Va ripensata la governance del servizio idrico integrato nelle Marche con una tariffa unica regionale

Va ripensata la governance del servizio idrico integrato nelle Marche con una tariffa unica regionale

Il servizio idrico integrato nelle Marche affronta sfide legate a disparità territoriali, investimenti necessari e qualità del servizio; si propone una governance sovraprovinciale con tariffa unica per migliorare efficienza e sostenibilità.
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L’articolo analizza le sfide del servizio idrico nelle Marche, proponendo una governance sovraprovinciale per migliorare efficienza, uniformità tariffaria e investimenti, e sottolinea l’importanza di un ministero dedicato all’acqua per una gestione più efficace. - Gaeta.it

Il servizio idrico integrato nelle Marche affronta oggi sfide notevoli dovute alle differenze territoriali, ai grandi investimenti richiesti e alla necessità di migliorare la qualità del servizio. In questo contesto, emerge la proposta di rivedere la dimensione degli Enti di Governo d’ambito, per superare l’attuale assetto provinciale e avviare un sistema sovraprovinciale o addirittura regionale. L’obiettivo è contenere l’aumento delle tariffe, favorire gli investimenti e assicurare servizi più omogenei in tutta la regione.

Le criticità del modello provinciale e la necessità di un ambito più ampio

Oggi la gestione del servizio idrico nelle Marche è divisa su base provinciale, una scelta che rispecchia situazioni e decisioni molto diverse tra comuni e territori. Moreno Clementi, direttore generale di Viva Servizi che copre la provincia di Ancona, ha sottolineato le difficoltà create da queste differenze. L’esperienza della provincia di Ancona è particolarmente significativa: “Qui, gli investimenti fatti decenni fa, come la costruzione dell’acquedotto di Gorgovivo, hanno garantito buona disponibilità idrica.” Altrove, invece, le condizioni geologiche e scelte amministrative hanno reso problematiche più pesanti.

Questi squilibri comportano che alcune zone richiedano massicci interventi mentre altre hanno una rete già funzionante. Il modello provinciale risulta quindi limitato e poco adatto a progettare investimenti su scala più vasta. Secondo Clementi serve una governance più ampia che possa gestire meglio le risorse, superare le disparità e migliorare complessivamente il servizio idrico.

La proposta di una tariffa unica sovraprovinciale o regionale

Clementi propone un modello di ambito di gestione del servizio idrico più ampio rispetto all’attuale, con la possibilità di adottare una tariffa unica che copra diverse province o addirittura l’intera regione. Questa tariffa unica dovrebbe accompagnarsi a meccanismi di compensazione interna.

Il vantaggio principale è contenere l’aumento delle tariffe nelle zone che richiedono investimenti più consistenti o che hanno subito fenomeni di calo demografico. Con una tariffa unica, inoltre, i vari gestori sarebbero stimolati a uniformare le prestazioni, migliorando la qualità tecnica, amministrativa e commerciale del servizio.

Infine, sul piano degli investimenti il sistema sovraprovinciale metterebbe le basi per un uso più attento e coordinato delle risorse, facilitando opere a lungo termine che altrimenti sarebbero gravate solo su territori limitati, in balia di situazioni economiche sfavorevoli.

Lo stato e le prospettive degli investimenti nei prossimi anni

Viva Servizi, società interamente pubblica che opera in provincia di Ancona, ha chiuso il bilancio 2024 con un utile di 7,5 milioni di euro. Questa somma verrà investita sul territorio, che richiede passi avanti importanti. Giuliano Clementi ricorda come nei prossimi dieci anni servano circa 500 milioni di euro solo per rispondere agli effetti dei cambiamenti climatici e per rimuovere inquinanti emergenti che minacciano acqua e ambiente.

Un punto critico è che, essendo Viva Servizi pubblica, gli utili non devono remunerare capitali privati, ma reinvestiti completamente. Questo meccanismo è visto come un elemento di sostenibilità, ma la mole di investimenti richiesti è tale che non si può pensare di farli gravare esclusivamente sulle tasche dei cittadini. Serve una strategia più complessa e condivisa per individuare risorse adeguate.

Tra gli interventi già in corso c’è il progetto di digitalizzazione della rete idrica, parzialmente finanziato dal Pnrr. Attraverso sensori distribuiti lungo tutta la rete, Viva Servizi raccoglie dati in tempo reale per intervenire in modo predittivo sulle perdite idriche, riducendo gli sprechi. Oggi le perdite nella rete nelle Marche si attestano sul 37%, già al di sotto della media nazionale, ma l’obiettivo è portarle al 26% entro il 2026.

Le emergenze ambientali e l’impatto sulla gestione idrica

Un tema importante riguarda l’inquinamento da antibiotici e prodotti per la cura personale che si disperdono nelle acque superficiali e marine. Questa contaminazione richiede impianti di depurazione più sofisticati. Viva Servizi prevede di realizzare una quarta linea depurativa, con un investimento di circa 10 milioni di euro.

Un nodo fondamentale è chi debba farsi carico di questi costi. Secondo Clementi la comunità non dovrebbe sostenere direttamente queste spese: è giusto che chi produce e diffonde questi inquinanti, primo fra tutti l’industria farmaceutica, partecipi al finanziamento delle opere di depurazione. Questo obbligo trova riferimento anche nelle direttive europee, che indicano il 2045 come scadenza per adeguare gli impianti.

La governance frammentata e la necessità di un ministero dedicato all’acqua

Secondo il direttore generale di Viva Servizi uno dei problemi principali è la frammentazione della governance a livello nazionale. Le decisioni relative al servizio idrico sono affidate a più ministeri – infrastrutture, sviluppo, ambiente – che spesso si sovrappongono. Questo rallenta i processi decisionali e limita l’efficacia degli interventi.

Clementi segnala come in altri Paesi esista un ministero dedicato esclusivamente all’acqua, con competenze chiare e tempi rapidi di decisione. Un solo interlocutore istituzionale semplificherebbe i rapporti con le istituzioni europee e faciliterebbe la gestione delle risorse, oltre a dare più continuità e chiarezza alle strategie proprie del settore.

La concessione attuale di Viva Servizi scade nel 2033. Nel frattempo, resta aperta la discussione su come riorganizzare il sistema regionale del servizio idrico per affrontare con risorse, qualità e governance efficaci le sfide attuali che già il territorio delle Marche sta incontrando.

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