Una raccolta di 102 fotografie di dilettanti italiani tra arte e storia alla fondazione banco di napoli

Una raccolta di 102 fotografie di dilettanti italiani tra arte e storia alla fondazione banco di napoli

la mostra al palazzo ricca della fondazione banco di napoli presenta 102 fotografie dalla collezione marone, valorizzando la fotografia per diletto e il contributo di appassionati non professionisti nel novecento italiano.
Una Raccolta Di 102 Fotografie Una Raccolta Di 102 Fotografie
La mostra "Il tempo migliore" a Palazzo Ricca espone fotografie amatoriali della collezione Marone, valorizzando la passione e la sperimentazione di appassionati italiani del Novecento che hanno trasformato la fotografia in arte autonoma. - Gaeta.it

La mostra “Il tempo migliore – fotografie dalla collezione Rita e Riccardo Marone” si apre mercoledì 2 luglio 2025 alle 18 a Palazzo Ricca, sede della Fondazione Banco di Napoli. Questa esposizione raduna 102 immagini scelte seguendo un filo curatoriale dedicato alla fotografia “per diletto“, ovvero quella produzione artistica svolta da appassionati non professionisti. Il progetto mette in luce una parte poco conosciuta della fotografia italiana, quella che, nel primo e secondo dopoguerra, ha iniziato a distaccarsi dalla mera documentazione per costruire un’identità autonoma come forma espressiva. A cura di Angela Madesani e Carla Viparelli, la mostra offre uno sguardo sulle figure che facevano della loro passione per l’immagine una ricerca personale, spesso affiancata alle loro professioni di avvocati, imprenditori, ingegneri, e altre.

La fotografia per diletto come forma d’arte autonoma e appassionata

La parola “dilettante” oggi assume spesso un’accezione negativa, legata a chi si avvicina ad un’arte o una disciplina senza vera competenza professionale. Riccardo Marone, uno dei collezionisti, richiama invece il significato originario del termine presente nel vocabolario Treccani: “Chi coltiva un’arte non per lucro o professione, ma per piacere.” Da questa premessa nasce la selezione delle fotografie in mostra, che privilegia proprio quelle opere realizzate da appassionati capaci di coltivare la loro passione con serietà e rigore tecnico. Questi autori provenivano da diversi ambiti lavorativi e sociali, ma riuscivano a ritagliare “il tempo migliore” da dedicare ad esperimenti tecnici e compositivi che portarono la fotografia italiana ad un nuovo livello artistico.

Gruppi e associazioni di appassionati nel Novecento

Nel corso del Novecento, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, alcuni gruppi come la Società Cisalpina, la Bussola o l’Associazione Fotografica Misa hanno riunito questi appassionati, creando contesti dove condividere metodi e idee. La loro fotografia non si limitava a raccontare la realtà, ma esplorava linee nuove di narrazione e stile, aprendo così la strada ad una visione artistica originale. Questi circoli si affermarono non solo come spazi di confronto ma anche come incubatori di talenti che spesso mantenevano il loro lavoro quotidiano fuori dal mondo della fotografia.

La fondazione banco di napoli e la valorizzazione di storie fuori dal mainstream

Questa è la seconda volta che la Fondazione Banco di Napoli accoglie la collezione Marone. Stavolta è stato scelto per l’esposizione il cortile di Palazzo Ricca, differente rispetto alla prima mostra che si concentrava su immagini legate al mare. Il presidente della fondazione, Orazio Abbamonte, sottolinea l’intenzione di dare spazio ad autori e movimenti che non rientrano nelle mode commerciali o nel circuito più noto della fotografia italiana. La mostra riflette questa vocazione, poiché presenta lavori di autori che spesso sono rimasti ai margini, eppure hanno prodotto immagini di grande valore estetico e storico.

Ricerca e riscoperta negli archivi della fondazione

Il lavoro di ricerca dietro la mostra è frutto di scavi negli archivi della fondazione, riscoprendo storie dimenticate o poco raccontate. In questo senso il progetto rappresenta anche un’occasione per rileggere una fetta della nostra storia culturale attraverso la lente di chi ha osservato il mondo senza bisogno di vivere di fotografia, ma offrendole comunque una dignità artistica nuova. Le immagini esposte diventano così testimonianze dirette dei cambiamenti sociali, degli ambienti cittadini, degli umori e dei paesaggi italiani a cavallo tra gli anni Trenta e Cinquanta.

La visione degli autori e l’importanza delle loro professioni extra-fotografiche

La mostra riunisce protagonisti che in parte hanno raggiunto un successo nel campo fotografico, come Giuseppe Cavalli, Mario Finazzi o Paolo Monti, ma a molti altri il pubblico è meno familiare. Carla Viparelli, co-curatrice, richiama l’osservazione fatta da Giuseppe Turroni sul fatto che la fotografia autorale italiana più significativa in quel periodo non è stata merito dei professionisti, ma di persone che perseguivano questa pratica dopo aver completato le loro attività professionali. Essere imprenditore, medico o avvocato dava loro la libertà di dedicarsi senza pressioni commerciali e senza cercare di trarre un guadagno da questa passione.

Sperimentazione tecnica e linguistica in fotografia

Questi autori sperimentavano con calma tecniche e linguaggi nuovi, trasformando la fotografia in una vera forma di espressione artistica che rompeva con gli schemi tradizionali di fotografia documentaria o commerciale. La loro professione di base ha permesso loro un rapporto con l’arte più distaccato, privo di compromessi e condizionato solo dall’interesse personale e dalla creatività. Questo elemento emerge chiaramente osservando le fotografie raccolte, dove si riconosce una varietà di sguardi che riflettono ambizioni estetiche diverse e sensibilità individuali.

La fotografia come ricerca personale e contributo alla storia visiva italiana

Angela Madesani ricorda che in quegli anni la fotografia si affermava soprattutto grazie all’impegno di figure che dedicavano alla pratica il loro tempo libero migliore. Questo slancio personale ha fatto emergere una tradizione fotografica che altrimenti si sarebbe persa tra le pieghe di una produzione commerciale o istituzionale più rigida. La mostra mette quindi in primo piano l’aspetto della sperimentazione spinta da un autentico interesse, senza l’ansia di vendere o di destare clamore.

Le immagini esposte raccontano anche uno spaccato rilevante della società italiana del tempo, fatto di cittadini che incontravano l’arte sulle strade, nei luoghi di lavoro, nelle città e nei paesi, con uno sguardo nitido e attento. Riprendendo tecniche e soggetti vari, queste fotografie permettono di tornare su momenti cruciali della storia del Novecento italiano, ma soprattutto mostrano come l’arte possa nascere ovunque sia coltivata con passione e dedizione. Il valore della collezione Marone sta proprio in questa capacità di dare voce a una schiera di creativi tanto diversi quanto legati dalla stessa voglia di immaginare, osservare e raccontare.

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