Vittima di omicidio a napoli, la sorella contro la pubblicazione della foto con l’assassino: “è violenza”

Vittima di omicidio a napoli, la sorella contro la pubblicazione della foto con l’assassino: “è violenza”

Il processo di appello per l’omicidio di Giulia a Napoli si avvicina, mentre la famiglia Tramontano denuncia la diffusione della foto con Alessandro Impagnatiello e chiede rispetto per la vittima.
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Il processo di appello per l’omicidio di Giulia a Napoli riporta l’attenzione sul caso, mentre la famiglia protesta contro la diffusione di immagini irrispettose della vittima e chiede giustizia confermando la condanna all’ergastolo. - Gaeta.it

La vicenda dell’omicidio che ha sconvolto Napoli torna al centro dell’attenzione con l’avvicinarsi del processo di appello contro Alessandro Impagnatiello. Un caso drammatico che vede coinvolta una giovane donna, fidanzata e incinta di sette mesi, uccisa con modalità aggravate. La sorella della vittima, Chiara Tramontano, ha denunciato su Instagram il modo in cui i media continuano a diffondere una foto che ritrae la vittima abbracciata al suo assassino, definendolo un gesto che oltrepassa i confini del rispetto e si trasforma in violenza quotidiana.

La protesta della famiglia contro la diffusione delle immagini

Chiara Tramontano ha pubblicamente espresso la sua contrarietà alla circolazione di quella fotografia che mostra la sorella insieme a Impagnatiello, sottolineando come questa scelta alimenti una narrazione sbagliata e ingiusta dei fatti. Per lei, infatti, continuare a condividere quell’immagine non porta a raccontare verità, ma cancella il ricordo autentico di Giulia e la sua dignità. La famiglia, a fianco della vittima, vede così reiterarsi un’offesa che aggiunge dolore al lutto profondo.

Nel messaggio diffuso su Instagram, la sorella ha scelto parole nette, denunciando che tale pubblicazione equivale a una spettacolarizzazione del dolore e a un’umiliazione nei confronti di chi ormai non può più difendersi. E ha definito questa pratica lontana dal giornalismo, ma piuttosto complicità con chi ha commesso il crimine. Un appello che parla a tutti, a media e opinione pubblica, affinché venga evitata ogni ripetizione di questo atteggiamento.

Il processo di appello e le richieste della difesa

Il processo di secondo grado inizierà alle 9.30 del giorno seguente e vedrà Alessandro Impagnatiello insieme alla sua avvocatessa, Giulia Geradini, davanti ai giudici. La difesa punta a escludere alcune delle aggravanti contestate al barman: la premeditazione e la crudeltà. Inoltre, sollecita il riconoscimento di attenuanti generiche per ridurre la pena inflitta in primo grado.

La pubblica accusa, rappresentata dalla sostituta pg Maria Pia Gualtieri, dovrebbe chiedere che venga confermata la sentenza all’ergastolo per l’omicidio pluriaggravato. La speranza dei familiari è che la giustizia mantenga ferma la sua posizione rispetto alla gravità del fatto.

La presenza costante della famiglia in tribunale

Da mesi la famiglia di Giulia segue ogni udienza con attenzione, non perdendo mai l’occasione di essere presente in aula. La madre Loredana Femiano, il padre Franco, la sorella Chiara e il fratello Mario hanno trovato nel sostegno reciproco una forza importante per affrontare questa fase difficile, assistiti dai legali Giovanni e Daniele Cacciapuoti.

Questa presenza testimonia quanto il caso sia sentito e quanto il percorso processuale rappresenti un momento cruciale. La famiglia ha scelto di difendere la memoria di Giulia in modo attivo e diretto, senza lasciare che il dolore si trasformi solo in silenzio. Le udienze diventano un campo in cui si gioca il rispetto per la verità e per chi non c’è più.

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