Due carabinieri assolti nell’inchiesta the Untouchables sul distretto ceramico emiliano

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Nel corso dell’appello dell’inchiesta ‘The Untouchables’, che aveva coinvolto diverse figure del distretto ceramico tra Sassuolo, Modena e la provincia di Reggio Emilia, due carabinieri sono stati assolti con formula piena. Il procedimento ha riguardato accuse di usura, estorsione e tentato abuso d’ufficio, tra cui quella di far parte di un presunto sodalizio criminale attivo dal 2013. Le decisioni della Corte d’appello hanno modificato pesantemente i verdetti pronunciati in primo grado, alleggerendo le pene e riconoscendo l’innocenza dei due militari.

La genesi dell’inchiesta the Untouchables nel distretto ceramico

L’inchiesta denominata ‘The Untouchables’ è stata avviata nel 2013 per individuare una rete criminale attiva nel cuore del distretto ceramico emiliano, tra Sassuolo, Modena e il reggiano. Le indagini erano partite da segnalazioni di imprenditori locali che denunciavano pressioni, richieste estorsive e pratiche usurarie da parte di alcune persone ritenute vicine a figure delle forze dell’ordine. Le accuse principali riguardavano Adamo Bonini e Rocco Ambrisi, residenti rispettivamente a Castellarano e Casalgrande, considerati i protagonisti del sodalizio criminale. Successivamente, la vicenda ha coinvolto anche alcuni carabinieri tra cui uno imputato per tentato abuso d’ufficio. L’indagine aveva sollevato clamore, dal momento che metteva in discussione l’integrità di parte delle forze dell’ordine impegnate sul territorio.

Primo grado: condanne e assoluzioni nei confronti degli imputati

Nel processo di primo grado, celebrato nei primi anni successivi alle indagini, il tribunale ha inflitto condanne pesanti: nove anni ciascuno per Adamo Bonini e Rocco Ambrisi, giudicati responsabili di estorsione e usura aggravata ai danni di imprenditori del settore ceramico. Per quanto riguarda i carabinieri, uno è stato condannato a due anni per tentato abuso d’ufficio, mentre un secondo militare era stato assolto. Le sentenze in primo grado avevano suscitato grande attenzione a causa della delicatezza delle accuse e dell’impatto sulla reputazione delle forze dell’ordine. Tuttavia, diverse difese hanno presentato appello, contestando l’interpretazione dei fatti e la qualificazione delle prove raccolte.

La sentenza d’appello: assolta la posizione dei carabinieri e riduzioni di pena

Nel recente processo d’appello, i giudici hanno completamente assolto i due carabinieri imputati, stabilendo che “il fatto non sussiste.” Questa decisione ha ribaltato la precedente condanna per tentato abuso d’ufficio e restituito dignità ai militari coinvolti. Per quanto riguarda gli altri imputati, la Corte ha ridotto significativamente le pene: Rocco Ambrisi è stato condannato a quattro anni e tre mesi, mentre Adamo Bonini ha ricevuto una pena di cinque anni. Questo mutamento nelle valutazioni giudiziarie riflette un diverso bilanciamento delle prove e una lettura più cauta delle responsabilità penali dell’imputato. Le difese delle accuse avevano sottolineato la carenza di elementi concreti a sostegno delle imputazioni più gravi.

Le ripercussioni personali e professionali per gli imputati assolti

L’avvocato Cosimo Zaccaria, difensore di uno dei carabinieri assolti, ha descritto il percorso giudiziario come “un calvario durato undici anni.” Il suo assistito, considerato uno tra i migliori investigatori di Modena, è stato privato improvvisamente del ruolo e delle responsabilità professionali, subendo un duro colpo alla carriera. L’assoluzione finale riconosce il venir meno delle accuse, ma non cancella l’impatto personale e lavorativo subito nei lunghi anni di procedimento. Gli effetti sulla reputazione e sulle condizioni di lavoro dei militari coinvolti saranno probabilmente oggetto di attenzione in futuro, soprattutto per comprendere come si possano proteggere le persone nel campo delle indagini da accuse infondate che intrecciano mondo criminale e istituzioni.

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