito da piazza Vittorio Veneto e si è diretto verso i Fori Imperiali, cuore della città antica ma anche luogo abituale per eventi pubblici e proteste. Qui, i manifestanti hanno chiesto una riduzione degli armamenti e il rispetto di accordi internazionali che puntano a mantenere la pace. La presenza di questo cartello incendiato assieme ai messaggi scritti e alle bandiere senza colori ha alimentato discussioni e riportato all’attenzione il dibattito esploso a livello globale sulla corsa agli armamenti.

Anche questa manifestazione ha avuto una componente studentesca e militante, unendosi idealmente al corteo di Potere al Popolo, nel segno di una mobilitazione comune contro la guerra in tutte le sue forme e manifestazioni. Roma si è confermata il palcoscenico di proteste dove tensioni sociali e politiche si intrecciano, generando momenti intensi e tappe importanti di confronto.

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