Un episodio di violenza ha coinvolto un sacerdote nella provincia di cosenza. Un uomo è finito in carcere con l’accusa di rapina e sequestro di persona, dopo aver aggredito il parroco, sottratto denaro e abbandonato la vittima in campagna. La vicenda si è svolta a inizio giugno e presenta elementi inquietanti come le minacce di morte rivolte al sacerdote per impedirgli di denunciare.
Il sequestro e le minacce per fare tacere la vittima
L’abbandono del sacerdote è avvenuto in aperta campagna, lontano da qualsiasi aiuto. Prima di lasciare la persona sola, l’uomo ha minacciato il parroco di morte se si fosse rivolto alle forze dell’ordine. Questa intimidazione punta a bloccare ogni tentativo di denuncia e mantiene alta la tensione della vicenda.
Il sequestro di persona si configura proprio per la costrizione e la detenzione in un luogo isolato contro la volontà della vittima. L’obiettivo apparente dell’aggressore è stato più volte chiaro: impossessarsi di denaro e impedire che il fatto venisse reso pubblico o seguito da indagini.
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Le indagini della polizia e l’arresto dell’uomo
Le indagini sono state condotte dalla squadra mobile di cosenza, sotto la direzione della procura locale. Gli inquirenti sono intervenuti dopo la segnalazione di una violenza ai danni del parroco. Le attività investigative hanno permesso di ricostruire la dinamica dei fatti e raccogliere prove sufficienti per chiedere una misura cautelare in carcere.
Il gip di cosenza ha emesso l’ordinanza di custodia, eseguita dalla polizia qualche tempo dopo l’accaduto. Il fermo ha riguardato l’uomo ritenuto responsabile del reato, ora in attesa di ulteriori sviluppi processuali.
Il caso ha richiamato l’attenzione sul territorio, sollevando interrogativi sulle condizioni di sicurezza anche in contesti poco frequentati, dove situazioni di violenza possono accadere senza immediate possibilità di soccorso.
I fatti: l’aggressione e la rapina al parroco
Secondo quanto ricostruito, l’uomo aveva attirato il parroco presso la propria abitazione con la scusa di ricevere una benedizione. Una richiesta che aveva convinto il sacerdote a entrare, ignaro delle intenzioni reali. Una volta dentro, il trambusto è cominciato: l’indagato ha sferrato un pugno al volto della vittima, facendola cadere a terra. Senza esitazione, ha preso dal portafogli del parroco una somma di circa 350-400 euro.
Il gesto non si è fermato qui. Il rapinatore ha costretto il sacerdote a salire sulla sua auto e, durante il tragitto verso la città di cosenza, l’ha portato in una zona nota per attività legate allo spaccio di droga. Il viaggio non è stato solo un trasferimento: a un certo punto, mentre tornavano indietro, l’aggressore ha distrutto il cellulare del parroco, segno chiaro di voler isolare la vittima e impedirle di chiedere aiuto.