A cannes 2025 film in concorso tra passato e sguardi sulla guerra in ucraina

A cannes 2025 film in concorso tra passato e sguardi sulla guerra in ucraina

Il festival di Cannes 2025 privilegia film storici e riflessivi, con pochi titoli sull’attualità politica; spiccano documentari sull’Ucraina, il musical cileno The Wave e thriller da Brasile, Egitto e Francia.
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Il Festival di Cannes 2025 si concentra su temi storici e sociali, con un’attenzione particolare ai conflitti passati e alla guerra in Ucraina attraverso documentari, mentre affronta anche lotte femministe, repressioni politiche e indagini sulla polizia contemporanea. - Gaeta.it

Il festival di Cannes 2025, svoltosi dal 13 al 24 maggio, presenta una selezione di film che guarda più al passato e alle ferite ancora aperte della storia, piuttosto che ai conflitti attuali. Tra i titoli in gara, infatti, pochi affrontano direttamente questioni politiche contemporanee, con alcune eccezioni legate all’Iran e all’Ucraina. L’evento include inoltre un focus specifico dedicato al conflitto ucraino con documentari e iniziative volte a raccontare questa guerra con testimonianze dirette. La rassegna si presenta così come uno specchio in cui si riflette un presente tormentato, ma attraverso immagini di ieri e interpretazioni artistiche della realtà.

L’assenza dell’attualità politica diretta nei film in concorso

Quest’anno a Cannes la presenza dei film che si confrontano apertamente con problemi politici attuali è limitata. Tra i titoli selezionati solo “A Simple Accident” di Jafar Panahi e “Mother and Child” di Saeed Roustaee, registi iraniani, hanno trame che rimandano a contesti politici importanti ma non ancora ampiamente noti al pubblico. Non si hanno molti dettagli sulle storie raccontate da questi film, ma il legame con la realtà storica e politica dell’Iran suggerisce un’impronta critica e riflessiva. Questo dato emerge come una sorta di rimozione, forse inconscia, di questioni troppo complesse o dolorose per essere immediatamente trattate sul grande schermo.

Focus su “ukraine day”

A compensare questa minore attenzione all’attualità conflittuale, il festival ha organizzato per il 13 maggio un “Ukraine Day”. L’evento esplicita l’interesse concreto degli artisti e giornalisti presenti nel documentare la guerra che si svolge proprio nel cuore dell’Europa. Questo momento speciale ospiterà tre documentari dedicati a diversi aspetti del conflitto: la figura di Volodymyr Zelensky, testimoni dal fronte, e la storia di un plotone impegnato in missioni delicate. Queste opere intendono mantenere viva l’attenzione su una guerra che ha profondamente segnato il mondo, con prospettive dirette e immagini spesso inedite.

Film sull’ucraina, tra documentari e narrazioni di resistenza

L’Ukraine Day include tre documentari che offrono una visione sfaccettata della guerra ucraina. Il primo film, “Zelensky”, realizzato da Yves Jeuland, Lisa Vapné e Ariane Chemin, si concentra sulla figura del presidente ucraino, poeta del conflitto e simbolo internazionale di resistenza. Il documentario prova a raccontare non solo il ruolo politico ma anche l’impatto umano e simbolico di questa leadership in tempi così drammatici.

“Notre Guerre” di Bernard-Henri Lévy e Marc Roussel propone immagini dal fronte, che mostrano la quotidianità e la crudeltà vissuta dai combattenti e civili sul terreno. Le riprese sono dirette e senza filtri, offrendo un ritratto crudo e urgente di uno scenario in cui la guerra si consuma in ogni dettaglio. L’ultima pellicola, “2000 Meters to Andriivka” di Mstyslav Chernov, Premio Oscar per il documentario “20 Days in Mariupol”, segue un plotone ucraino impegnato in una missione delicata. Attraverso questo sguardo ravvicinato emerge la complessità delle dinamiche militari e il peso del rischio che i soldati sopportano.

Questi tre documentari completano il quadro dell’impegno culturale e giornalistico verso un evento che continua a segnare la storia europea e mondiale. Attraverso immagini, testimonianze e l’esperienza diretta dei protagonisti, raccontano un conflitto ancora aperto e le sue implicazioni umane profonde.

Sergei loznitsa e il ritorno sulle purghe staliniane

Sergei Löznitsa, regista ucraino noto per il documentario “L’invasione” dedicato all’attuale crisi con la Russia, propone alla kermesse un cambio di rotta. Quest’anno porta “Two Prosecutors”, un film ambientato nell’URSS nel 1937, anno delle purghe staliniane più feroci. La pellicola racconta la vicenda di un giovane procuratore che scopre una lettera di un prigioniero e sospetta un’ingiustizia, cercando di mettere in luce gli abusi di un sistema oppressivo.

La trama si basa sugli scritti di Gueorgui Demidov, fisico vittima di una falsa accusa di terrorismo “trotskista”. Arrestato durante il gran terrore e condannato ai lavori forzati nei campi della Kolyma, riuscì a sopravvivere a condizioni estreme e disumane. Il film scava nelle ombre di un’epoca segnata dalla paranoia e dalle violenze sistematiche, offrendo un racconto sul potere e la giustizia in tempi di regimi totalitari. Löznitsa usa questa storia del passato per riflettere sul presente, senza riferirsi esplicitamente all’attualità militare.

La musica e la protesta femminile nel cileno the wave

Sebastián Lelio porta a Cannes “The Wave”, un musical che si ispira alle grandi proteste femministe cilene del 2018. Il film illustra il movimento nato dal collettivo femminista Lastesis, definito dai media internazionali come momento chiave per la lotta contro la violenza di genere in America Latina. Le protagoniste sono centinaia di donne che si unirono in un flash mob e inno denominato “El violador eres tu” , rivolto a polizia, magistratura e istituzioni ritenute complici della cultura di abuso diffusa.

Attraverso la forma musicale, il film racconta la forza della solidarietà femminile nel denunciare il sessismo e la violenza sulle donne. Ripercorre i gesti e le parole di quel movimento, mettendo in luce il coraggio di chi alzò la voce contro un sistema giudicato colpevole di proteggere gli abusatori. “The Wave” non si limita a un semplice documentario: mette in scena emozioni, rabbia e richieste di giustizia con un ritmo coinvolgente e diretto.

Thriller e repressione nella politica brasiliana e nell’industria egiziana

Kleber Mendonça Filho torna a Cannes con “The Secret Agent”, un thriller ambientato nel Brasile degli anni 70, periodo segnato da regime militare e repressione. Il protagonista è Marcelo, un professore che torna nella propria città natale, Recife, in cerca di serenità. La sua vita cambierà rapidamente quando si ritrova coinvolto in un intreccio complesso di segreti di stato e sorveglianza.

Il film usa la tensione narrativa per raccontare un’epoca oscura della storia brasiliana, in cui il potere statale usava metodi crudeli per mantenere il controllo. Wagner Moura, attore noto per il ruolo in “Narcos”, interpreta Marcelo. La pellicola sarà distribuita in Italia da Minerva Pictures, aggiungendo un nuovo capitolo sul tema della libertà e della repressione politica nel cinema contemporaneo.

Cinema e potere in egitto

Un’altra storia di intrighi politici arriva dall’Egitto con “Eagles of the Republic”, terzo film della trilogia del Cairo di Tarik Saleh. Il protagonista è George Fahmy, attore famoso caduto in disgrazia e costretto a partecipare ad un film di propaganda governativa. La trama dipana relazioni e tensioni in un ambiente controllato dall’autorità militare e politica. George si trova coinvolto in una relazione pericolosa con la moglie di un generale incaricato di supervisionare la produzione.

Saleh mostra così come cultura e politica si intrecciano nel controllo dei mezzi di comunicazione. Il film mette in luce i compromessi e i rischi vissuti da chi opera in contesti di censura e manipolazione.

Dossier 137 e l’indagine nella polizia francese sui gilet gialli

Dominik Moll presenta “Dossier 137”, thriller che si concentra su un’indagine condotta dall’IGPN . La protagonista, Stéphanie, è chiamata a esaminare un caso di presunta violenza illegittima che ha coinvolto poliziotti durante una manifestazione dei gilet gialli a Parigi. La vittima è un giovane gravemente ferito, circostanza che solleva interrogativi sulle modalità dell’intervento delle forze dell’ordine.

Mentre l’inchiesta ufficiale non trova elementi per sostenere l’accusa contro la polizia, l’esame dei fatti prende una piega personale quando Stéphanie scopre un legame con il luogo d’origine del ragazzo. Questo elemento aggiunge una dimensione umana e morale al procedimento, mettendo a confronto doveri professionali e coinvolgimento emotivo.

“Dossier 137” racconta così le contraddizioni tra responsabilità istituzionali e vicende private. Il film sarà distribuito in Italia da Teodora, contribuendo all’approfondimento delle riflessioni sul rapporto tra cittadini e forze dell’ordine.

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