A Palermo un neonato vive in carcere a pagliarelli insieme alla madre detenuta: manca l’icam in sicilia

A Palermo un neonato vive in carcere a pagliarelli insieme alla madre detenuta: manca l’icam in sicilia

Nel carcere di Pagliarelli a Palermo un neonato vive con la madre detenuta in assenza di strutture adeguate come gli Icam, mentre cresce l’allarme sulle condizioni carcerarie siciliane e la salute mentale dei detenuti.
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Nel carcere di Pagliarelli a Palermo, un neonato vive con la madre detenuta in assenza di strutture adeguate come gli Icam, evidenziando le criticità del sistema penitenziario siciliano e la necessità di soluzioni più umane per madri, bambini e detenuti con problemi di salute mentale. - Gaeta.it

Nel carcere di Pagliarelli, a Palermo, un bambino di un solo mese è costretto a vivere tra le sbarre con la madre detenuta. La situazione ha riacceso il dibattito sulle condizioni delle carceri siciliane, dove mancano strutture adatte come gli Icam, pensati per accogliere madri con figli piccoli. L’allarme è stato lanciato da Pino Apprendi, garante dei detenuti della città.

Condizioni di vita di madri e figli nel carcere di pagliarelli

Il piccolo nato da una madre detenuta a Palermo si trova a condividere lo stesso ambiente chiuso e restrittivo del carcere di Pagliarelli. Questa situazione solleva diverse criticità legate all’impatto che vivere in un contesto penitenziario ha sullo sviluppo del neonato. Gli Icam offrono un ambiente più adeguato, garantendo condizioni di vita più adatte per i bambini e maggior supporto alle madri.

In Sicilia, purtroppo, questi istituti non sono presenti. La struttura più vicina si trova infatti a Lauro, in provincia di Avellino. Altre sedi sparse in Italia si trovano in città ben distanti come Venezia e Torino. Questa mancanza costringe le madri con bambini a vivere nelle carceri convenzionali, un luogo poco indicato per la crescita e la cura dei figli in tenera età. L’attuale situazione ha scatenato forti critiche da parte di chi si occupa di diritti dei detenuti, che evidenziano il ritardo della regione nel predisporre spazi adeguati.

Segnalazioni e risposta delle autorità carcerarie

Le autorità del carcere di Pagliarelli hanno preso atto del caso del neonato e della madre, segnalandolo prontamente ai competenti uffici del Ministero della Giustizia e alle istituzioni regionali. La vicenda però mette in luce un problema più ampio e radicato nel sistema penitenziario siciliano e anche italiano. In assenza di alternative abitative e servizi dedicati, si continuano a ripetere situazioni difficili per madri e bambini.

Il comando del carcere si trova così in prima linea nella gestione di questi casi, spesso senza gli strumenti e le risorse giuste. Questa criticità emerge anche nel confronto con altre realtà italiane, dove la modalità di accoglienza verso donne detenute con figli prevede già strutture differenziate per non compromettere la salute fisica e psicologica dei bambini coinvolti.

Emergenza suicidi nelle carceri italiane e situazione dei servizi

Oltre al caso del neonato, nel carcere di Palermo si registra una crisi che riguarda la salute mentale dei detenuti. Quest’anno si sono contati 32 suicidi in tutta Italia, l’ultimo proprio nella struttura palermitana, dove un uomo di 44 anni si è tolto la vita. Il fatto sottolinea la tensione nel sistema penitenziario, dove i tempi per trasferimenti o trattamenti sono lunghi e aumentano il senso di isolamento e fragilità.

Il garante Apprendi ha evidenziato che anche se il detenuto era seguito da un’équipe di esperti e aveva ottenuto il consenso per il trasferimento in una comunità, la burocrazia e i ritardi allungano la permanenza in carcere, aggravando le condizioni psichiche. La situazione sanitaria è rallentata nel confronto con la vita esterna, generando un circolo vizioso che svantaggia chi si trova dentro.

Appello a governo e regione per strutture alternative e nomina del garante

Il garante dei detenuti di Palermo ha rivolto un appello al governo nazionale e a quello regionale perché si potenzi l’offerta di strutture diverse dal carcere tradizionale. Tra queste le Rems, riservate ai detenuti con problemi di salute mentale, gli Icam per madri con figli e le comunità per persone con dipendenze da sostanze. La richiesta è quella di mettere al centro soluzioni più umane e adatte alle varie condizioni dei detenuti.

Lo stesso Apprendi ha espresso critiche per il ritardo nella nomina del garante regionale siciliano, ruolo rimasto vacante per molti mesi nonostante l’importanza che riveste per il rispetto dei diritti in carcere. La mancanza di una figura istituzionale dedicata peggiora il disagio e rallenta interventi e controlli.

Riflessioni sulle condizioni carcerarie e tutela dei diritti nelle strutture siciliane

Il caso del neonato nel carcere di Palermo riaccende l’attenzione sulle condizioni di disagio delle carceri siciliane. Le strutture tradizionali non sono adeguate a ospitare chi, pur detenuto, ha necessità particolari come le madri con figli piccoli o persone con patologie mentali. I ritardi nell’attivazione di istituti alternativi amplificano problemi umani e sociali.

La situazione spinge a ripensare l’approccio penitenziario, con una maggiore attenzione alle norme internazionali sulla tutela dei più vulnerabili. Lo sviluppo di ambienti detentivi adeguati, con personale specializzato e spazi dedicati, sarebbe fondamentale per evitare condizioni che inficiano già dalle primissime fasi della vita. Il dibattito locale e nazionale sull’argomento resta aperto, mentre le istituzioni sono chiamate a intervenire.

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