Il 2025 vede un rafforzamento della collaborazione tra la procura generale di L’aquila e il comando regionale Abruzzo della Guardia di Finanza. L’obiettivo è migliorare le procedure di confisca dei patrimoni derivati da attività illegali nella provincia. Nel corso di un incontro tenutosi presso la sede della Guardia di Finanza a L’aquila, sono state ridefinite le modalità operative per affrontare in modo più incisivo la gestione dei beni sequestrati, in un ambiente giuridico e finanziario che richiede sempre più precisione.
Responsabilità e protocollo operativo per le confische
Secondo l’accordo firmato dal Procuratore Generale, dottor Alessandro Mancini, e dal Generale di Brigata Fabio Massimo Mendella, la procura potrà delegare alla Guardia di Finanza approfondimenti economico-finanziari riguardanti le persone condannate con sentenza definitiva. In pratica, la Guardia di Finanza assume un ruolo approfondito nell’indagine sui patrimoni, esaminando il patrimonio mobiliare e immobiliare, ma anche altri tipi di beni utili a recuperare quanto acquisito illecitamente. L’intesa mira a garantire una più completa esecuzione delle confische a beneficio dell’erario, evitando fughe o sottrazioni finanziarie che danneggiano le casse pubbliche.
L’iniziativa si fonda su un sistema organizzato, che parte dalle sentenze che hanno raggiunto la certezza definitiva, coinvolgendo le diverse strutture operative della Guardia di Finanza per un’azione coordinata e efficace. L’estensione ai beni, sia materiali che immateriali, offre una copertura che abbraccia ogni possibile forma di ricchezza dove concentrano i patrimoni illegali.
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Risultati ottenuti e prospettive di ampliamento territoriale
Il biennio precedente ha mostrato come l’intesa abbia permesso di scoprire beni e proprietà immobiliari per un valore di quasi 5 milioni di euro. Questi dati confermano l’efficacia di una cooperazione professionale tra procura e Guardia di Finanza, e non a caso, è stata decisa una nuova impostazione che coinvolgerà anche gli altri nuclei della Guardia di Finanza sparsi nel territorio abruzzese. Un tavolo tecnico appositamente istituito farà da centro di coordinamento per le attività di verifica e approfondimento.
La scelta dei soggetti su cui intervenire segue criteri legati a casi giudiziari ormai conclusi o ad ordini del giudice dell’esecuzione, concentrandosi su confische solo parzialmente eseguite o mai attuate. Questo tipo di filtro consente di dedicare risorse a operazioni con concrete possibilità di far emergere patrimoni ancora da recuperare.
L’ampliamento geografico fa sì che l’intervento non sia più limitato a L’aquila ma si estenda su tutto il territorio regionale, favorendo un controllo capillare che neutralizzi anche i tentativi di occultare beni nelle diverse province abruzzesi.
Il ruolo della guardia di finanza nell’attività investigativa economico-finanziaria
Il compito affidato alla Guardia di Finanza non si limita all’esecuzione materiale delle confische, ma si estende alla ricerca e all’analisi di informazioni economiche tramite sistemi e banche dati complesse. I reparti territoriali sfruttano le risorse a disposizione per tracciare flussi finanziari, proprietà e altre forme di patrimonio che risultino riconducibili a condannati.
Questa attività crea un legame diretto fra la fase giuridica e quella finanziaria che sottende alla lotta concreta contro la criminalità economica. La Guardia di Finanza mantiene così un ruolo centrale e riconosciuto nell’indagine e nel recupero di patrimoni di origine illecita, capaci di pesare gravemente sul tessuto economico e sociale della regione.
Le procedure adottate rinforzano anche la capacità dello Stato di garantire una concorrenza sana e rispettosa delle regole di mercato, salvaguardando il diritto di cittadini e imprese oneste a operare in un contesto libero da distorsioni illegali.
Durata del memorandum e strategia comune contro la criminalità economica
L’accordo in vigore ha visto ampliare la sua durata da due a tre anni, dimostrando la volontà di strutturare una collaborazione solida e duratura. Il dialogo tra le istituzioni giudiziarie e la Polizia Giudiziaria si consolida in un’alleanza costante, mirata a rintracciare e bloccare patrimoni accumulati con l’inganno o la violazione delle leggi.
L’obiettivo è estromettere dal circuito economico legale ogni risorsa finanziaria di provenienza criminale, evitando che esse continuino a influire negativamente sulla vita civile e sull’economia locale. Questo traguardo si traduce in un contrasto più efficace contro reati come frodi, corruzione o altre forme di criminalità economica e organizzata.
Il fronte comune tra procura e Guardia di Finanza garantisce un intervento più rapido e puntuale, capace di aggredire gli interessi illeciti senza lasciare zone d’ombra nell’esecuzione delle sentenze. La nuova fase operativa rappresenta un passo concreto nella gestione dei patrimoni confiscati, in uno scenario dove il rispetto della legge e la tutela della collettività restano prioritari.