La politica di New York si scuote con la vittoria a sorpresa di Zohran Kwame Mamdani alle primarie democratiche per il sindaco. Un giovane politico di 33 anni, nato in Uganda da genitori indiani, che si è fatto strada nel competitivo panorama della città con una campagna basata su temi sociali forti e una comunicazione vicina ai cittadini. Mamdani ha ribaltato i pronostici, superando avversari consolidati e proponendo idee radicali sui diritti sociali e sull’equità economica. Il risultato porta nuove dinamiche anche all’interno del partito democratico, segnando una svolta nel rapporto con gli elettori progressisti.
Origini e formazione di zohran kwame mamdani
Zohran Kwame Mamdani nasce a Kampala, in Uganda, il 18 ottobre 1991, da una famiglia che incrocia radici culturali profonde. Suo padre, Mahmood Mamdani, è un noto accademico con origine indiane, docente di scienze politiche alla Columbia University; la madre, Mira Nair, regista di fama internazionale, è stata candidata all’Oscar con film importanti come Salaam Bombay e Monsoon Wedding. A cinque anni, Mamdani si trasferisce con la famiglia a Cape Town, in Sudafrica, dove il padre inizia un incarico accademico. L’arrivo a New York avviene quasi subito dopo, a sette anni, quando il padre assume un ruolo alla Columbia University. Qui, nel quartiere multietnico di Astoria, il giovane cresce immerso in un ambiente fatto di mille culture. La sua formazione prosegue al Bowdoin College, dove si laurea in African Studies, portando la sua esperienza personale in un contesto accademico che ha poi influenzato il suo percorso politico.
L’ingresso in politica e l’ascesa alle primarie
La prima vera apparizione pubblica di Mamdani risale al 2020, quando entra in politica nell’ambito progressista dei Democratici, legato ai movimenti sorti dopo la morte di George Floyd. Benché all’inizio poco conosciuto, riesce a farsi largo nel firmamento politico di New York predicando idee radicali. Da deputato socialista dello stato di New York per il distretto del Queens, ha promosso misure concrete, come l’aumento della tassazione sulle fasce più ricche, un piano per elevare il salario minimo a 30 dollari l’ora entro il 2030, e un ‘congelamento’ degli affitti per chi abita in città. La sua piattaforma include anche l’assistenza all’infanzia, proponendo asili gratuiti per bambini fino a sei anni. Fra le sue iniziative più notevoli c’è stato uno sciopero della fame con i tassisti per avviare tagli al debito per 450 milioni di dollari. Ha inoltre ottenuto ampi stanziamenti per migliorare il servizio metropolitano e ha avviato un programma per autobus gratuiti, opponendosi anche alla costruzione di una centrale elettrica considerata inquinante.
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La campagna elettorale, strategia e messaggi sociali
La campagna elettorale di Mamdani si è distinta per un’energia fuori dal comune e un tono ottimista, a suo modo innovativo per la politica di New York. Ha utilizzato spazi digitali come Instagram e TikTok per raggiungere un pubblico giovane, facendo video in diretta che hanno raccolto migliaia di visualizzazioni. La sua comunicazione punta sulla concretezza e sulla lotta contro le disuguaglianze, mettendo al centro la vita quotidiana dei newyorkesi. Non ha accettato grandi donazioni da parte di finanzieri o lobby, sostenendosi esclusivamente tramite micro-donazioni. Il suo messaggio si oppone anche alle politiche anti-immigrati promosse dall’ex presidente Trump, definendo la sua azione come una lotta per “liberare la città da quel tipo di fascismo”. Sul piano internazionale, Mamdani si è espresso duramente contro Israele, accusandolo di genocidio nella striscia di Gaza, prendendo così posizioni nette che riflettono la sua visione politica e il suo impegno filopalestinese.
Reazioni e significato politico della vittoria
La vittoria di Mamdani ha raccolto consensi significativi da figure di spicco della sinistra americana. Il senatore Bernie Sanders ha definito il risultato come un successo contro l’establishment politico, economico e mediatico. Alexandria Ocasio-Cortez, deputata nota per il suo impegno progressista, ha riportato su ‘X’ che Mamdani ha vinto nonostante milioni di dollari spesi dai miliardari e dalle lobby contro di lui. Questo segnale ha rafforzato la pressione sul partito democratico nazionale perché consideri maggiormente le correnti più radicali all’interno dell’elettorato urbano. Se il 33enne sarà eletto sindaco, scrive la stampa, sarà il primo sindaco musulmano e indiano-americano di New York, un evento che può trasformare la rappresentanza nella città più popolosa degli Stati Uniti e aprire un orizzonte diverso per il futuro della politica locale.