A cagliari una manifestazione antimilitarista contro le spese per le armi e le esercitazioni in sardegna

A cagliari una manifestazione antimilitarista contro le spese per le armi e le esercitazioni in sardegna

Oltre duecento persone a Cagliari protestano contro l’aumento delle spese militari e le esercitazioni in Sardegna, denunciando il decreto sicurezza e manifestando solidarietà al popolo palestinese.
A Cagliari Una Manifestazione A Cagliari Una Manifestazione
A Cagliari, durante la festa della Repubblica, il movimento A Foras ha organizzato una protesta pacifica contro l’aumento delle spese militari e le esercitazioni in Sardegna, denunciando il rischio di conflitti globali e manifestando solidarietà al popolo palestinese. - Gaeta.it

Una protesta pacifica ha animato piazza Costituzione a Cagliari durante la festa della Repubblica con un messaggio chiaro contro l’aumento delle spese militari. Oltre duecento persone si sono radunate sul Bastione per una contro-manifestazione organizzata dal movimento sardo A foras. La scena principale comprendeva una bara bianca simile a quelle usate per i bambini di Gaza, sormontata da una bomba, un’immagine forte che voleva sottolineare la drammaticità della situazione globale.

La contro-manifestazione e i suoi simboli a cagliari

L’allestimento alla festa della Repubblica era pensato per disturbare la normalità delle celebrazioni ufficiali. Il movimento A foras ha voluto denunciare la crescita degli investimenti militari, paragonando quella realtà a un tragico destino per il prossimo futuro. Sulla scalinata del Bastione, lo striscione con la scritta “Assassini, non un euro per le armi” fissava il tema della protesta. Un lenzuolo con la scritta “no alla Repubblica fondata sul riarmo” amplificava il messaggio contro la militarizzazione.

Le immagini risaltavano per la loro crudezza e per l’effetto emotivo: la bara bianca con la bomba era un richiamo diretto alle vittime civili di conflitti come quello in Medio Oriente. I partecipanti erano invitati a riflettere su dove vadano davvero le risorse pubbliche, tra sanità, istruzione e armamenti.

Le esercitazioni militari in sardegna e l’allarme per un conflitto globale

Gli attivisti di A foras hanno ribadito la loro denuncia sulle esercitazioni militari sarde, le più estese del Mediterraneo nel corso dell’anno. Secondo il movimento, questi preparativi non hanno altro scopo se non quello di addestrare i militari per un ipotetico terzo conflitto mondiale. La prova è nel costante aumento del bilancio destinato al comparto della difesa, a discapito dei servizi sociali fondamentali.

La Sardegna, teatro continuo di operazioni militari, è tornata ad essere un centro strategico per il riarmo. I manifestanti hanno puntato il dito contro una politica governativa che continua a sostenere questa prospettiva, pur sapendo che i costi ricadranno sulle popolazioni. Non solo in termini economici, ma soprattutto in vite umane e sofferenza.

La posizione su decreto sicurezza e solidarietà al popolo palestinese

Durante l’incontro antimilitarista non sono mancati riferimenti alle leggi recenti, in particolare il cosiddetto decreto sicurezza. Il movimento ha spiegato come questo provvedimento limiti qualsiasi forma di protesta, anche quelle pacifiche, rappresentando un ulteriore passo verso un clima repressivo imposto dal governo. Ogni forma di dissenso rischia di essere criminalizzata, mentre la marcia verso la guerra prosegue senza ostacoli.

In parallelo, è stata manifestata solidarietà al popolo palestinese, sempre presente nell’agenda politica di A foras. La condanna a Israele è stata netta, sottolineando come il governo italiano, a differenza dei manifestanti, lo sostenga politicamente e militarmente. Le bandiere della Palestina erano numerose tra la folla, accompagnate da quelle dei quattro mori, simbolo delle proteste sarde, a testimoniare un legame internazionale e locale nel rifiuto dei conflitti armati.

Il ruolo della sardegna nelle tensioni militari e le reazioni pubbliche

La Sardegna si conferma luogo centrale per molte esercitazioni e attività militari, diventando simbolo del dissenso contro una presenza militare ritenuta troppo ingombrante. La quantità di risorse spese ogni anno fa discutere, soprattutto per le conseguenze sul territorio e sulla vita quotidiana degli abitanti. Manifestazioni come quella del 2 giugno puntano a tenere alta l’attenzione su questa realtà spesso poco raccontata nei media tradizionali.

I partecipanti a queste manifestazioni provengono da diverse realtà sociali, spesso legate al movimento pacifista ma con radici anche storiche nell’autonomia sarda. L’azione collettiva si carica così di una doppia valenza: da un lato si contrasta la macchina bellica attuale, dall’altro si rivendica una voce propria per un futuro diverso, dove la spesa pubblica non serva a finanziare conflitti ma a migliorare le condizioni di vita locali e nazionali.

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