Uomo legato e torturato al sesto piano a Frosinone, arrestati tre sospetti per estorsione e sequestro

Uomo legato e torturato al sesto piano a Frosinone, arrestati tre sospetti per estorsione e sequestro

Un uomo legato e torturato sul balcone al sesto piano nel quartiere Casermone di Frosinone per un debito di 1.600 euro; arrestati tre residenti per estorsione, sequestro e tortura.
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Un uomo a Frosinone è stato legato e torturato su un balcone per un debito di droga non pagato; tre persone sono state arrestate con accuse di estorsione, sequestro e tortura. - Gaeta.it

Un episodio di violenza estrema ha scosso il quartiere Casermone di Frosinone: un uomo è stato legato alla balaustra di un balcone al sesto piano di un edificio, picchiato brutalmente e torturato davanti a chi poteva assistere. La vicenda riguarda una presunta punizione per un debito di 1.600 euro legato all’acquisto di droga non saldata. Le forze dell’ordine hanno arrestato tre persone coinvolte nel caso, tutti residenti nello stesso complesso e accusati di tentata estorsione, sequestro di persona a scopo estorsione, tortura e porto illegale di armi.

I fatti: il sequestro e la tortura sulla balconata del sesto piano

Durante la notte dell’8 gennaio 2025, il protagonista della vicenda è stato immobilizzato legandolo alla ringhiera di un balcone al sesto piano di un palazzo nel quartiere Casermone. Qui, secondo le accuse, è stato picchiato con violenza, con la punizione inflitta in modo tale da farla vedere e sentire agli altri condomini. Ferito con tagli alle braccia e contusioni che i medici hanno stimato guaribili in trenta giorni, l’uomo ha vissuto ore di angoscia e sofferenza davanti agli occhi di molti. Il movente sarebbe riconducibile a un debito legato all’acquisto di stupefacenti, mai saldato per un valore di 1.600 euro. Il pestaggio ha avuto la funzione di ammonimento sia nei confronti della vittima che verso chi gli era attorno.

Indagine e arresti: il ruolo dei carabinieri e della direzione antimafia

Le indagini sono partite a gennaio, quando il comandante dei carabinieri di Arce ha notato le lesioni evidenti sul corpo della vittima. Dopo averla convocata in caserma, il giovane ha ricostruito le minacce e le violenze subite in precedenza. La ricostruzione includeva danneggiamenti e la sottrazione della Fiat Panda appartenente alla madre. Le attività investigative hanno confermato anche le pressioni esercitate dopo che la vittima aveva saldato quasi per intero il debito. Gli arresti sono stati eseguiti all’alba dai carabinieri del Nucleo Investigativo del comando provinciale di Frosinone, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia e su disposizione del gip del tribunale di Roma. Sono finiti in carcere due uomini e una donna, tutti italiani e residenti a Frosinone.

Ricadute legali e sociale di un caso di tortura in ambiente urbano

Le accuse mosse nei confronti dei tre arrestati sono gravi: tentata estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, tortura e detenzione e porto illegale di armi. Il caso ha suscitato forte ripercussioni nella comunità locale, richiamando l’attenzione sulle dinamiche criminali legate allo spaccio e ai meccanismi di controllo dei territori urbani. La vittima, oltre al danno fisico, ha subito un vero e proprio controllo violento che ha violato la propria dignità. Le indagini in corso potrebbero portare a ulteriori sviluppi e mostrare i legami fra gli arrestati e altre attività criminose nel territorio.

Testimonianze e prove raccolte nelle fasi preliminari dell’inchiesta

Gli investigatori hanno raccolto testimonianze chiave di residenti che hanno assistito ai fatti e hanno analizzato tabulati telefonici per ricostruire la rete di minacce e comunicazioni tra gli arrestati e la vittima. Questi elementi hanno permesso di delineare una serie di intimidazioni protratte nel tempo, culminate nel gesto estremo del sequestro sul balcone. Gli atti mostrano una metodicità nell’approccio alla vittima, finalizzata a mantenere il controllo e ottenere il saldo del debito. Nel complesso, il materiale raccolto nutre l’impianto accusatorio che ha portato alle ordinanze di custodia cautelare eseguite nelle prime ore del mattino.

Questo quadro conferma un episodio di violenza che non si limita al singolo episodio, ma si inserisce in dinamiche di criminalità più ampie. Le indagini e i provvedimenti testimoniano la reazione delle autorità di fronte a situazioni drammatiche di coercizione e sopraffazione all’interno di contesti urbani.

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