Il festival Cinema d’Idea – Women’s International Film Festival ha scelto di concludersi a roma con un forte appello contro la violenza, in particolare nei territori di israele, palestina e iran. Gli ospiti internazionali hanno portato testimonianze dirette e profonde sul conflitto, sottolineando il bisogno di sicurezza e convivenza. Le proiezioni e le iniziative culturali della serata finale puntano a dare voce alle storie spesso dimenticate di chi cerca la pace tra le ferite aperte dei conflitti.
Il messaggio di joy sela e il racconto di the other
Joy Sela, regista israeliana residente a new york, ha riacceso l’attenzione sui drammi che colpiscono palestinesi e israeliani. Il suo documentario, the other, propone una narrazione alternativa rispetto alle tensioni e alle ostilità, raccontando le vicende di persone impegnate nel costruire la pace. Questi uomini e donne vivono il dolore della perdita da entrambe le parti ma scelgono di affrontare insieme l’orrore per aprire spazi di dialogo. La regista è tornata in quei luoghi dopo gli eventi del 7 ottobre per riprendere immagini inedite poi presentate in anteprima a roma.
La scelta di mostrare questa pellicola proprio nella serata conclusiva del festival rafforza l’invito a guardare oltre la guerra, scorgendo i tentativi di riconciliazione che sempre più spesso trovano spazio nel quotidiano di chi conosce il costo del conflitto. Le immagini catturate da Sela si concentrano su questi attori di pace che sfidano le storie dominanti di violenza, mettendo in luce una realtà più complessa e variegata.
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L’intervento di azadeh bizargiti e la condanna della violenza
Azadeh Bizargiti, regista iraniana e attivista impegnata, ha partecipato al festival per presentare moonshadow, documentario che mette in luce le conseguenze della guerra e delle tensioni in medio oriente. Bizargiti ha condannato con fermezza le azioni militari di israele contro iran e gaza, definendo incomprensibile il silenzio della comunità internazionale davanti a questo bellicismo protratto negli anni.
La sua testimonianza è anche un richiamo alla necessità di superare le barriere ideologiche e culturali fra i popoli, in nome di un mondo segnato meno da violenze e più da convivenza. Bizargiti, nota inoltre per aver rifiutato l’uso del velo come forma di protesta personale, esprime con chiarezza il disagio di chi vive in paesi dove le tensioni spesso limitano la libertà e la speranza. Il suo messaggio si inserisce nel quadro più ampio del festival, che raccoglie esperienze contro la guerra e per i diritti umani.
Poesia e cortometraggi: la memoria di heba abu nada e storie di conflitto
La serata conclusiva a roma ha iniziato con la lettura di poesie palestinesi, accompagnate dalla musica di tiziano novelli e interpretate da rita pasqualoni e romano talevi. Tra i poeti ricordati spicca Heba Abu Nada, attivista per i diritti delle donne, nata da rifugiati nel 1991 e uccisa in un attacco aereo nella striscia di gaza il 23 ottobre 2023. I suoi versi parlano di dolore e resistenza, una voce spezzata troppo presto ma che rimane simbolo della condizione difficile della popolazione civile.
A seguire è stato proiettato blood like water, cortometraggio realizzato da Dima Hamdan, giovane regista palestinese. Il film narra una storia vera che mette a fuoco un dilemma crudele: Shadi, il protagonista, nasconde un segreto che, una volta scoperto, getta lui e la sua famiglia in un pericolo mortale. La scelta tra collaborare con le forze di occupazione israeliana o affrontare la discriminazione e l’umiliazione del proprio ambiente rappresenta una spirale di sofferenza. Il corto aiuta a comprendere alcune dinamiche di pressione sociale e conflitto umano difficili da raccontare attraverso dati o resoconti ufficiali.
Gli altri cortometraggi e la chiusura della manifestazione
Oltre a the other e blood like water, sono stati presentati altri corti significativi. technical difficulties della regista americana Theresa Stone indaga situazioni particolari legate a ostacoli e sfide personali. sunflower shadows, frutto del lavoro di Roya Zandbagh, affronta un altro tema legato alla memoria e all’identità, mentre 2020-2022, realizzato da Alessia Ambrosini, racconta un percorso temporale intenso e ricco di eventi.
La serata si è chiusa con la cerimonia di premiazione, momento in cui sono state riconosciute le diverse voci e storie emerse durante il festival. Cinema d’Idea con questa nona edizione ha confermato la sua attenzione verso temi cruciali che coinvolgono donne registe e storie internazionali, portando al pubblico di roma testimonianze dirette e contenuti capaci di restituire una dimensione umana ai conflitti spesso ridotti a statistiche distaccate.