Nel dibattito sulle vaccinazioni in Italia la distinzione tra obbligatorie e raccomandate spesso genera fraintendimenti. Questo ha portato molte famiglie a sottovalutare l’importanza degli interventi raccomandati, che pure proteggono dai rischi di malattie gravi. I dati dell’Istituto superiore di sanità evidenziano in Campania un lieve calo nelle coperture per molte vaccinazioni raccomandate nei primi anni di vita. Questi aspetti emergono chiaramente dalle parole di Giannamaria Vallefuoco, segretario regionale della Federazione italiana medici pediatri Campania e pediatra di libera scelta all’Asl Napoli Nord.
Il ruolo fondamentale delle vaccinazioni raccomandate per la salute dei bambini
In Italia, i vaccini si dividono in obbligatori e raccomandati ma questa classificazione non deve ingannare: i secondi sono fondamentali, non meno importanti. Lo ricorda Giannamaria Vallefuoco, sottolineando che “quando un nuovo virus compare, come durante la pandemia di Covid-19, l’assenza di un vaccino lascia la popolazione senza difese.” Per questo ogni possibilità di immunizzazione va colta, soprattutto negli stadi iniziali della vita.
Le vaccinazioni raccomandate prevengono malattie infettive gravi, che un tempo provocavano alti tassi di mortalità e complicazioni disabilitanti. Si pensi ai vaccini contro difterite o poliomielite, ormai quasi scomparse in Italia grazie alla vaccinazione. Oggi si usa anche il vaccino contro i ceppi di meningococco B, C, Y, W, e contro l’Haemophilus influenzae tipo b, patologie che potevano causare meningiti molto gravi e persistono ancora in alcune zone carcatterizzate da scarse coperture. Eppure proprio questi vaccini raccomandati mostrano un tasso di adesione ancora insufficiente, soprattutto in Campania.
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Il piano nazionale prevenzione vaccinale e la sfida del 95% di copertura
Il Piano nazionale prevenzione vaccinale 2023-2025 mira a far raggiungere e mantenere il 95% di copertura per tutte le vaccinazioni raccomandate in età pediatrica. Questo obiettivo rimane distante, specialmente per quanto riguarda i vaccini non obbligatori. Vallefuoco ricorda che “il successo dipende da molteplici fattori, tra cui la condivisione dell’importanza della vaccinazione da parte delle famiglie e la comunicazione chiara e costante da parte dei medici.”
In Campania il ruolo del pediatra di famiglia si conferma cruciale. Da oltre dieci anni queste figure lavorano accanto ai centri vaccinali pubblici, offrendo la somministrazione dei vaccini direttamente negli ambulatori. Questo metodo ha favorito una risposta più capillare e vicina alle esigenze delle famiglie, creando un percorso condiviso per il raggiungimento delle coperture vaccinali.
Sinfonia e l’anagrafe vaccinale: strumenti per una sorveglianza efficace
Il sistema informativo sanitario regionale, chiamato Sinfonia, è uno strumento essenziale per la gestione delle vaccinazioni in Campania. Permette di monitorare in tempo reale quali bambini hanno completato il ciclo vaccinale e quali invece risultano indietro. Grazie a questo sistema si attivano notifiche e richiami mirati per recuperare le vaccinazioni mancanti.
Sinfonia non è solo un archivio digitale. Facilita il raccordo tra pediatri e medici di medicina generale, permettendo una sorveglianza epidemiologica puntuale. L’anagrafe vaccinale aiuta a identificare coorti vulnerabili, dove la protezione vaccinale è insufficiente anche se si pensava il contrario. Questa capacità di individuare e intervenire tempestivamente si traduce in una prevenzione più organizzata e personalizzata.
L’importanza di un coordinamento regionale per garantire l’uniformità delle vaccinazioni
Giannamaria Vallefuoco evidenzia anche la necessità di una strategia coordinata a livello regionale. Ogni Asl o area non può procedere per conto proprio, perché la salute è un diritto costituzionale e va garantita allo stesso modo in tutto il territorio. Campania punta a costruire una rete regionale che metta in campo dati e evidenze scientifiche solide per orientare le risposte più urgenti.
Questo coordinamento unisce pediatri, servizi sanitari e famiglie in un processo condiviso. L’obiettivo è superare la gestione individualistica, affermando un modello di pediatria territoriale in cui ogni singolo intervento tutela il benessere collettivo. In questo nuovo approccio la prevenzione vaccinale non guarda più soltanto al singolo bambino, ma a tutta la comunità, per contrastare la diffusione di malattie infettive e proteggere i soggetti più vulnerabili.