Vendemmia 2025, produzione record e domanda in calo: stock in cantina a livelli senza precedenti in italia

Vendemmia 2025, produzione record e domanda in calo: stock in cantina a livelli senza precedenti in italia

Il settore vitivinicolo italiano si prepara a una vendemmia record di 50 milioni di ettolitri nel 2025, con scorte in crescita fino a 90 milioni e cali nei consumi e prezzi che mettono a rischio i produttori.
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Il settore vitivinicolo italiano nel 2025 rischia un eccesso di produzione con scorte record e calo dei consumi, che mettono sotto pressione prezzi e redditività, richiedendo un urgente aggiustamento produttivo. - Gaeta.it

Il settore vitivinicolo italiano si prepara a una vendemmia di circa 50 milioni di ettolitri nel 2025, una quantità che rischia di aggravare ulteriormente l’accumulo di scorte in cantina. Un’eccessiva offerta rispetto alla domanda potrebbe portare a una situazione difficile per i produttori, con una sovrabbondanza che arriverà quasi a raddoppiare il volume attuale stoccato. Il quadro viene tracciato dall’osservatorio dell’Unione italiana vini, che mette in luce una fase di forte criticità per il mercato, evidenziando cali nei consumi sui mercati principali e una contrazione generale dei prezzi che impatterà sull’intero comparto.

La quantità di vino immagazzinata rischia di raggiungere i 90 milioni di ettolitri

Se la vendemmia si confermerà intorno ai 50 milioni di ettolitri, a ottobre 2025 in cantina si accumuleranno circa 90 milioni di ettolitri di vino invenduto. Questo volume rappresenta quasi il doppio di una normale raccolta annuale. La situazione, difficile da sostenere, deriva da una domanda più debole rispetto all’offerta disponibile.

Una condizione simile è rara e potrebbe produrre effetti importanti sul valore del vino prodotto. Il settore si trova di fronte a una riduzione del valore commerciale stimato intorno al 5,3%, traducibile in perdite superiori a mezzo miliardo di euro tra il 2024 e il 2025. Inoltre, il prezzo medio di vendita del vino rischia di subire un calo a doppia cifra, mettendo in difficoltà i produttori.

Un quadro complesso per i principali paesi produttori

Questo squilibrio interessa tutti i principali Paesi produttori, ma l’Italia presenta una peculiarità: è l’unica nazione dove il vigneto continua a espandersi. Di conseguenza, cresce anche il potenziale produttivo, nonostante la domanda sia in sofferenza. A livello generale, il settore vitivinicolo mondiale affronta una fase complicata, ma il fatto che la superficie coltivata in Italia aumenti indica un rischio particolare legato alla sovrapproduzione nel nostro Paese.

Il ruolo dell’unione italiana vini e le parole di lamberto frescobaldi

Il focus sull’andamento del settore è stato presentato dall’osservatorio dell’Unione italiana vini, durante l’assemblea generale dell’associazione che riunisce oltre 800 aziende socie e rappresenta l’85% delle esportazioni nazionali di vino. Alla guida dell’associazione, per un nuovo mandato di tre anni, c’è Lamberto Frescobaldi, che ha sottolineato come le difficoltà esistessero già in passato ma erano state attenuate da due vendemmie precedenti anomale, caratterizzate da rese molto contenute rispetto alla media.

Necessità di un aggiustamento della produzione

Frescobaldi ha insistito sulla necessità di un aggiustamento drastico della produzione, suggerendo una riduzione di 7-8 milioni di ettolitri nella produzione annua. Un intervento simile sarebbe indispensabile per mantenere stabili i prezzi e la redditività di uno dei settori più importanti per l’export e la bilancia commerciale italiana. Queste dichiarazioni evidenziano una consapevolezza diffusa nella filiera, determinata dalla difficoltà di bilanciare domanda e offerta in un mercato globale complesso.

Calo dei consumi nei mercati principali e impatto sulle vendite retail

I primi cinque mesi del 2025 mostrano un quadro preoccupante per i consumi di vino italiano. I dati indicano un calo significativo nei volumi acquistati nei quattro mercati europei e americani chiave, dove si concentra la gran parte dell’export nazionale. In Italia, le vendite sono diminuite dell’1,8%, negli Stati Uniti si registra un -4,7%, nel Regno Unito il calo è del 3% e in Germania si arriva a un vero e proprio -9,6%. Questi quattro mercati rappresentano il 73% del fatturato delle aziende vinicole italiane.

Tendenze nelle vendite al dettaglio

Alla riduzione complessiva dei volumi segue una contrazione nelle vendite al dettaglio, che risultano scese del 3,4% nel totale. Particolarmente colpiti sono i vini fermi e frizzanti, che calano del 5,3%. Al contrario, gli spumanti registrano una crescita del 4,9%, un dato che offre qualche segnale diverso nel contesto generale, forse legato alla diversa natura del prodotto e al diverso target di consumatori.

Nonostante ciò, la tendenza generale del mercato evidenzia un rallentamento della domanda che mette pressione sui margini e sulla capacità di assorbire la produzione crescente.

I timori del settore riguardano quindi uno scenario di accumulo di scorte e prezzi in discesa, complicato dalla necessità di mantenere una produzione adeguata senza però saturare un mercato che fatica a rinnovarsi. La situazione sarà al centro delle strategie del comparto nei prossimi mesi, con i produttori chiamati a rispondere a un mercato difficile e in evoluzione.

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