Borgio Verezzi si prepara ad accogliere una serie di appuntamenti teatrali dedicati alla figura femminile, ambientati in uno scenario suggestivo e insolito: le grotte del Valdemino. L’evento anticipa il festival estivo della cittadina ligure e offrirà al pubblico un’occasione per immergersi in storie di donne segnate dalla storia e dall’arte, valorizzate in rappresentazioni dall’atmosfera intima e coinvolgente.
Il calendario degli spettacoli e le donne protagoniste
Gli spettacoli si svolgeranno tra il 23 maggio e il 28 giugno, articolati in cinque appuntamenti dedicati a figure femminili emblematiche, spesso dimenticate o fraintese, ma che hanno saputo imporsi e affermare la propria forza personale e creativa. Le protagoniste attraversano epoche e contesti molto diversi: dalla pittura barocca a miti classici, passando per la società contemporanea.
Un omaggio ad Artemisia Gentileschi
Il ciclo si apre il 23 maggio con “Non fui gentile, fui Gentileschi”, una pièce che omaggia Artemisia Gentileschi, pittrice del Seicento nota per il talento e per le difficoltà affrontate come donna artista in un’epoca dominata dagli uomini. Il testo scritto da Roberto D’Alessandro e Federico Valdi sarà interpretato da Debora Caprioglio, nota attrice che darà voce a questa figura complessa e moderna, capace di parlare ancora oggi al pubblico.
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Approfondimenti sulle protagoniste del ciclo
Il secondo evento, previsto per il 30 maggio, vedrà Lisa Galantini recitare “Moi”, un testo di Chiara Pasetti diretto da Alberto Giusta. Questo spettacolo mette sotto sguardo la dimensione personale e psicologica, toccando il modo in cui una donna affronta la propria esistenza e le scelte radicali.
Il 13 giugno Anna Zago presenterà “Clitennestra”, lavoro in cui interpreta e firma il testo, raccontando la regina mitologica con una figura carica di contraddizioni e passioni forti. Il personaggio mette in luce temi di potere, vendetta e identità femminile nel mondo antico ma con rimandi profondi al presente.
Il progetto e la scelta delle grotte come luogo di rappresentazione
L’iniziativa “in & out: impronte di donne” nasce dall’idea di Maximilian Nisi, direttore artistico che ha voluto proporre una rassegna distintiva e riservata, capace di valorizzare tematiche spesso marginali nei grandi spazi di festival. Le grotte del Valdemino, situate a Borgio Verezzi, sono state scelte come palcoscenico per ospitare una serie di spettacoli che prediligono un teatro più raccolto e riflessivo, dove il rapporto tra attore e spettatore si fa più diretto e intimo.
Maximilian Nisi ha sottolineato come le grotte abbiano un’atmosfera misteriosa, quasi spettrale, che si presta molto bene alla narrazione teatrale. “L’immagine dello spettro che abita lo spazio, pur privo di materia, è metafora della memoria e dei pensieri che persistono oltre il tempo e lo spazio fisico.” Questa sensazione contribuisce a creare il clima ideale per affrontare temi delicati e profondi legati all’identità femminile.
Il direttore ha spiegato la volontà di offrire un’alternativa al festival principale, proponendo spettacoli che spesso non trovano spazio nelle piazze estive per temi o per modalità espressive più introspettive. Così le grotte diventano un ‘rifugio’ per un teatro che parla di interiorità, ma con una teatralità che vuole restare viva e palpabile.
La presentazione e le motivazioni dell’iniziativa
La presentazione del progetto si è svolta presso la sede della Fondazione Mari questa mattina, con la partecipazione di Maximilian Nisi che ha illustrato le motivazioni dietro l’evento. Il direttore ha evidenziato come la scelta di un teatro “off” all’interno di un festival come quello di Borgio Verezzi risponda a una necessità di diversificare l’offerta artistica, aprendo a lavori più sperimentali e personali.
Il festival principale si svolge ogni estate nella cittadina ligure, ma Nisi ha insistito sul fatto che certi percorsi teatrali trovano difficoltà negli spazi aperti, perché hanno bisogno di un’atmosfera più raccolta, adatta a temi delicati ed esplicitazioni più intense. Per questo le grotte offrono un contesto unico, che non va a stridere con la dimensione popolare dell’evento principale.
L’idea dello “spettro” e dell’assenza-presenza, richiamata da Nisi tramite versi di Emily Dickinson, enfatizza come la memoria e i ricordi siano elementi vivi dentro la mente, capaci di abitare luoghi e persone anche se invisibili. Lo spettro diventa quindi una metafora potente per raccontare la presenza delle storie femminili, sovente sottovalutate o dimenticate.
Un racconto teatrale per riscoprire l’identità femminile sotto nuove luci
Il 21 giugno toccherà ad Annalisa Favetti vestire i panni di Lady D., altro nome noto e controverso, simbolo di fragilità, lotta e grande fascino. La figura di Lady Diana, con la sua storia reale e pubblica, rimane un riflesso intenso della condizione femminile e delle aspettative imposte dalla società.
Il ciclo si chiuderà il 28 giugno con “Penelope”, una produzione scritta e diretta da Fabrizio Lopresti, con Fiorenza Pieri protagonista. Penelope, la moglie fedele dell’Odisseo, diventa simbolo di resistenza e pazienza, ma anche di una complessità emotiva che ne ha fatto un archetipo femminile universale.
Le cinque donne rappresentate incarnano un’idea di femminilità ricca di sfumature, spesso contraddittoria, mai monolitica. Le loro storie si intrecciano con riflessioni sull’identità, la marginalizzazione, e la forza interiore. Attraverso il teatro, questi personaggi cessano di essere solo figure storiche o mitologiche per diventare voci vive, capaci di dialogare col pubblico contemporaneo.
La rassegna vuole ribadire la necessità di ascoltare queste voci, spesso messe da parte o distorte dalla narrazione tradizionale. Lo spazio delle grotte, con il suo richiamo alla memoria nascosta e al mistero, crea un ambiente ideale per queste storie che hanno bisogno di essere “abitate” con attenzione e rispetto.
Le rappresentazioni sottili e ricche di emozioni raccontano di donne che hanno affrontato insicurezze, dolori e limiti imposti dall’esterno, ma che hanno resistito, trasformando le proprie difficoltà in forza creativa. Questo è il cuore del progetto, che rincorre un teatro più vicino all’anima dello spettatore.