La chiesa di santa maria regina coeli, situata nel cuore antico di Napoli, affronta una sfida importante. Un edificio storico nato nel 1590, ricco di opere d’arte di grandi maestri come Luca Giordano e Giuseppe Sammartino, rischia di perdere la sua bellezza e funzione senza un intervento urgente. Suor Wandamaria Clerici, presidente della fondazione che gestisce il complesso, lancia un appello per trovare sostenitori disposti a sostenere il recupero e la conservazione di questa testimonianza culturale, religiosa e sociale.
La chiesa e il monastero tra arte e storia
Santa maria regina coeli non è solo un luogo di culto: è un scrigno che racconta secoli di storia napoletana attraverso la sua architettura e le opere d’arte che custodisce. Fondata alla fine del Cinquecento, la chiesa conserva dipinti e sculture di artisti che hanno segnato importanti correnti artistiche. Luca Giordano, Massimo Stanzione, Micco Spadaro, Giuseppe Sammartino sono nomi che arricchiscono questo spazio, rendendolo un punto di riferimento per chi ama l’arte e la cultura cittadina. Negli anni scorsi, lavori di restauro hanno riportato alla luce particolari preziosi come le bifore risalenti al 1300 circa, visibili da Vico San Gaudioso, un elemento architettonico raro e significativo.
Il monastero e i suoi ambienti
Il monastero che ospita la chiesa include anche il chiostro, il refettorio e una farmacia storica. Questi ambienti testimoniano l’attività quotidiana delle suore che negli anni non si sono limitate alla pratica religiosa. Si tratta di un complesso che ha mantenuto intatta una fede e un impegno sociale, legati soprattutto all’assistenza verso gli ammalati e i poveri, oltre a svolgere un ruolo educativo molto sentito.
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I lavori di restauro e le sfide ancora aperte
Negli ultimi anni sono stati avviati interventi per mettere in sicurezza la struttura, in particolare il soffitto ligneo a cassettoni, un elemento di grande pregio e fragilità . Il lavoro è stato seguito dall’architetto Livia Napolitano, con il supporto di studiosi come Gianni Tripoli e le restauratrici Giuseppina Altieri e Chiara Bove. Questa prima fase ha permesso di evitare danni strutturali maggiori, ma il lavoro non è ancora completato. La chiusura della chiesa per diversi anni ha bloccato le attività religiose e culturali, ma si prevede la riapertura a fine maggio, per restituire alla città questo spazio.
Interventi necessari per la stabilitÃ
Oltre alla manutenzione del soffitto, serve intervenire sulle capriate del tetto e sull’abside, parti essenziali per garantire la stabilità dell’intero edificio. Questi interventi richiedono fondi importanti, che al momento la fondazione non dispone. Si tratta di un passaggio cruciale per evitare un degrado ulteriore e per far tornare la chiesa non solo a luogo di culto ma anche centro di iniziative culturali, visite guidate e attività legate al patrimonio storico-artistico.
La missione sociale e culturale delle suore ieri e oggi
La fondazione opera attraverso la Congregazione delle suore della carità di santa Giovanna Antida Thouret, che da molti decenni si dedicano non solo alla preghiera ma anche ad attività di grande impatto sociale. Il loro lavoro si svolge anche nel vicino ospedale degli Incurabili e in altre strutture sanitarie cittadine. Oggi nella comunità religiosa sono presenti 38 suore a Napoli, mentre in tutto il mondo sono circa 1300 in 32 paesi diversi.
Impegno educativo e bicentenario
La loro azione si estende anche all’educazione e alla formazione, temi cruciali nel loro impegno quotidiano. Il bicentenario della morte di suor Giovanna Antida Thouret, che cadrà nel 2026, è un momento atteso per dare nuova forza a questa missione. Le suore vogliono sottolineare l’importanza di coniugare la spiritualità con un’attività che coinvolge la società civile e punta a formare la coscienza dei più giovani.
Valorizzare un patrimonio artistico da condividere con la cittÃ
Il monastero e la chiesa sono diventati anche luogo aperto al pubblico grazie alle visite guidate, organizzate dalla fondazione per raccogliere fondi. Francesco Galluccio, consigliere della fondazione e promotore degli eventi culturali, accompagna i visitatori tra le bellezze nascoste del complesso. Tra queste figurano dettagli insoliti come immagini di dieci papi, un antico pozzo incastonato in una cavità vicino alla chiesa e la raffigurazione in cera della Madonna bambinella realizzata dalle suore del monastero delle Trentatrè.
Particolarità artistiche e patrimonio unico
Altre curiosità riguardano gli ovali con ritratti di sante poco conosciute, come santa Gertrude di Nivelles, patrona dei gatti. Questi elementi sottolineano l’unicità del patrimonio artistico conservato nel complesso, che si è guadagnato anche visibilità grazie a fiction televisive ambientate nelle sue stanze. L’obiettivo oggi è assicurare la salvaguardia di queste testimonianze, rendendole patrimonio condiviso della città e non solo.
Gli appelli per trovare sostenitori non si fermano. La sfida resta quella di mantenere saldo un legame tra passato e presente, tra fede, arte e impegno sociale. Solo così la chiesa di santa maria regina coeli potrà tornare a vivere come un punto di riferimento per Napoli, tra il centro storico e le sue storie ancora da raccontare.