66 procedure di infrazione aperte dall’unione europea contro l’Italia: focus su ambiente ed energia

66 procedure di infrazione aperte dall’unione europea contro l’Italia: focus su ambiente ed energia

L’Unione europea ha aperto 66 procedure di infrazione contro l’Italia, principalmente per questioni ambientali ed energetiche, con multe milionarie e ritardi nel rispetto del regolamento UE sul metano e nella gestione di rifiuti e acque reflue.
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L’Unione europea ha aperto 66 procedure di infrazione contro l’Italia, principalmente per violazioni ambientali ed energetiche, inclusa la recente mancata applicazione del regolamento UE sul metano, con sanzioni milionarie e problemi irrisolti soprattutto su rifiuti e acque reflue. - Gaeta.it

L’Unione europea ha attivato numerose procedure di infrazione nei confronti dell’Italia. Al 2025, sono 66 quelle ancora in corso. Gran parte di queste riguardano questioni ambientali e il settore energetico. Tra le più recenti, spicca la contestazione sul mancato rispetto del regolamento sul metano adottato dall’UE nel 2024. Il peso economico di questi contenziosi pesa sulle casse italiane, con multe milionarie e obblighi ancora in sospeso. Nel corso degli anni molte procedure si sono accumulate, soprattutto legate alla gestione di rifiuti e trattamento delle acque reflue.

La procedura di infrazione sul regolamento ue 2024/1787 sul metano

Il 17 luglio 2025, la Commissione europea ha comunicato una nuova procedura di infrazione che coinvolge nove Paesi, tra cui l’Italia. L’accusa riguarda il mancato adempimento agli obblighi imposti dal regolamento UE 2024/1787 riguardante la misurazione e la trasparenza delle emissioni di metano nei settori del petrolio greggio, gas naturale e carbone. Il regolamento, approvato nel 2024 durante la chiusura della legislatura, mira a migliorare il monitoraggio di questi gas altamente inquinanti, fondamentali per rispettare gli impegni climatici.

L’Italia non ha ancora designato e notificato a Bruxelles un’autorità competente per eseguire controlli e garantire il rispetto delle norme. Questo passaggio avrebbe dovuto essere completato entro il 5 febbraio 2025. L’assenza di questo atto formale sta causando la nuova infrazione. Altri Paesi coinvolti nella stessa contestazione sono Bulgaria, Estonia, Spagna, Irlanda, Lituania, Austria, Slovacchia e Finlandia. La mancata osservanza del regolamento impedisce un controllo efficace sulle emissioni di metano, gas con un impatto climatico molto superiore a quello della CO2.

Sanzioni e costi delle procedure di infrazione per l’italia

L’Unione europea ha quantificato le sanzioni legate a questi contenziosi. Secondo fonti della Commissione, l’Italia ha dovuto versare fino ad oggi circa 800 milioni di euro in multe per aver violato norme comunitarie su vari fronti ambientali. Le cause partono da anni e molte di esse sono arrivate in seconda istanza, diventando definitive. Questi casi, pur negativi per il nostro Paese, hanno contribuito a definire linee guida europee in materia di ambiente.

Molti procedimenti riguardano la gestione dei rifiuti, settore in cui l’Italia è sotto osservazione da almeno due decenni. La procedura avviata nel 2003, nella fattispecie la 2003/2077, ha identificato gravi carenze nel rispetto delle direttive comunitarie sui rifiuti, inclusi quelli pericolosi e la gestione delle discariche. Le sentenze più importanti della Corte di giustizia hanno sottolineato che l’Italia non ha recuperato né smaltito i rifiuti a norma, mettendo a rischio la salute pubblica e l’ambiente.

Le procedure più vecchie ancora aperte e le problematiche ambientali irrisolte

Tra le contestazioni più datate ancora aperte figurano vari casi che riguardano direttamente sistemi di smaltimento e trattamento delle acque e dei rifiuti. La procedura 2004/2034 è legata alla cattiva applicazione degli articoli 3 e 4 della direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane. L’Italia non ha completato l’adeguamento degli impianti per il trattamento, lasciando scarti pericolosi senza i dovuti controlli.

Un altro caso di rilievo è quello aperto nel 2007 con la procedura 2007/2195, che riguarda l’emergenza rifiuti in Campania. Anche qui persistono problemi di gestione e smaltimento, nonostante gli interventi degli ultimi anni. Queste procedure provocano sanzioni economiche che l’Italia continua a dover affrontare ogni semestre finché il problema non verrà risolto.

Il cumulo di queste infrazioni evidenzia la difficoltà del nostro Paese nel rispettare integralmente le norme europee ambientali e la necessità di interventi mirati che garantiscano la conformità. Bruxelles resterà vigile sull’attuazione di queste direttive fondamentali per la tutela dell’ambiente e la salute dei cittadini.

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