Una vicenda drammatica si è consumata all’interno del carcere di Ferrara, dove una detenuta transgender ha denunciato di essere stata violentata da quattro uomini all’interno di una cella della sezione protetti. Il caso ha subito attirato l’attenzione della procura locale, che ha aperto un fascicolo per accertare quanto accaduto. La vittima, una donna italiana poco più che quarantenne, era stata trasferita da poco tempo da un altro carcere con una sezione dedicata a detenuti transgender. Questo episodio pone ancora una volta sotto i riflettori le condizioni di sicurezza e la gestione delle persone LGBT nelle strutture penitenziarie italiane.
Trasferimento e condizioni nel carcere di ferrara
La detenuta è arrivata a Ferrara a fine marzo 2025, dopo essere stata trasferita dal carcere di Reggio Emilia, che in regione ospita l’unica sezione specifica per persone transgender. Già nei primi giorni dopo il trasferimento, la donna aveva manifestato paura e subito chiesto di spostarsi in un altro istituto, ritenuto più sicuro per la sua condizione. A raccontarlo ai media è la garante comunale dei detenuti di Ferrara, Manuela Macario, che ha spiegato come la donna avesse parlato del timore di subire violenze sia con lei sia con la direttrice del carcere. Quest’ultima aveva chiesto un trasferimento immediato, senza però ottenere risultati tempestivi.
La sezione protetti e le sue criticità
Nel carcere di Ferrara, la donna è stata messa nella sezione protetti, in teoria destinata a detenuti con esigenze particolari, ma composta quasi interamente da uomini. La scelta della sua collocazione ha destato preoccupazioni e critiche, perché non avrebbe rispettato quelle necessità di tutela e sicurezza che una persona transgender dovrebbe avere in ambiente carcerario.
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Segnalazioni di molestie e mancanze delle istituzioni
Prima dell’aggressione denunciata, la detenuta aveva già riferito di episodi di molestie nei corridoi della struttura. Le sue segnalazioni non hanno portato a misure protettive efficaci, facendo emergere una serie di lacune nella gestione del carcere. La garante Macario ha definito questa situazione “una vergogna”, sottolineando la gravità della vicenda non solo per l’accaduto ma anche per l’incapacità delle istituzioni di tutelare adeguatamente una persona così vulnerabile.
Le critiche riguardano soprattutto la scelta di inserire una donna transgender in un reparto dove la maggioranza dei detenuti sono uomini, senza garanzie sufficienti per proteggerla da rischi concreti. Gli enti preposti sembrano non aver colto il pericolo, ignorando le richieste e i segnali lanciati da tempo dalla donna. Questo episodio si aggiunge al tema più ampio del trattamento dei detenuti LGBT nelle carceri italiane e alla necessità di garantire spazi e misure che rispettino la loro condizione e prevengano abusi.
La denuncia e avvio delle indagini
Il 24 giugno 2025, la detenuta si è rivolta all’infermeria del carcere di Ferrara per segnalare di essere stata violentata da quattro uomini all’interno della cella. Subito è scattato il protocollo di soccorso: la donna è stata accompagnata al pronto soccorso per le visite mediche e sono state attivate le procedure investigative interne alla struttura penitenziaria. Parallelamente, la procura di Ferrara ha aperto un fascicolo per violenza sessuale a carico di ignoti.
Il focus delle indagini
Le indagini puntano a risalire agli autori della violenza e a chiarire come sia stato possibile che l’episodio si verificasse in un’area “protetta” del carcere. Per ora non sono stati resi noti ulteriori dettagli sugli sviluppi del caso, ma l’attenzione delle autorità rimane alta, considerando l’impatto umano e istituzionale di quanto accaduto.
Il caso di Ferrara fa emergere la situazione fragile di chi vive in carcere la propria identità di genere senza adeguate tutele, e apre nuovi interrogativi sulle responsabilità di chi gestisce questi ambienti. Restano aperti interrogativi sulle misure adottate e sul rispetto dei diritti fondamentali dentro le mura delle carceri italiane.