In Campania riparte il fenomeno “Cantine aperte”, evento che da più di trent’anni avvicina appassionati e turisti al mondo del vino, proponendo esperienze che uniscono degustazioni e visite nelle vigne. A Boscotrecase, in provincia di Napoli, Anna Paola Sorrentino, presidente regionale del Movimento Turismo del Vino, presenta progetti e iniziative per far conoscere vini come il Frupa, un piedirosso dalle forti radici pompeiane. Il ciclo di eventi punta su visite guidate nei vigneti, incontri con agronomi ed enologi, giochi di degustazione e assaggi selezionati, con l’obiettivo di rinnovare l’interesse verso prodotti che in Campania e in Italia faticano a trovare mercato, nonostante la qualità crescente.
L’origine e l’evoluzione di cantine aperte in campania, la riscoperta dei vigneti e delle tradizioni
Il progetto “Cantine aperte” va avanti dal 1993, avvicinando il pubblico al mondo della produzione vinicola nelle sue varie fasi. Dal 1993 a oggi si è passati dall’occasione di visitare solo le cantine a una vera esperienza in vigna, per capire come nasce il vino fin dalle prime foglie. Oggi si evita la semplice vista della botte e si punta a far conoscere metodi antichi, come l’uso di anfore di terracotta, accanto a pratiche contemporanee come la fermentazione in barrique di rovere. Il pubblico non si limita a gustare prodotti; incontra tecnici e specialisti che illustrano i dettagli della coltivazione e della vinificazione. Il gioco della degustazione alla cieca aiuta a riconoscere i vitigni e, soprattutto, a capire perché il vino prodotto qui è così particolare. Iniziative del fine settimana prevedono prenotazioni obbligatorie per gestire i flussi di visitatori e evitare situazioni di eccesso. L’evento è una rampa di lancio per la cultura del vino in Campania, cercando di superare un problema noto: vini di qualità riconosciuta nel tempo che però ogni anno trovano un mercato più ristretto.
La mastroberardino experience come modello di ospitalità e cultura
La Mastroberardino experience si presenta come un modello diverso. Nasce dal dialogo con i visitatori già prima della loro presenza in cantina, per capire quali sono le aspettative e costruire un percorso su misura. La tenuta vicino a Atripalda, in provincia di Avellino, si sviluppa su un complesso attrezzato, con due ristoranti che offrono esperienze culinarie differenti e 14 camere per l’ospitalità. Il museo dedicato, già esposto al Vinitaly di Verona, racconta la storia della famiglia e della produzione vinicola irpina. La tenuta è guidata da Piero Mastroberardino, docente universitario a Foggia, che rappresenta la terza generazione della famiglia. “Suo padre e suo zio hanno fondato la produzione di Taurasi ad alta qualità e sono considerati pionieri.” L’esperienza offerta combina professionalità e attenzione a chi arriva per imparare e degustare, valorizzando il rapporto diretto con chi produce.
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In Irpinia, altre cantine si sono aperte con spirito turistico. La famiglia Capaldo, a Sorbo Serpico, ha ristrutturato una vecchia struttura per offrire accoglienza e servizi più ampi al pubblico. San Gregorio, un borgo con 12 camere, si presenta come un’oasi di relax oltre che punto di degustazione. Antonio Capaldo ha coinvolto lo chef Antonio Minichiello, noto per il suo passato nelle cucine di hotel toscani. Questo connubio ha portato a un’offerta gastronomica di livello abbinata ai vini tipici locali, come il Greco di Tufo “Cutizzi”. A Montefalcione, nella cantina Donna Chiara, Ilaria Petitto, figura di rilievo tra le produttrici campane, propone visite con conversazioni e degustazioni che stuzzicano anche i turisti meno esperti. Gli appuntamenti includono incontri sul vigneto e abbinamenti informali, come pizza e rosato locale. Un’attenzione speciale viene data anche alle famiglie: la tenuta Cavalier Pepe di Milena Pepe, enologa italo-belga, ha organizzato giochi e menù per bambini. Tra le proposte più apprezzate c’è Rosa Chiaro, vino rosso dai tannini più leggeri e un’etichetta termosensibile che indica la temperatura ideale per berlo.
Il mercato del vino campano e la sfida della valorizzazione: prezzi, filiera e dinamiche commerciali
Il mercato del vino vive oggi una fase critica sia in Campania che in Francia, con cali nelle vendite nonostante la qualità dei prodotti migliori. Giulio Iannini, esperto commerciale, segue diverse cantine italiane e sottolinea come il problema principale non sia la produzione, ma i costi di distribuzione e i ricarichi applicati da chi vende al dettaglio e alla ristorazione. “Un Greco di Tufo che arriva a costare quasi 6 euro in cantina può trovare prezzo triplicato in ristorante senza giustificazioni chiare.” La Campania resta un territorio fertile per il bianco, ma il discorso vale per molti vini locali. Il sistema attuale si fonda su una lunga filiera, che coinvolge aziende agricole, mercanti, enoteche, e operatori. Le iniziative come “Cantine aperte” aiutano ad avvicinare il pubblico e a incrementare la consapevolezza, ma la domanda di mercato e la distribuzione restano sfide aperte, con migliaia di posti di lavoro che dipendono da questa industria.