L’economia mondiale ha dimostrato una certa capacità di contenere gli effetti di alcune politiche potenzialmente dannose. Lo scenario potrebbe essere stato molto peggiore se tutte le restrizioni e i dazi annunciati dal presidente Usa Donald Trump il 2 aprile 2021, giorno definito “Liberation Day”, fossero stati messi in atto. In questo contesto, il capo economista di Intesa Sanpaolo Gregorio De Felice ha presentato il 107esimo rapporto sui settori industriali, frutto della collaborazione con Prometeia, mettendo in luce rischi, cambiamenti e aspetti di resilienza, soprattutto per l’Italia.
Le minacce di un protezionismo estremo: il rischio recessione negli stati uniti e nel mondo
All’indomani delle misure annunciate durante il “Liberation Day” del 2 aprile 2021, molte realtà economiche attendevano gli sviluppi con preoccupazione. Secondo Gregorio De Felice, se tutte le politiche di Trump fossero state effettivamente confermate, oggi gli Stati Uniti si troverebbero forse in una recessione profonda causata dal crollo della domanda interna e dal netto rallentamento della crescita economica. Si sarebbe aperta la strada a un periodo di autarchia, con dazi elevatissimi capaci di bloccare quasi completamente il commercio internazionale.
In effetti, l’inasprimento delle barriere commerciali avrebbe colpito duramente non solo l’economia americana, ma anche quelle di altri paesi fortemente legati agli scambi con gli Stati Uniti. Un blocco del commercio globale avrebbe innescato una recessione mondiale, con conseguenze drammatiche soprattutto per le economie più aperte. Le importazioni e le esportazioni avrebbero subito forti contrazioni, intaccando filiere produttive e riducendo la capacità di crescita.
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Attualmente, la situazione ha preso una piega diversa: molte delle misure annunciate sono state ridimensionate o abbandonate, evitando così l’effetto recessivo più grave. Il livello di incertezza resta alto, ma ha perso la componente più critica legata a questi provvedimenti estremi. Il mondo dell’economia globale segue comunque con attenzione eventuali nuovi sviluppi o cambi di rotta, dato il peso delle decisioni politiche statunitensi sull’equilibrio internazionale.
La posizione dell’italia: crescita fragile ma presente nel 2025
L’Italia mantiene un percorso di crescita lento e ancora incerto, ma con segnali positivi di tenuta. Gregorio De Felice ha evidenziato come il mercato del lavoro continui a sorprendere, dimostrando una capacità di sostenere la crescita dei redditi e, di conseguenza, dei consumi interni. Anche se la dinamica resta modesta, la tenuta del lavoro rappresenta un sostegno importante per l’economia del paese.
La politica fiscale italiana sta mostrando un equilibrio tra prudenza e interventi mirati. Alcune classi di reddito e settori produttivi beneficiano di misure congiunturali che cercano di limitare l’impatto negativo della crisi e stimolare la domanda. Questo approccio contribuisce a mantenere un certo respiro per i consumatori e le imprese, minimizzando rischi di deterioramento economico.
Sul fronte degli investimenti, il Piano nazionale di ripresa e resilienza continua a rappresentare una leva di crescita. La sua implementazione mira alla modernizzazione di infrastrutture, processi produttivi e tecnologie, offrendo un sostegno alla competitività italiana. Il piano si configura come strumento fondamentale per superare debolezze storiche e sviluppare nuove opportunità economiche.
Un elemento rilevante resta la distanza dalla crisi del debito sovrano che ha colpito il paese pochi anni fa. Oggi, il sistema bancario e le industrie italiane risultano più solide, grazie a un processo di ristrutturazione. Questa maggiore robustezza riduce la vulnerabilità dell’economia nazionale rispetto agli shock esterni, come quelli derivanti da tensioni commerciali o turbolenze finanziarie internazionali.
Le incertezze globali persistenti e le sfide future nel quadro economico internazionale
Nonostante il rischio immediato legato alle misure annunciate nel 2021 sia scampato, il quadro economico mondiale resta segnato da grandi incertezze. Gregorio De Felice ha sottolineato come il livello di instabilità sia diminuito solo parzialmente quattro mesi dopo l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. Le politiche economiche e commerciali degli Stati Uniti continuano a influenzare i mercati e le relazioni internazionali.
L’evoluzione delle politiche commerciali resta un fattore chiave per la crescita globale. Molti paesi monitorano attentamente eventuali cambiamenti nella strategia americana, consapevoli delle ricadute dirette sulle proprie esportazioni e produzioni. Nel 2025, le relazioni economiche internazionali si confrontano con una maggiore cautela, specialmente per quanto riguarda gli accordi bilaterali e multilaterali.
Un contesto economico in evoluzione
Sul piano economico, le imprese devono fare i conti con un contesto che richiede flessibilità e capacità di adattamento. Le spinte protezionistiche in alcuni settori e i rischi di interferenze nelle catene di approvvigionamento hanno portato molte aziende a riconsiderare strategie e mercati di riferimento. L’Europa, nel suo complesso, cerca di consolidare una posizione che garantisca stabilità commerciale e crescita sostenibile, sostenuta da mezzi istituzionali e finanziari.
In sintesi, il mondo affronta sfide non semplici che mettono in gioco equilibri commerciali e produttivi consolidati. Gli sviluppi politici e le decisioni delle grandi potenze, così come le misure di sostegno nei singoli paesi, risultano fondamentali per disegnare l’andamento economico nei prossimi mesi e anni.