Un episodio di vandalismo avvenuto nel novembre 2019 ha riacceso il dibattito sull’eredità del filosofo Antonio Gramsci. Il murales che ritraeva Gramsci sul muro del carcere di Turi, dove il pensatore trascorse anni di detenzione, fu deturpato con la scritta “Gay” in acrilico rosso. Questo atto ha offerto l’ispirazione per un’opera teatrale intitolata “Gramsci Gay“, realizzata dal drammaturgo Iacopo Gardelli, dal regista Matteo Gatta e dall’attore Mauro Lamantia. Lo spettacolo sarà rappresentato dal 12 al 16 febbraio al Teatro delle Moline di Bologna.
Il contesto storico e culturale
Antonio Gramsci è una figura di grande rilevanza nella storia del pensiero politico italiano e internazionale. Nato in Sardegna nel 1891, il suo operato si estende dalla fondazione del Partito Comunista Italiano alla scrittura dei “Quaderni del Carcere“, opere che analizzano in profondità temi come l’egemonia, la cultura, e il ruolo degli intellettuali nella società . Gramsci fu incarcerato dal regime fascista nel 1926, equipaggiò i suoi pensieri e riflessioni mentre viveva condizioni dure in prigione.
Il murales vandalizzato funge da simbolo della continua lotta tra le ideologie del passato e il presente. L’atto del vandalismo, pur connotato negativamente, ha portato alla luce un’interessante riflessione su come le nuove generazioni si relazionano con la figura di Gramsci e le sue idee. La fresca lettura di Gramsci da parte dei giovani, riflessa in un gesto di provocazione, ha stimolato il team creativo a raccontare questa storia attraverso il palcoscenico.
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La trama di “Gramsci Gay”
“Gramsci Gay” è strutturato in due atti distinti. La prima parte del monologo è ambientata nel 1920 e si concentra su un giovane Antonio Gramsci mentre si prepara a prendere la parola davanti agli operai torinesi. Attraverso le sue arringhe, emerge un pensiero politico che mira a mobilitare le masse e promuovere una consapevolezza collettiva. La scelta di collocare il giovane Gramsci all’inizio della sua carriera politica permette di esplorare i temi di giustizia sociale e partecipazione politica, elementi che restano oggi di attualità .
Nella seconda parte, il focus si sposta su Nino Russo, il vandalo del murales di Gramsci. Dopo essere colto in flagranza, Nino viene portato in commissariato per un interrogatorio. La sua figura rappresenta un contrasto netto con quella del filosofo: mentre Gramsci utilizza un linguaggio preciso e composito, il dialogo di Nino è ricco di dialetto e frasi colorite, pieno di imprecisioni e luoghi comuni. Questa disparità linguistica non solo sottolinea il gap generazionale, ma anche la crisi della comunicazione politica tra le due epoche.
La realizzazione teatrale
La realizzazione di “Gramsci Gay” ha richiesto un lavoro approfondito e collaborativo tra il drammaturgo Gardelli, il regista Gatta e l’attore Lamantia. Gardelli ha descritto l’importanza del linguaggio nel suo testo, essenziale per veicolare le sfide e i dilemmi dei personaggi. “La superficie linguistica è stata esplorata e ‘fatta esplodere’, come sottolineato dallo stesso Gardelli.” Il flusso di parole, le improvvisazioni e il processo creativo hanno contribuito a dare vita a Nino attraverso le performance di Lamantia, lavorando fianco a fianco con il regista per far emergere il contrasto tra il linguaggio e la dialettica di Gramsci.
Lo spettacolo si propone quindi di stimolare una riflessione profonda su temi di identità , linguaggio e politica, affrontando la distanza che sembra esistere tra il pensiero di Gramsci e le discussioni contemporanee. La scelta di utilizzare un linguaggio variegato permette di avvicinare il pubblico a una figura storica e complessa, rendendo più accessibili i dialoghi e facendo leva sulle contraddizioni della società moderna. La rappresentazione di queste dinamiche inizia a coinvolgere il pubblico, rendendo “Gramsci Gay” un progetto artistico ricco di significato.