Un gruppo di ricercatori italiani in collaborazione con un importante centro statunitense ha messo a punto un approccio che potrebbe aprire nuove strade per il trattamento del tumore del colon-retto. La strategia riguarda l’utilizzo combinato di due chemioterapici, temozolomide e cisplatino, per modificare le caratteristiche di un tumore che solitamente non risponde all’immunoterapia. Questo lavoro scientifico rappresenta un passo avanti importante nella lotta a una delle forme di cancro più difficili da curare quando si presenta con metastasi. La scoperta è stata resa pubblica su una rivista internazionale del settore e ha coinvolto istituti di ricerca e ospedali in Italia e negli Stati Uniti.
Le difficoltà dell’immunoterapia nel tumore del colon-retto metastatico
Il tumore del colon-retto metastatico spesso non risponde all’immunoterapia, una forma di trattamento che negli ultimi quindici anni ha cambiato radicalmente l’approccio a diverse neoplasie. Il dato è netto: oltre il 95% dei pazienti con questa diagnosi non ottiene benefici da questi farmaci. Il motivo principale sta nella capacità del tumore di sfuggire al sistema immunitario: le cellule tumorali non vengono riconosciute come nemiche, restano invisibili alla risposta immunitaria naturale del corpo.
Questo ha rappresentato un grosso limite nella cura di questi pazienti, che hanno quindi visto poche alternative oltre alla chemioterapia tradizionale o ad altre terapie sistemiche. L’immunoterapia invece mira a stimolare le difese dell’organismo facendo riconoscere il tumore come un pericolo da eliminare. Ma in questo caso il cancro presenta caratteristiche che bloccano o escludono questo riconoscimento, rendendo le terapie immunitarie inefficaci.
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La combinazione di due farmaci chiave per superare i limiti
I ricercatori hanno studiato l’effetto combinato di due farmaci chemioterapici, la temozolomide e il cisplatino, su cellule tumorali del colon-retto. La novità sta nel modo in cui queste cellule reagiscono alla doppia esposizione ai farmaci. Sotto la pressione della chemioterapia, le cellule tentano di difendersi modificando alcuni loro meccanismi biologici.
Questi cambiamenti le rendono però più visibili al sistema immunitario, cioè il corpo comincia a riconoscerle come estranee e attacca di conseguenza. La combinazione dei due farmaci non solo modifica le cellule tumorali, ma influenza pure il microambiente intorno al tumore. Quest’area circostante si trasforma, diventando più favorevole all’azione delle cellule del sistema immunitario, che così riescono a penetrare meglio e a combattere la malattia.
I primi risultati della sperimentazione in un centro di punta a new york
Diciotto pazienti affetti da tumore del colon-retto metastatico sono stati trattati in via sperimentale presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York usando questo trattamento combinato. I risultati emersi si sono rivelati promettenti: i medici hanno osservato una maggiore risposta immunitaria contro il tumore in buona parte dei casi.
Questa sperimentazione rappresenta uno dei primi test clinici applicati direttamente all’uomo per verificare sul campo l’efficacia di questo approccio. E proprio per questo, l’attenzione della comunità scientifica è alta. I ricercatori coinvolti sottolineano che la scoperta cambia l’ordine delle cose: “l’obiettivo non è più solo attaccare i meccanismi di resistenza che il tumore sviluppa, ma usare quegli stessi meccanismi per attivare la difesa immunitaria.”
L’impegno congiunto di università italiane come Torino e Milano, dell’Ifom, dell’istituto di Candiolo, e dell’ospedale San Raffaele, insieme al centro americano, ha permesso di raggiungere questo risultato, sostenuto anche da fondi importanti come quelli dell’European Research Council e della Fondazione Airc.
Implicazioni per i trattamenti futuri e obiettivi di sviluppo
Questa scoperta apre scenari interessanti per il trattamento del tumore del colon-retto, soprattutto nella sua fase metastatica. La possibilità di sensibilizzare il tumore all’immunoterapia attraverso una combinazione farmacologica può dare più opzioni ai pazienti che oggi contano su poche armi efficaci.
Ulteriori studi clinici saranno necessari per confermare i risultati iniziali e per definire con precisione i protocolli terapeutici. L’attenzione si sposterà anche sul monitoraggio degli effetti a lungo termine e sulla valutazione della tollerabilità della combinazione di cisplatino e temozolomide in un gruppo più ampio di pazienti.
Restano aperti interrogativi su quali sottotipi di tumore o quali condizioni specifiche rispondano meglio al trattamento. Non meno importante sarà capire come integrare questa nuova strategia con altre cure in uso, per garantire un risultato migliore e duraturo. Il lavoro apre la strada a trattamenti più mirati e basati sul comportamento delle cellule tumorali, offrendo nuove prospettive a una patologia complessa che negli ultimi anni ha ancora mostrato limiti terapeutici evidenti.