un protocollo contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo nel territorio di genova

un protocollo contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo nel territorio di genova

A Genova un protocollo d’intesa firmato da istituzioni, sindacati e parti sociali per prevenire il caporalato e lo sfruttamento dei lavoratori stranieri in edilizia, cantieristica, colf e badanti.
Un Protocollo Contro Il Capora Un Protocollo Contro Il Capora
A Genova è stato siglato un protocollo d’intesa tra istituzioni, sindacati e parti sociali per prevenire e contrastare il caporalato e lo sfruttamento lavorativo, con particolare attenzione ai lavoratori stranieri e alle nuove sfide legate allo sviluppo urbano. - Gaeta.it

Il caporalato non riguarda solo il sud Italia e il lavoro nei campi. Anche a Genova il fenomeno coinvolge vari settori, soprattutto quelli che impiegano lavoratori stranieri. Dall’edilizia alla cantieristica, passando per colf e badanti, si registrano situazioni di sfruttamento e condizioni di lavoro illegali. Per questo motivo, in prefettura è stato siglato un protocollo d’intesa che punta a prevenire queste pratiche. L’intesa coinvolge istituzioni, parti sociali e organi di vigilanza ed è pensata per rispondere alle trasformazioni urbanistiche e lavorative che sta vivendo la città.

il protocollo d’intesa per contrastare lo sfruttamento lavorativo a genova

Il primo documento firmato in prefettura a genova si pone l’obiettivo di prevenire e combattere lo sfruttamento nei luoghi di lavoro del territorio metropolitano. Il prefetto cinzia torraco ha sottolineato come questo impegno si inserisca nelle iniziative della prefettura a tutela dei lavoratori, partite l’anno precedente con un protocollo sul microclima nei luoghi di lavoro. Alla luce dell’espansione di cantieri e opere infrastrutturali nel genovese, emerge l’urgenza di mettere in campo azioni efficaci contro il caporalato e altre forme di sfruttamento, in particolare nelle attività che coinvolgono lavoratori stranieri.

Il protocollo prevede la creazione di un tavolo di coordinamento permanente, dove saranno monitorate le condizioni lavorative e si metteranno a punto strategie per la prevenzione. Saranno attivati anche percorsi formativi per diffondere la conoscenza dei diritti tra i lavoratori, e gruppi di controllo dediti a verificare il rispetto delle norme. L’intesa rappresenta dunque un passo preciso verso l’incremento della sicurezza sul lavoro e la difesa dei soggetti più vulnerabili.

Reazioni istituzionali e l’impegno delle autorità locali

Il presidente di regione liguria, marco bucci, ha definito il protocollo un significativo progresso, ribadendo che “il lavoro va tutelato in modo legale.” Ha richiamato la necessità di mantenere condizioni corrette, evitando situazioni di illegalità che danneggiano chi lavora e l’intera comunità. Anche l’assessore al lavoro del comune di genova, emilio robotti, ha evidenziato come il documento affronti i punti critici legati allo sfruttamento di lavoratori fragili, che spesso vivono condizioni precarie e rischiano abusi.

Le firme sul protocollo vedono impegnate, oltre alle autorità di vigilanza, le rappresentanze datoriali e i sindacati. La collaborazione tra enti pubblici e parti sociali mostra la volontà di mettere sotto controllo il fenomeno con interventi condivisi. Questa alleanza è fondamentale per garantire che le norme vengano applicate davvero e che i lavoratori più esposti non restino indifesi.

Il ruolo dei sindacati e la tutela dei diritti dei lavoratori immigrati

I sindacati hanno espresso un forte sostegno al protocollo, in particolare CGIL, CISL e UIL hanno ribadito l’importanza di un impegno quotidiano rivolto a migliorare le condizioni di lavoro dei soggetti più vulnerabili, come gli immigrati. Igor Magni, Paola Bavoso e Giuseppe Gulli hanno sottolineato che “occorre vigilare scrupolosamente sul rispetto dei contratti, garantire la sicurezza sui posti di lavoro e promuovere la formazione professionale.”

In più, hanno evidenziato la necessità di assicurare anche i diritti sociali collaterali al lavoro: accesso alla casa, ai servizi sanitari e alle prestazioni sociali essenziali. Il protocollo, quindi, non si limita a contrastare il caporalato, ma considera il lavoratore nella sua complessità, riconoscendone diritti e bisogni anche fuori dal posto di lavoro. Questo approccio si annuncia come un modello per futuri interventi in ambito lavorativo e sociale.

L’accordo firmato a genova rappresenta una risposta concreta a fenomeni persistenti di sfruttamento. La città, ancora in fase di trasformazione urbanistica, si dota di strumenti per difendere l’integrità e la dignità di chi contribuisce allo sviluppo con il proprio lavoro, riconoscendo attenzione e controllo come elementi necessari per chiudere spazi a pratiche illegali.

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