Un episodio accaduto a Gallipoli, in provincia di Lecce, ha attirato l’attenzione sui limiti della privacy nelle immagini pubblicate da Google Street View. Un uomo di 56 anni ha deciso di intraprendere una battaglia legale dopo essere stato fotografato in un momento privato, suscitando dibattiti su responsabilità e tutela dei dati personali. Il caso solleva interrogativi sul controllo e sul diritto all’immagine in un contesto digitale dove le immagini stradali sono accessibili a chiunque.
Il caso di gallipoli: immagini private diffuse online per mesi
A Gallipoli un uomo ha scoperto che le telecamere di Google Street View lo avevano ritratto mentre faceva la doccia nel cortile di casa sua. Le foto sono rimaste online per un periodo significativo, esponendolo a situazioni di imbarazzo. Nonostante una sfocatura applicata successivamente, il soggetto è risultato ben riconoscibile a chi lo conosce. L’uomo si trovava in abiti succinti e in un contesto chiaramente privato, il che ha aumentato il disagio personale. I vicini e gli amici, dopo la pubblicazione, avrebbero iniziato a prenderlo in giro, generando un clima di scherno difficile da sopportare.
Di fronte a questo, l’uomo ha richiesto un risarcimento per danni morali e per la lesione della sua immagine personale. La prima cifra richiesta era di 80.000 euro, per poi scendere a 38.000 euro durante le trattative di causa. Queste richieste hanno trasformato un gesto di dominio pubblico – la pubblicazione di immagini su internet – in una controversia legale da affrontare in tribunale, sottolineando la lotta tra strumenti digitali e diritto alla privacy.
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Le azioni legali intraprese e la questione della strada privata
Prima di arrivare in tribunale, l’uomo ha seguito altre strade per risolvere la situazione. Ha mandato numerose segnalazioni a Google Italia e anche alla sede americana di Google, chiedendo la cancellazione delle immagini. Non ottenendo risposte soddisfacenti o interventi concreti, si è rivolto anche al Garante della Privacy italiano. Questo percorso ha evidenziato come le richieste di rimuovere contenuti su piattaforme internazionali possano essere lente e poco efficaci.
Un punto fondamentale della sua difesa riguarda la natura della strada da cui le immagini sono state scattate. La perizia tecnica presentata sostiene che la foto è stata scattata da una proprietà privata, e non da una strada pubblica. Se vero, questo potrebbe mettere in discussione la legittimità di Google di registrare e diffondere immagini senza autorizzazione in quel contesto specifico. La questione apre un dibattito sul confine tra registrazioni consentite su suolo pubblico e rispetto degli spazi privati, fondamentale nel diritto alla riservatezza.
Google risponde e replica alle accuse dell’uomo di gallipoli
La fase giudiziaria è in corso, con la prossima udienza fissata per il 2 ottobre. Intanto i rappresentanti legali di Google hanno rigettato le accuse del ricorrente. Hanno dichiarato che le immagini contestate non sono più disponibili sulla piattaforma Street View. Inoltre, Google Italy si è tirata fuori da ogni responsabilità diretta, spiegando di occuparsi esclusivamente della parte pubblicitaria e non della gestione del contenuto fotografico.
Secondo gli avvocati di Google, le foto sarebbero state scattate da una strada pubblica, un dettaglio che metterebbe fuori discussione il contesto di illegittimità. La persona ritratta indossava un costume da bagno, e avrebbe tratti poco distinguibili a causa di una sfocatura, il che renderebbe impossibile una identificazione precisa. “In una località marittima come Gallipoli durante l’estate, vedere persone in abiti leggeri o costumi non dovrebbe destare scandalo o diventare motivo di derisione.”
Le diverse versioni e punti di vista daranno modo alle autorità di chiarire questioni delicate legate alla privacy e alla pubblicazione di contenuti digitali provenienti da spazi anche solo apparentemente pubblici. Il processo potrebbe fissare precedenti per altri casi simili in Italia e all’estero.