utili dello Ior in crescita del 7% nel 2024 con dividendo di quasi 14 milioni per papa Francesco, tra sfide e riforme

utili dello Ior in crescita del 7% nel 2024 con dividendo di quasi 14 milioni per papa Francesco, tra sfide e riforme

Nel 2024 lo Ior registra un utile in crescita del 7% e un dividendo di oltre 13 milioni destinato al papa Francesco, mentre si avvicina il cambio al vertice e proseguono le riforme finanziarie vaticane.
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Nel 2024 lo Ior ha registrato una crescita del 7% dell’utile, con un dividendo record per il Papa, mentre procede la riforma finanziaria vaticana e si attende il cambio al vertice, tra sfide di governance ed equilibrio tra etica e rendimento. - Gaeta.it

Nel 2024 lo Ior, la banca vaticana, ha registrato un utile in crescita del 7% rispetto all’anno precedente. Il dividendo destinato direttamente al papa ha superato i 13 milioni di euro, un risultato appena sopra quello del 2023. Le masse gestite dall’istituto hanno raggiunto 5,7 miliardi, composte da fondi di dipendenti vaticani, congregazioni, diocesi e ambasciate accreditate presso la Santa Sede. Con il bilancio appena chiuso, lo Ior si trova ora davanti a decisioni cruciali per il suo futuro, con riforme finanziarie quasi concluse ma questioni sul cambio al vertice ancora irrisolte.

La crescita finanziaria dello Ior e le masse amministrate

I dati appena pubblicati mostrano come lo Ior abbia consolidato la sua posizione economica nel 2024. Le masse amministrate si sono attestate a 5,7 miliardi di euro, includendo conti correnti, depositi e gestioni patrimoniali affidate dai clienti che gravitano attorno al Vaticano. Questi clienti sono prevalentemente dipendenti, enti religiosi, diocesi o rappresentanze diplomatiche presso la Santa Sede. La progressione economica di quest’anno ha portato l’utile a una crescita del 7% rispetto al 2023, un segnale di stabilità e buona gestione nonostante le complesse dinamiche politiche interne.

Dividendo notevole per papa Francesco

Il dividendo versato al papa, pari a 13,8 milioni di euro, ha superato di poco il risultato dello scorso anno. Questa somma entra direttamente nella disponibilità di Francesco e rappresenta una quota importante nei flussi finanziari interni al Vaticano. Lo Ior, che originariamente fu disegnato come supporto finanziario per la Chiesa, continua a svolgere questo ruolo mantenendo un equilibrio difficile tra tradizione e adattamento ai mercati odierni.

Riforma delle finanze vaticane e sfide per le nomine

Dopo il bilancio chiuso, lo Ior è chiamato a presentare piani coerenti con la più ampia riforma finanziaria voluta da papa Francesco, che ha concentrato un gran numero di risorse e poteri nell’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica. Nonostante la struttura finanziaria appaia quasi definita, resta aperto il nodo delle nomine al vertice. Jean Baptiste de Franssu, presidente dello Ior da quasi 11 anni e già oltre due mandati, dovrebbe essere sostituito secondo lo statuto.

Il francese aveva ricevuto l’incarico durante il pontificato di Giovanni Paolo II e la sua lunga permanenza ha rallentato il ricambio previsto. L’attuale direzione già vede, da tempo, un ruolo di rilievo per Gian Franco Mammì, un dirigente con fiducia diretta di Francesco ben noto all’interno degli ambienti vaticani. Nei mesi scorsi papa Francesco ha nominato tre nuovi membri laici nel consiglio di sorveglianza, segnale che il processo di rinnovamento e maggiore eterogeneità continua. La presenza di membri stranieri esclude per ora gli italiani dall’organo che controlla le attività dello Ior.

Equilibri delicati fra Apsa e Ior

Restano da chiarire equilibri delicati tra Apsa e Ior, soprattutto per quanto riguarda la gestione degli investimenti finanziari. La doppia gestione non formalizzata da una delibera ufficiale apre uno scenario di complessità che la riforma dovrà affrontare al più presto.

Investimenti e limiti etici nello Ior sotto la guida di de Franssu

Il presidente Jean Baptiste de Franssu ha ribadito con chiarezza in un’intervista recente a Bloomberg come l’istituto debba mantenere professionalità e rigorosi standard etici. “I mercati finanziari non hanno pietà” ha detto, sottolineando la necessità che lo Ior produca risultati adeguati per evitare problemi. La banca vaticana, nata dalle ceneri delle crisi degli anni ’80 e ’90, mantiene una rigida politica di esclusione di investimenti in settori come armamenti e farmaci abortivi, oltre ad altri campi ritenuti incompatibili con la dottrina cattolica.

L’approccio etico limita il ventaglio di scelte sul mercato, ma rimane un elemento centrale del profilo della banca. Storicamente si è passati da un periodo di scandalosi intrecci finanziari e opacità – come nel caso di monsignor Paul Marcinkus o della vicenda Ambrosiano – a un impegno marcato per trasparenza e regole internazionali riconosciute. Oggi lo Ior si confronta con mercati globali complessi, ma deve rispettare codici interni molto rigorosi che dettano la linea sugli investimenti.

Il bilancio della santa sede: perdite rilevanti e risorse in calo

L’elemento critico per la gestione delle finanze vaticane resta il bilancio complessivo della Santa Sede, che nel 2024 mostra un disavanzo di circa 70 milioni di euro. Il risultato, pur migliorato rispetto ai 80 milioni di perdita dell’anno precedente, segna una situazione di difficoltà per sostenere le attività ordinarie dell’istituzione.

La principale causa è la contrazione delle entrate. Le offerte provenienti da Stati, fedeli e diocesi, specialmente da paesi come Stati Uniti e Germania, sono diminuite. Questo declino è collegato alla riduzione dei fedeli e agli ingenti risarcimenti legati ai casi di abusi sui minori, che hanno pesato sulle casse. Tale quadro rende necessario il contributo dello Ior, che con il suo dividendo aiuta a tamponare il deficit ormai strutturale.

Nel prossimo futuro lo Stato vaticano dovrà pertanto trovare nuovi equilibri per non compromettere le sue funzioni. Alla gestione finanziaria, più trasparente e moderna, si accompagnano ancora molte sfide legate alla governance, all’efficacia dei budget e a una raccolta fondi che continua a perdere terreno.

I rischi e le prospettive nel futuro della banca vaticana

L’evoluzione dello Ior passa attraverso la conclusione del processo di riforma che papa Francesco ha avviato da anni. La centralizzazione di risorse presso l’Apsa ha profondamente modificato la configurazione finanziaria interna, ma non ha ancora chiarito i confini di competenze né i rapporti tra enti specifici come lo Ior e la Segreteria per l’Economia.

Le tensioni attorno alla gestione dei fondi sui mercati, senza una linea netta e formale, potrebbero complicare il lavoro del futuro presidente dell’istituto. La scelta del successore di de Franssu rappresenta un momento delicato che influirà sul profilo gestionale e strategico della banca.

Le aspettative sono grandi soprattutto sul mantenimento dei principi etici e sulla necessità di risultati concreti in uno scenario globale difficile. Un equilibrio fra attenzione alle regole interne, trasparenza internazionale e rendimento economico resta una sfida aperta nei prossimi mesi.

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