A Pisa 1500 persone alla manifestazione contro il riarmo europeo davanti a Camp Darby

A Pisa 1500 persone alla manifestazione contro il riarmo europeo davanti a Camp Darby

A Pisa, 1500 persone tra associazioni, sindacati e politici protestano davanti a Camp Darby contro l’aumento delle spese militari di Unione europea e Nato, chiedendo pace e solidarietà per Palestina.
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A Pisa, circa 1500 persone hanno manifestato pacificamente davanti a Camp Darby contro l’aumento delle spese militari in Europa, chiedendo pace, solidarietà e investimenti nei servizi sociali. - Gaeta.it

Una protesta pacifista ha riunito oggi, a Pisa, circa 1500 persone davanti alla base americana di Camp Darby. La manifestazione regionale, organizzata dalla rete Stop rearm Europe, ha visto la partecipazione di numerose associazioni, movimenti e partiti provenienti da tutta la Toscana. Tra i presenti anche leader politici e sindacali, che hanno espresso forti critiche verso le politiche di aumento delle spese militari promosse dall’Unione europea e dalla Nato.

Partecipazione trasversale e composizione dei manifestanti

La protesta ha unito realtà diverse: associazioni civili, reti di attivisti, ong e movimenti locali si sono dati appuntamento davanti a Camp Darby, la base militare americana vicino a Pisa. Tra i gruppi sono emersi nomi come la Cgil, il Movimento no base e il gruppo Nonne in lotta. Erano presenti anche esponenti politici, inclusi il leader di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo e Irene Galletti, capogruppo del Movimento 5 Stelle in consiglio regionale della Toscana. La presenza di sigle della sinistra e del centrosinistra ha confermato la natura ampia e articolata della protesta.

Il richiamo alla pace è stato un filo conduttore evidente. I partecipanti hanno portato avanti striscioni e bandiere, soprattutto quelle della pace e della Palestina, simboli ricorrenti in manifestazioni contro la militarizzazione e i conflitti.

I temi della manifestazione: pace, memoria e solidarietà

Nel corso degli interventi dal palco si è ricordato il trentennale del genocidio di Srebrenica, evento simbolo delle conseguenze drammatiche dei conflitti armati in Europa degli anni ’90. È stato anche espresso il sostegno al popolo palestinese, duramente colpito da violenze e conflitti mai risolti.

Raffaella Bolini, portavoce della rete Stop rearm Europe, ha ribadito la richiesta di mobilitazione internazionale contro l’aumento delle spese militari in Europa. L’attenzione si è concentrata in particolare sulla decisione dei paesi Nato di destinare il 5% del Pil alle forze armate, una cifra ritenuta eccessiva che, secondo gli organizzatori, rischia di mettere a rischio settori fondamentali come il welfare, la sanità e l’istruzione. L’allarme riguarda la sostenibilità economica e sociale di queste scelte.

La manifestazione ha messo in luce un conflitto tra l’impegno per la pace e le strategie politiche ed economiche che puntano invece a rafforzare il complesso militare-industriale europeo e atlantico. Lo sfondo di tensioni internazionali e guerre in corso rende il dibattito sui finanziamenti militari ancora più acceso.

Le posizioni di cgil e movimento 5 stelle sull’aumento delle spese militari

Anna Maria Romano, della segreteria regionale della Cgil, ha spiegato che il sindacato si oppone all’uso delle risorse lavorative e della vita dei cittadini per finanziare il riarmo. La Cgil ha partecipato in prima persona alla manifestazione per contestare le politiche che rischiano di compromettere i diritti sociali.

Dal Movimento 5 Stelle Irene Galletti ha denunciato la scelta europea di investire miliardi in armi e infrastrutture belliche invece che in servizi essenziali come sanità e sostegno alle piccole imprese. Ha definito “folle” destinare mezzo trilione di euro l’anno al riarmo, sottolineando come questo sistema abbandoni le esigenze di milioni di persone in difficoltà.

Galletti ha rinnovato l’impegno del M5s per la pace e la solidarietà, citando il lavoro di testimoni internazionali come Francesca Albanese, che denuncia il massacro e l’occupazione in Palestina. Ha anche espresso dura critica verso il governo italiano, accusato di assecondare un “ingranaggio” economico legato agli interessi bellici.

La manifestazione di Pisa conferma la presenza di un fronte politico e sociale che contesta con forza le scelte di riarmo totale, invitando a ripensare le priorità dell’Europa e dell’Italia in un contesto di crisi globale e instabilità internazionale.

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