Un’eruzione esplosiva ai Campi Flegrei di 109mila anni fa e le sue implicazioni attuali

Un’eruzione esplosiva ai Campi Flegrei di 109mila anni fa e le sue implicazioni attuali

Lo studio italiano su un’eruzione potente ai Campi Flegrei di 109mila anni fa, chiamata eruzione di Maddaloni, amplia la conoscenza del rischio vulcanico nell’area densamente popolata vicino a Napoli.
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Uno studio ha ricostruito un’eruzione potente avvenuta 109mila anni fa ai Campi Flegrei, ampliando la conoscenza della storia vulcanica e migliorando la valutazione del rischio per l’area densamente popolata intorno a Napoli. - Gaeta.it

Un recente studio ha ricostruito un’eruzione molto potente avvenuta 109mila anni fa ai Campi Flegrei, uno dei complessi vulcanici più monitorati d’Italia. Gli esiti di questa ricerca aiutano a comprendere meglio la storia eruttiva dell’area e forniscono elementi chiave per valutare il rischio legato a un possibile futuro risveglio. I Campi Flegrei rappresentano infatti una delle aree vulcaniche più pericolose per via della densità abitativa che li circonda.

Caratteristiche geologiche e rischio vulcanico dei campi flegrei

I Campi Flegrei si trovano nella zona occidentale di Napoli e comprendono un vasto sistema vulcanico attivo, formato da caldere e crateri. Questa area ha visto una serie di eruzioni importanti, alcune capaci di modificare l’ambiente a scala regionale. Negli ultimi decenni gli studi si sono concentrati soprattutto sulle eruzioni degli ultimi 40mila anni, periodo per cui le tracce geologiche sono più evidenti. Qui vive una popolazione molto numerosa che affolla città e paesi costruiti su terreni vulcanici e spesso instabili.

La complessità del territorio unita alla presenza di strutture urbane rende la valutazione del rischio un compito delicato. La conoscenza precisa degli eventi passati aiuta a prevedere ipotesi possibili di eruzioni future, con effetti potenzialmente gravi su vite e infrastrutture. L’area è costantemente monitorata da istituti specializzati, che tengono sotto controllo parametri geofisici e geochimici alla ricerca di segnali premonitori.

La scoperta dell’eruzione di 109mila anni fa

La ricerca pubblicata su Communications Earth and Environment di Nature ha portato alla luce un’eruzione di magnitudo rilevante, datata circa 109mila anni fa. L’evento, chiamato eruzione di Maddaloni o X-6, è risultato paragonabile all’ignimbrite campana, la più grande eruzione nella storia recente del Mediterraneo. Fino ad oggi, l’attenzione scientifica si era concentrata su eruzioni più recenti; questa scoperta sposta più indietro nel tempo la cronologia di eventi da considerare per comprendere la variabilità del vulcano.

I depositi di ceneri di questa eruzione sono stati trovati in un’area ampia che va dall’Italia centrale fino alla Grecia, confermando la portata e la dispersione di materiale vulcanico. I risultati aprono la strada a nuove teorie sulla frequenza e sulla forza degli eventi eruttivi ai Campi Flegrei, con implicazioni dirette sulla gestione della sicurezza dei milioni di abitanti della zona.

Metodologia e approccio multidisciplinare dello studio

Lo studio è stato condotto da un team italiano che comprende ricercatori del CNR-Igag, della Sapienza università di Roma, dell’Ingv e dell’università Aldo Moro di Bari. Gli scienziati hanno applicato metodi multidisciplinari simili a quelli usati per eruzioni più recenti, combinando analisi stratigrafiche, chimiche e geofisiche delle ceneri e dei depositi vulcanici.

La difficoltà principale stava nell’assenza di tracce evidenti direttamente nell’area vulcanica, a causa dell’antichità dell’eruzione e delle modifiche geomorfologiche successive. Per risolvere questo, il gruppo ha studiato i depositi di ceneri sparse nel bacino del Mediterraneo, identificando il cosiddetto strato X-6 come residuo dell’eruzione di Maddaloni. Attraverso datazioni al radiocarbonio e altri metodi, hanno potuto stabilire l’epoca con buona precisione.

Ricostruzione della potenza esplosiva

Questa ricostruzione ha permesso di quantificare la quantità di materiale emesso e stimare la forza esplosiva dell’eruzione. L’approccio evidenzia come sia possibile studiare eventi lontani nel tempo anche con dati indiretti, ampliano la conoscenza della storia vulcanica.

Implicazioni per la valutazione del rischio e le future ricerche

I Campi Flegrei restano uno dei vulcani più studiati al mondo, ma questa ricerca indica che la loro storia non è ancora completamente chiara, ne tantomeno la frequenza di eruzioni grandi. L’identificazione di un evento così poderoso 109mila anni fa aggiunge un tassello significativo e suggerisce maggior cautela nel definire scenari di rischio.

Gli studiosi raccomandano un ampliamento delle indagini stratigrafiche e geochimiche eseguite finora, forse orientate a rintracciare altre eruzioni remote nel passato. Solo così si potrà arrivare a un quadro più esaustivo e utile alla protezione civile e alle comunità locali.

Dati come quelli dell’eruzione di Maddaloni vengono integrati con le osservazioni attuali sulla sismicità e sui movimenti del suolo. Lo studio mette in luce come combinare tempi lunghi di osservazione con tecniche high-tech garantisca una conoscenza più precisa dei fenomeni vulcanici e contribuisca a salvaguardare un territorio delicato come quello campano.

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