Negli ultimi anni la chirurgia oncologica al seno ha cambiato volto, evolvendosi verso tecniche meno invasive che evitano tagli estesi e cicatrici evidenti. All’istituto europeo di oncologia di Milano si sta sperimentando un approccio basato sulla crioablazione, una procedura che usa il freddo estremo per distruggere i tumori più piccoli. Questo trattamento si inserisce in una strategia più ampia di intervento ‘soft‘ che mira a ridurre il trauma fisico per le pazienti, senza rinunciare alla sicurezza e all’efficacia nella lotta contro il cancro. L’Ieo ha presentato questi sviluppi durante l’evento annuale ‘Ieo con le donne‘, ribadendo l’eredità scientifica di Umberto Veronesi e il costante impegno nella cura meno invasiva del tumore al seno.
La chirurgia oncologica al seno oggi: meno invasività e più attenzione alla qualità della vita
La chirurgia rimane al centro della cura del tumore alla mammella. Paolo Veronesi, direttore del programma senologia all’Ieo, ha ricordato come negli ultimi decenni l’obiettivo principale sia stato ridurre la portata dell’intervento per limitare l’impatto sul corpo e sul vissuto delle pazienti. Surgical standard continuano a essere fondamentali, ma si sviluppano tecniche che provano a evitare l’asportazione tradizionale, talvolta pesante e seguita da lunghi recuperi. La sfida è trovare soluzioni che assicurino la stessa efficacia oncologica, ma con meno sofferenza fisica. Fra queste, si annoverano interventi robotici, che permettono maggior precisione con più piccoli accessi, e la crioablazione, che promette addirittura di sopprimere il tumore senza necessità di tagli.
Questa attenzione verso la minimizzazione delle cicatrici e il recupero rapido risponde a un’esigenza importante: molte pazienti vogliono affrontare il trattamento preservando, per quanto possibile, aspetto fisico e benessere. Gli studi, molti dei quali in corso proprio all’Ieo, confermano che in certi casi si può rinunciare all’intervento chirurgico classico senza esporre le donne a rischi maggiori. Per farlo, occorre una valutazione attenta del tumore, delle sue dimensioni e caratteristiche biologiche: una selezione accurata delle donne che possono accedere a queste tecniche di “chiusura minimale”.
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La crioablazione: come funziona e per chi è indicata la tecnica del freddo estremo
La crioablazione si basa sull’uso di una sonda che, posta vicino o dentro al tumore, rilascia azoto liquido a temperature bassissime, fino a -190 gradi. Questo provoca la formazione di una sfera di ghiaccio che avvolge il nodulo e lo distrugge a -40 gradi, temperatura sufficiente a uccidere le cellule cancerogene. Tecnicamente è un procedimento meno invasivo rispetto all’asportazione chirurgica: non lascia cicatrici visibili e si pratica sotto guida ecografica, ovvero monitorando il tessuto con ultrasuoni per posizionare con precisione la sonda attorno al tumore.
Al momento, il trattamento si rivolge a donne con piccoli tumori e con almeno 50 anni di età. Il team dell’Ieo sta raccogliendo dati su efficacia e sicurezza della procedura in modo da estendere o affinare l’uso. Il fatto che la tecnica sfrutti strumenti già impiegati per la diagnosi – in particolare l’ecografia e la biopsia – facilita il lavoro degli specialisti. Prima della crioablazione i patologi analizzano accuratamente il tumore per capire esattamente come intervenire. Questo consente di agire con margini di sicurezza precisi attorno al nodulo, senza bisogno di rimuovere tessuto sano in modo invasivo, come invece avviene in chirurgia tradizionale.
Un nuovo orizzonte per il trattamento del tumore al seno
Franco Orsi, responsabile della divisione di radiologia interventistica dell’Ieo, ha sottolineato che questa procedura può rivoluzionare l’intervento sulle donne con tumori piccoli e selezionate, mantenendo sicurezza oncologica ma riducendo dolore post-operatorio e tempi di recupero. La crioablazione apre scenari molto diversi dalla chirurgia convenzionale, anche perché supera quel limite dato dalle cicatrici e dal trauma del taglio. Le pazienti vedono questa opzione con nuovo interesse proprio per l’effetto minimo sul corpo e la rapidità di ripresa dopo il trattamento.
l’eredità di umberto veronesi e l’attenzione dell’Ieo nella cura femminile del tumore al seno
Il 2025 porta con sé un anniversario che ricorda Umberto Veronesi, oncologo scomparso nel 2016 che ha segnato profondamente l’approccio al tumore al seno in Italia e nel mondo. L’Ieo ha celebrato i cento anni dalla sua nascita con l’evento ‘Ieo con le donne‘, radunando oltre 1.500 partecipanti da tutta Italia. La manifestazione si è svolta al teatro Manzoni di Milano con la partecipazione di Emma Marrone, che ha raccontato la propria esperienza personale e offerto una performance intima.
L’eredità di Veronesi rimane viva proprio nei progetti dedicati alla chirurgia meno invasiva e al miglioramento della qualità di vita delle pazienti. Il suo insegnamento ha guidato specialisti e ricercatori a mettere al centro della cura il benessere fisico e psicologico delle donne, oltre alla semplice asportazione del tumore. L’attenzione per tecniche innovative come la crioablazione rispecchia questa scelta culturale e scientifica, che si sviluppa da decenni all’Ieo.
La nuova frontiera della cura del tumore al seno
Nel racconto degli esperti, oggi la cura del tumore al seno si fa sempre più precisa e meno impattante, un percorso che nasce da basi solide e si apre a possibilità nuove. Questo passaggio apre la strada a soluzioni chirurgiche che potrebbero cambiare il modo di trattare la malattia, restituendo alle pazienti meno dolore, meno segni visibili e più serenità dopo l’intervento.