Una tragedia familiare si è consumata la sera del 7 aprile 2025 a Caleppio, frazione di Settala, nei pressi di Milano. Un uomo ha ucciso la moglie con numerose coltellate all’interno dell’abitazione della famiglia. La piccola figlia di 10 anni ha assistito alla scena e solo dopo alcune ore ha trovato la forza di chiedere aiuto. Gli inquirenti hanno arrestato il marito, mentre la bambina è stata collocata in un ambiente protetto presso uno zio materno.
I fatti della serata: l’omicidio e la chiamata disperata della bambina
L’episodio si è verificato intorno alle 21.30. Dopo cena, la bambina ha visto il padre, Khalid, 50 anni, scagliarsi violentemente contro la madre, Amina, più giovane di 7 anni. L’uomo, che lavorava in un’azienda locale di condizionatori, ha colpito la moglie con un coltello da cucina una dozzina di volte, causando la sua morte sul colpo nella camera da letto. La donna è stata ritrovata distesa sul pavimento, vicino al materasso.
Chiamata ai carabinieri e primo intervento
Da quanto ricostruito, la piccola è rimasta bloccata dallo shock per ore prima di riuscire ad avvertire i soccorsi. Solo dopo aver preso il cellulare ha chiamato i carabinieri, spiegando con voce spaventata che “papà ha ucciso la mamma” e fornendo l’indirizzo di casa. Nelle conseguenti ricerche, la bambina è stata trovata alla porta d’ingresso, in stato di agitazione, mentre il padre la seguiva in pigiama, ancora sotto shock. I militari l’hanno portata via immediatamente, avviando il protocollo di protezione previsto in questi casi.
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Un passato segnato da violenze e denunce senza interventi efficaci
La coppia era conosciuta nel quartiere da qualche anno, dopo essersi trasferita dal Marocco a Settala nel 2021. La donna aveva sporto una denuncia per maltrattamenti circa tre anni fa, attivando le procedure previste dal codice rosso. Nonostante la denuncia, non furono adottate misure cautelari nei confronti dell’uomo. Le tensioni in famiglia si erano protratte con frequenti episodi di violenza e ubriachezza da parte di Khalid. Diverse testimonianze raccolte dagli inquirenti raccontano di comportamenti violenti ripetuti e di momenti in cui l’uomo minacciava e danneggiava anche le proprietà dei vicini.
Alcuni residenti hanno raccontato che, dopo essere stato allontanato per un certo periodo, era poi rientrato in casa su richiesta della moglie, probabilmente per timore di possibili ritorsioni. La vicina che aveva conosciuto la famiglia presso la scuola frequentata dalla bambina descriveva Amina come una persona gentile e riservata, sempre con il velo sul volto. Al contrario Khalid mostrava segni di nervosismo e aggressività, spesso accompagnati da assunzione di alcool.
Testimonianze del quartiere
La vicina ha riferito che “Amina era sempre molto riservata, gentile, e portava sempre il velo. Khalid invece era spesso nervoso e spesso beveva”.
Le indagini, l’arresto e i provvedimenti sul caso
I carabinieri della compagnia di San Donato Milanese sono intervenuti rapidamente e hanno arrestato il padre dopo averlo bloccato in stato di agitazione. L’uomo ha ammesso il gesto, ripetendo più volte “l’ho ammazzata”. Il pubblico ministero Antonio Pansa ha disposto il sequestro dell’appartamento e degli oggetti connessi al delitto, compreso il coltello usato per infierire sui colpi mortali e il telefono cellulare del sospetto.
La ferma decisione degli investigatori sta ora voltando pagina, mentre la piccola vittima di questa tragedia sarà ascoltata con modalità protette, davanti ad una psicologa. Sarà sottoposta a un’audizione delicata per ricostruire con particolare attenzione i momenti vissuti in casa. Per chiarire le cause della morte è programmata l’autopsia che potrà confermare l’esatta dinamica dell’atto violento.
La reazione della comunità e le azioni dei servizi sociali sul territorio
Alla notizia dell’omicidio, la comunità locale è stata scossa. Il sindaco di Settala, Massimo Giordano, ha confermato che la famiglia era seguita dai servizi sociali del Comune. La famiglia risultava sotto osservazione da tempo e le procedure sono state rispettate secondo quanto previsto dalle norme vigenti. L’amministrazione comunale ha riferito che gli interventi erano stati attuati in risposta alle segnalazioni ma non sono stati sufficienti ad evitare la tragedia.
Testimonianze dai vicini
I vicini hanno ricordato episodi di violenza già noti a chi abitava nello stesso stabile. Alcuni testimoniano di comportamenti aggressivi e minacce verso altri residenti, oltre alle tensioni familiari interne. La morte di Amina segna l’ennesimo femminicidio del 2025 in Italia. Un episodio che sottolinea le difficoltà a tutelare le vittime nonostante i protocolli esistenti e richiama l’urgenza di una maggiore attenzione nelle segnalazioni di violenze domestiche.