Violenza di genere a Settimo torinese e dati primi mesi 2025: troppo silenzio sulle denunce

Violenza di genere a Settimo torinese e dati primi mesi 2025: troppo silenzio sulle denunce

Il caso di violenza a Settimo Torinese evidenzia criticità nel sistema di tutela nonostante il calo degli omicidi nel 2025; aumentano denunce, violenze invisibili e rischi digitali per le donne.
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L'articolo descrive un caso di violenza domestica a Settimo Torinese, evidenziando le difficoltà del sistema di tutela e l’aumento delle denunce nel 2025, nonostante un calo degli omicidi di donne, e sottolinea la persistenza e le nuove forme della violenza di genere. - Gaeta.it

Il caso di violenza scoppiato a Settimo Torinese all’inizio di luglio sottolinea una realtà spesso nascosta ma grave. Un litigio degenerato, una donna che finalmente chiama il 112, la scoperta di precedenti inquietanti sul suo compagno, e la risposta delle forze dell’ordine. Questo episodio si inserisce in un contesto più ampio, dove i dati 2025 mostrano un calo degli omicidi ma un aumento delle denunce e dei casi di violenza non visibile. Le denunce esistono, molte donne chiedono aiuto, ma spesso la protezione resta insufficiente e la paura non si spegne.

Il caso di violenza a Settimo torinese: come è andata

A Settimo Torinese, un uomo di 40 anni ha avuto un acceso litigio con la sua compagna, a inizio luglio. Le urla erano così forti da raggiungere il pianerottolo, dove si trovava la famiglia della donna. La situazione è degenerata con minacce rivolte a tutti. La ragazza ha reagito chiamando il 112. Questa chiamata ha fatto scattare l’intervento immediato di due pattuglie della Tenenza locale.

Intervento dei carabinieri e precedenti

I carabinieri hanno raccolto testimonianze e preso i dati dell’uomo. Ben presto è emerso che il soggetto era già noto alle forze dell’ordine. Su di lui pendeva infatti un codice rosso attivato in passato per episodi di violenza contro la madre. Questo precedente ha subito acceso il campanello d’allarme.

Dalla perquisizione nell’appartamento dell’uomo, vicino a quello della vittima, sono state trovate armi e droga: un coltello a serramanico, una pistola scacciacani priva del tappo rosso, il che rendeva l’arma facilmente confondibile con una vera, e dell’hashish in quantità sufficiente a una segnalazione alla Prefettura.

A quel punto è scattata la denuncia per atti persecutori e per possesso di armi bianche, più la segnalazione per droga. La Procura di Ivrea ha aperto un fascicolo dando attenzione al codice rosso preesistente. Il giudice potrà decidere misure cautelari come l’allontanamento, il divieto di avvicinamento o arresti domiciliari. Quel che emerge è un quadro di rischio concreto e persistente per la donna.

Dati sulla violenza di genere primi mesi 2025: meno omicidi ma non meno violenza

L’ultimo trimestre disponibile del 2025, relativo ai dati forniti dal Viminale, mostra una diminuzione degli omicidi con vittime donne. Si passa da 26 femminicidi nel periodo precedente a 17 nel primo trimestre del 2025, un calo del 35%. Questo numero fa sensazione ma va letto con attenzione.

Se da una parte il dato sugli omicidi è positivo, dall’altra la violenza sulle donne rimane molto diffusa e spesso invisibile. Le aggressioni fisiche e psicologiche, gli insulti, le minacce e le molestie continuano in forma costante. Molte vittime subiscono senza denunciare. Si calcola che dietro ogni denuncia ce ne siano almeno cinque che non arrivano ai magistrati.

Le violenze non sempre iniziano con un’esplosione di aggressività fisica. Spesso partono da parole di disprezzo, commenti degradanti o imposizioni nel quotidiano. Questi segnali, che dovrebbero far suonare l’allarme, vengono però ignorati o minimizzati. Sono le radici di un fenomeno che si insinua nelle vite delle donne molto prima di diventare cronaca.

Fragilità del sistema di tutela e nuovi rischi digitali

La legge cosiddetta Codice Rosso, introdotta per accelerare i tempi di intervento e rafforzare la tutela delle vittime, fatica a mantenere le promesse. I tribunali soffrono di lungaggini, le forze dell’ordine spesso lavorano con risorse limitate e i centri antiviolenza vedono i fondi tagliati o insufficienti.

Questi elementi si combinano per lasciare molte donne senza un sostegno tempestivo. Le misure cautelari spesso arrivano quando la situazione è già pericolosa o irreversibile. La mancata percezione del rischio reale e il ritardo nelle risposte fanno alzare la soglia dell’emergenza.

Minorenni vittime e fenomeno digitale

Si registra anche un aumento delle vittime minorenni, che sono sempre più coinvolte nei procedimenti per violenza domestica. Nel contempo, la violenza si sposta anche nel mondo digitale. Video di aggressioni, stupri, ricatti a sfondo sessuale girano nelle chat e sui social, velocissimi e difficili da fermare con le leggi attuali.

Questa evoluzione mostra un fenomeno che assume nuove forme e si adatta, senza perdere la sua natura di controllo e sopraffazione. La forza di questa dinamica sta nell’essere spesso nascosta e nei meccanismi di colpevolizzazione della vittima.

Donne che denunciano ma che restano spesso sole

Nonostante la paura e la pressione sociale, sono molte le donne che cercano aiuto. Nel primo trimestre 2025 centinaia di denunce per maltrattamenti, atti persecutori e violenza sessuale sono emerse. Questi dati provengono sia dagli uffici giudiziari, che da osservatori indipendenti.

Ancora, però, molte donne restano isolate o non trovano le condizioni per interrompere la violenza. Motivi economici, mancanza di supporto familiare o la paura di ritorsioni tengono molte vittime prigioniere di situazioni drammatiche. Chi prova a ribellarsi spesso incontra muri sul fronte delle misure protettive.

Il fenomeno della violenza di genere, benché meno visibile nei casi estremi, mantiene radici profonde nella cultura e nei rapporti di potere dentro la famiglia e nella società. Quest’anno mostra limiti in molti passaggi, dalla prevenzione alla reazione, che impediscono di ridurre davvero il numero delle persone vittime.

La violenza di genere resta quindi un problema che richiede continuità di attenzione e azioni concrete a tutti i livelli. E nessuna statistica deve far abbassare la guardia su un fenomeno che si insinua duro e silenzioso dentro ogni città italiana.

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